Quota 100: il futuro dei lavoratori umbri

Quasi 1400 domande giunte all’Inps e ai CAF di Perugia e Terni
L’allarme degli esperti: meno soldi e posti di lavoro scoperti

In Umbria le domande di pensione anticipata con “Quota 100” che arrivano agli uffici dell’Inps e dei patronati sono più del previsto. Dagli ultimi dati, aggiornati al 19 marzo, le domande presentate nella regione sono 1390, la maggior parte arrivano dalla provincia di Perugia (1062). Le stime del Governo, per la nostra regione, prevedono che ad andare in pensione con questa misura -nel periodo indicato- saranno circa 3500 lavoratori, tra uomini e donne, ma secondo l’Inps la richiesta è ben più ampia.

La nuova pensione – “Quota 100”è il nome del decreto legge del Governo, pubblicato il 28 gennaio scorso in Gazzetta Ufficiale, fortemente voluto dalla Lega per cambiare la riforma pensionistica precedente, la cosiddetta Fornero. Con la nuova legge possono accedere alla pensione coloro che, nel periodo compreso tra 2019 e 2021, avranno almeno 62 anni e un’anzianità contributiva non inferiore ai 38 anni, raggiungendo così la cifra da cui prende il nome il decreto. Vincenzo Soli, responsabile dell’agenzia prestazioni e servizi individuali dell’Inps di Perugia, invita chiunque sia interessato a conoscere la propria situazione retributiva ad informarsi presso lo Sportello Amico.

L’Inps comincerà a liquidare gli assegni pensionistici per i cosiddetti quotisti a partire dal primo aprile. Inizialmente senza verificare che il richiedente abbia realmente lasciato il lavoro, poi si determinerà se la persona che ha ricevuto l’assegno ne abbia o meno diritto e se dovrà quindi restituire le somme.

Turnover – Il Governo assicura che la pensione anticipata andrà di pari passo con nuove assunzioni, dando così una risposta alla forte domanda lavorativa in Umbria, dove si stimano ben 40 mila tra disoccupati e persone che non hanno un reddito. Realisticamente, ai potenziali 3500 pensionati umbri, potrebbero corrispondere circa 1500 nuovi posti di lavoro, tenendo conto del turnover restrittivo e della lenta risalita dopo un decennio di crisi. «Ai pensionamenti deve corrispondere anche un’efficace politica di assunzioni dei giovani, che permetta un effettivo ricambio, soprattutto nel pubblico impiego. Non basta mandare in pensione la gente, qualcuno deve coprire il posto lasciato vuoto» spiega Carlo Bollino, docente di Economia Politica all’Università di Perugia.

Il conto salato per i quotisti – Il principale vantaggio della Quota 100, secondo il Governo, è che non sono previste penalizzazioni sul metodo di calcolo dell’assegno previdenziale. In realtà, chi decide di aderirvi, avrà un anticipo pensionistico pari a 30 mila euro (o 40 mila, come da ultime modifiche al decreto in discussione in Parlamento), ovvero quanto il pensionando dovrebbe ricevere per arrivare fino all’assegno che percepirà dai 67 anni. E nel frattempo la perdita sarà di circa il 30% della pensione che invece avrebbe potuto ottenere continuando a versare fino a quell’età i contributi lavorativi.  E fino a 67 anni varrà anche il divieto di cumulo di pensione e reddito da lavoro, ma per il pensionato, in quel periodo, sarà possibile percepire redditi di impiego autonomo occasionale, fino ad un massimo di 5.000 euro annui.

Le criticità – L’aspetto più problematico riguarda però la dichiarazione sulla finalità ultima del provvedimento, ovvero la realizzazione di un deciso ricambio generazionale nel mercato del lavoro. La risposta dell’esecutivo al fenomeno della caduta nelle opportunità lavorative per i giovani, in corso ormai da più di un decennio, sarebbe quindi quella di spingere fuori dal mercato del lavoro quelli più anziani. È possibile che Quota 100, nel breve periodo, possa in parte rispondere alle problematiche dell’occupazione nella fascia più giovane della popolazione, al costo però di aumentare in maniera strutturale la spesa per le pensioni.

Autore

Marianna Grazi

Nata a Sinalunga, in provincia di Siena, il 26/02/1993. Dopo la maturità scientifica ho conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Siena e una laurea specialistica in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.