Pensioni, anche l’Umbria a Quota 100

«Lascerò il lavoro prima, la vita è una» racconta Rosaria. Ma non a tutti conviene: spesso l'anticipo sul Tfr non basta ad arrivare al trattamento definitivo
A far domanda soprattutto donne del settore pubblico. I dubbi degli esperti sul ricambio generazionale

«Sembra quasi che uno chieda la pensione per divertimento, ma non è così, per me è una necessità » ci racconta Rosaria. Ha appena compiuto 60 anni e quando le chiediamo di Quota100 le si illuminano gli occhi «Non vedo l’ora», continua a ripetere. Per 38 anni è stata direttrice di un centro postale mono unità: «Mi trovavo da sola a gestire le relazioni con il pubblico e le competenze amministrative. Ho amato il mio lavoro ma era davvero troppo stancante e stressante». Non ne vuole più sapere di impegni, responsabilità e pressioni. Dopo anni di lavoro è finalmente arrivato il momento di fermarsi e godersi un riposo più che meritato.

Al lavoro da una vita – Paola è stanca: «Ho 62 anni e lavoro da quando ne avevo 20» ci dice. Ha iniziato giovanissima e ad ottobre saranno 40 anni che ogni mattina si sveglia alla stessa ora. «Sono impiegata presso un ente pubblico, non è un lavoro fisico ma molto impegnativo, soprattutto per le responsabilità». Le mancano 11 mesi per ottenere la pensione, quindi non intende richiedere Quota100. La ragione principale della sua scelta? «Non voglio aspettare fino al 2026 per ottenere quello che mi spetta» afferma. Sarebbe quella infatti la data in cui inizierebbe a ricevere la pensione vera e propria. Per i prossimi sette anni, invece, dovrebbe fare affidamento solo sui 45mila euro di anticipo che la legge prevede per i richiedenti.

Preoccupazioni diffuse – In molti hanno lo stesso timore, come ci spiega Marcello Barni, responsabile regionale del patronato Inas della Cisl: «Va sgombrato il campo da questo equivoco. Quota 100 non prevede penalizzazioni economiche di alcun tipo». Il trattamento pensionistico anticipato viene infatti calcolato con gli stessi criteri della legge Fornero. Rimane però la differente tempistica con cui si riceve la pensione: subito con la vecchia normativa, dilazionata negli anni con la nuova. La riforma prevede infatti un anticipo del trattamento di fine rapporto di 45mila euro, ma uno slittamento della restante corresponsione, che verrà erogata a partire dal raggiungimento dei 67 anni di età.

Pensione in rosa – Nonostante gli uomini rappresentino la fascia di pubblico più interessata, perché con anzianità contributiva maggiore, sono per lo più le donne a farne richiesta, soprattutto le lavoratrici del settore pubblico. “La norma, da quando è entrata in vigore il 28 gennaio scorso, ha riscosso molto interesse. Non solo – come ci spiega Marcello Barni- tra i lavoratori prossimi al pensionamento, ma anche tra chi spera di andarci entro il 2021. Tanti prendono appuntamento anche solo per «consulenze, valutazioni e conteggi».

Prospettive future – Delle due finalità con cui la norma è stata messa in atto «una è stata sicuramente fare giustizia delle situazioni che la Fornero aveva creato, su tutte quella dei lavoratori esodati», ci dice Marcello Barni. «Questo ha consentito ai lavoratori rimasti incastrati nell’inasprirsi dei requisiti normativi di accedere al trattamento pensionistico in anticipo». L’altro obiettivo sarebbe quello di agevolare l’immissione di nuovi giovani sul mercato del lavoro. Presto per dirlo. Anche se, chiarisce, «il ricambio generazionale è poco probabile tanto nel pubblico quanto nel privato».

Autore

Rebecca Pecori

Nata a Roma il 19/02/1994. Diplomata al Liceo classico Torquato Tasso di Roma. Laurea Magistrale in Filosofia morale presso l'università La Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.