Sport, l’Intelligenza Artificiale cambia le regole del gioco

Sensori, algoritmi, smart-watch, avatar virtuali, ecco la nuova frontiera delle tecnologie sportive
Il manager Ernesto Di Iorio: «In due anni queste risorse saranno industrializzate e accessibili a tutti»

Ogni invenzione sembra impossibile finché qualcuno non la realizza. Anche nel mondo dello sport, l’Intelligenza Artificiale (IA) sta cambiando tutto. Prestazioni degli atleti, tecniche di allenamento, arbitraggio, ricerca di nuovi talenti: una vera e propria rivoluzione. Che piaccia o no agli ultimi romantici, nostalgici di moviola, palloni di cuoio e racchette di legno, l’IA riveste un ruolo sempre più consolidato all’interno del mercato sportivo. Nel 2030, Forbes prevede che le tecnologie di Intelligenza Artificiale arriveranno in questo settore a raggiungere un valore di oltre 19 miliardi di dollari. Ma allenatori, direttori di gara e atleti possono stare tranquilli: le macchine non li sostituiranno, anzi li sosterranno.

Allenamento «Artificiale»– Ciò che può sfuggire anche all’occhio del più attento tra gli allenatori, non passa inosservato davanti alle lenti delle macchine. Le riprese catturate dalle telecamere vengono immagazzinate da computer che contribuiscono a generare quella che viene chiamata «visione artificiale» , una simulazione da cui estraggono informazioni dettagliate. All’interno delle scene, persone e oggetti vengono identificati e, grazie agli algoritmi di machine learning, i computer riescono ad acquisire in tempo reale dati medici e sportivi degli atleti.
«L’IA esamina l’allenamento, i movimenti e le posizioni degli atleti per poi elaborare nuovi schemi e strategie, o addirittura suggerire la formazione da schierare» , spiega Ernesto Di Iorio, esperto di intelligenza artificiale e CEO di QuestIT, azienda italiana sullo sviluppo di tecnologie IA.

L' "Occhio di falco" in azione a Wimbledon
L’ «Occhio di falco» in azione a Wimbledon

Le altre forme della IA – Un’ulteriore novità è quella dei dispositivi indossabili: bracciali, fasce, smart-watch, sensori interni alle attrezzature.
«Grazie a questi – prosegue Di Iorio – si osservano le reazioni del corpo, si registrano temperatura, pressione, battito, posizione, velocità dei movimenti. Le azioni dell’atleta vengono comparate con quelle ideali dei grandi campioni e la macchina dà dei suggerimenti, evidenziando gli errori commessi e le relative correzioni» . E poi ci sono gli avatar virtuali, personal trainer digitali da seguire in video per allenarsi. Sul prezzo c’è ancora del lavoro da fare: si parla di alcune decine di migliaia di euro e, al momento, a potersele permettere sono soltanto gli atleti e le società di alto livello. La previsione però, secondo l’esperto di IA, è che nel giro di due-tre anni queste tecnologie possano essere prodotte in modo industrializzato, diventando più accessibili. A cambiare sono anche le modalità di ricerca dei nuovi talenti: «Gli strumenti di visione artificiale – precisa Di Iorio – possono essere impiegati anche per monitorare gli atleti nei provini, comparando le loro prestazioni con quelle di sportivi più avanzati» .

Un aiuto per gli arbitri – A trarre vantaggio dalla tecnologia sono anche i direttori di gara. Nel calcio c’è il Var, l’Instant Replay nel basket, il Tmo nel rugby: i moderni sistemi di assistenza video sono in grado anche di ricostruire con precisione le posizioni di atleti e oggetti, come l’ «occhio di falco» del tennis. Per non parlare del pallone degli ultimi Mondiali di calcio in Qatar, dotato di un sensore in grado di fornire la sua posizione esatta per 500 volte al secondo: tutte informazioni che poi l’intelligenza artificiale può processare. «L’arbitro – sottolinea Di Iorio – può avere il massimo supporto dalle IA, che evidenziano meglio l’oggettività di quello che accade in campo. Mi immagino un domani con arbitri muniti di occhiali a realtà aumentata, in grado di visualizzare le informazioni fornite dalle telecamere in tempo reale» . Ma come tutte le tecnologie, secondo l’esperto, ogni strumento deve essere impiegato in modo consapevole. Quello dell’IA non rappresenta un giudizio insindacabile. Come il direttore di gara sarà l’unico responsabile delle sue decisioni, così un servizio o una giocata perfetta non porteranno sempre un atleta alla vittoria o ad essere selezionato.

Autore

Michele Carniani

Nato a Firenze nel 1999, laureato in Scienze Politiche, studi internazionali, presso l'Università di Firenze. Executive Master in giornalismo,“Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere", presso RcS Academy. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.