Record – Trentasette poltroncine in platea e una sessantina di sedie sui due ordini di palchetti. Con i suoi novantanove posti, il Teatro della Concordia non è solo il più piccolo del mondo ma è anche la perfetta miniatura del teatro settecentesco goldoniano, cosiddetto all’italiana. Quando fu inaugurato nel 1808, le nove famiglie che lo vollero costruire a misura del paese, scrissero: “la civiltà non si misura né a cubatura né a metri quadri”.
Non solo spettacoli – Piccolo, ma non troppo per il posto dove si trova. A Monte Castello di Vibio, un villaggio medievale della provincia di Perugia che fa parte de I borghi più belli d’Italia, vivono soltanto ottanta persone. Più posti a sedere che abitanti. Per loro, il Concordia non è soltanto un motivo di vanto e orgoglio, ma un propulsore turistico e commerciale. Oltre ad una tradizionale stagione teatrale, nello spazio è possibile sposarsi, organizzare feste private o incontri. Gucci, ad esempio, l’estate scorsa lo ha scelto come set fotografico per la sua collezione invernale per bambini.
Tre curiosità – Una giovanissima Gina Lollobrigida, che a metà degli anni Quaranta faceva parte di una compagnia della vicina città di Todi, muove i suoi primi passi sul palco del Teatro della Concordia. Diversi anni dopo, nel 2002, Poste Italiane gli dedica un francobollo in quanto “bene del patrimonio artistico e culturale italiano”, e l’allora presidente della Repubblica Ciampi invia un messaggio di apprezzamento. Nel 2003, Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina, rimasta affascinata dalla struttura e dagli affreschi del teatro, vi organizza un convegno.
Passato e presente – L’amore degli abitanti di Monte Castello per questo luogo ha origini antiche. Chiuso per inagibilità negli anni Cinquanta, venne lasciato all’incuria con un conseguente crollo parziale del tetto. Al Comune mancavano le risorse necessarie per intervenire, e fu così che i cittadini decisero di mettere mano ai loro portafogli per preservare la struttura. La svolta arrivò nel 1981, quando il sindaco espropriò l’immobile e grazie ai fondi dell’Unione Europea – allora Cee – iniziarono i lavori di ristrutturazione. Oggi, l’associazione che gestisce il teatro punta ad aumentare il numero di visitatori, lavorando sul marketing. Le difficoltà, tuttavia, sono notevoli e sono legate sempre all’esiguità dei fondi e allo scarso interesse delle amministrazioni pubbliche per la cultura.