Alchimisti, massoni, inquisitori: storie dal sottosuolo di Narni

Scoperto da un gruppo di giovani speleologi nel '79, il percorso scavato nella roccia è oggi la principale attrattiva della città, con oltre diecimila presenze l'anno
Negli ambienti ipogei dell'antico convento domenicano di Santa Maria Maggiore anche una stanza delle torture della Santa Inquisizione e una cella segreta destinata ai condannati per eresia

Una corda e la passione per la speleologia. È quanto basta per scoprire una delle meraviglie sotterranee più belle d’Italia. O per lo meno è ciò di cui hanno avuto bisogno sei ragazzi affascinati dalla storia e dalle leggende della loro città: Narni, centro geografico dell’Italia, nel cuore verde dell’Umbria.

La banda del buco – È il 1979 quando dietro un piccolo foro nella roccia, trovato per caso nel giardino adiacente l’antico convento di Santa Maria Maggiore, un gruppo di giovani trova una parete con due occhi dipinti, quelli di San Michele Arcangelo. «Quando abbiamo cominciato a scavare per gioco, 25 anni fa, non potevamo immaginare che dietro quella parete avremmo trovato una chiesa medievale affrescata del XII secolo», ci racconta Roberto Nini, l’archeologo che ha scoperto e da allora diretto gli scavi che hanno portato alla luce le meraviglie di Narni sotterranea. Li chiamavano la “banda del buco” perché per anni hanno continuato a scavare giorno e notte senza sosta, convinti che sotto quel cumulo di macerie e immondizia fosse nascosto un tesoro inestimabile.

Una porta sul passato – «Non ci importava di venire additati come dei pazzi che andavano a caccia di streghe, noi sentivamo che quel buco era un passaggio non solo spaziale ma temporale, un anello di congiunzione tra passato e presente» aggiunge Roberto. «Quando dopo anni di scavi sono riuscito ad entrare nella stanza dei tormenti dove l’inquisizione rinchiudeva i suoi prigionieri sono rimasto pietrificato» racconta Roberto «solo a pensarci mi vengono i brividi». In quella cella era infatti nascosto un testamento cifrato fatto di segni cabalistici e simboli geometrici, lasciato inciso con cocci appuntiti dall’alchimista e massone Giuseppe Andrea Lombardini, rimasto prigioniero per circa tre mesi tra il 1759 e il 1760.

La cella con le incisioni massoniche fatte dal prigioniero Giuseppe Andrea Lombardini

Storie di inquisizione e massoneria – Grazie a numerosi documenti ritrovati sia negli Archivi Vaticani che nelle biblioteche del Trinity College di Dublino Roberto e i suoi amici sono riusciti a ricostruire quella che doveva essere la storia di Narni nel settecento, quando ancora portava il nome che ha dato il titolo al libro di C. S. Lewis, Le cronache di Narnia. Secondo quanto ritrovato nei documenti ufficiali nelle stanze ipogee di Narnia, dopo il Concilio di Trento, il Santo Uffizio fondò una propria sede dove rinchiudere eretici e peccatori, da torturare seguendo i dettami dell’Inquisizione.

La tavola delle torture della Santa Inquisizione

Dove il tempo si è fermato – Nei sotterranei di Narni tra cripte, celle e stanze segrete tutto è rimasto al suo posto, così come era stato progettato secoli fa. Quella di Roberto è una vera e propria missione: «far capire alle persone che nel nostro paese abbiamo un patrimonio storico e artistico immenso che si può valorizzare davvero con poco». Nel suo sorriso contagioso c’è la gioia di chi dal 1994 accoglie turisti provenienti da tutto il mondo, unico sostegno economico del suo progetto. «La più grande soddisfazione è riuscire a comunicare la mia passione e accogliere nei sotterranei della mia città persone che dopo anni tornano per visitare quei luoghi dove ancora aleggiano gli spiriti del passato e per contribuire alla realizzazione di nuovi scavi». Da quando hanno aperto i turisti sono passati dalle poche decine alle diecimila presenze nel 2019. Tutti affascinati da una storia leggendaria così rocambolesca e misteriosa da essere perfetta per la trama di un film, e chissà che un giorno Roberto non riesca a realizzare anche questo suo grande sogno.

La stanza dei tormenti dove l’Inquisizione torturava i condannati per eresia

Autore

Rebecca Pecori

Nata a Roma il 19/02/1994. Diplomata al Liceo classico Torquato Tasso di Roma. Laurea Magistrale in Filosofia morale presso l'università La Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.