Ricostruzione e burocrazia, la Valnerina nel limbo

Viaggio tra le difficoltà e le speranze di una popolazione che fatica a riprendersi. A Norcia solo un abitante su cinque può tornare nella propria casa
Le procedure per sono lunghe e farraginose. Anche la ricostruzione della Basilica di San Benedetto è al palo

Visitando la Valnerina, in questi giorni d’inverno, guardando le case diroccate coperte dalla neve, pensare che questa zona possa tornare a vivere la quotidianità sembra impossibile. Dopo due anni dal terremoto visitare questi luoghi significa fare i conti con lo sconforto, ma anche con la speranza.

In Umbria la grande maggioranza della popolazione colpita dal sisma, più di cinquemila persone, non vive più nella propria casa di origine, ma si trova o in affitto o da parenti e amici. Altri, quasi duemila persone, sono alloggiati nelle Sae, le soluzioni abitative di emergenza. Pochissimi a due anni dal sisma restano nei container, mentre i Mapre, i moduli abitativi provvisori rurali d’emergenza, continuano ad ospitare chi non vuole abbandonare i propri allevamenti.

A quel 30 ottobre 2016, quando la terra tremò e tutta Italia rimase scioccata vedendo crollare la Basilica di San Benedetto a Norcia, sono seguiti giorni drammatici fatti di paura e desolazione. A novembre sono terminati i lavori della speciale Commissione istituita dal Ministero dei Beni Culturali  creata per la ricostruzione della Basilica. Il documento che è stato prodotto stabilisce che “la ricostruzione dovrà rispettare i volumi originari della Basilica, e al contempo creare per questa un’anima nuova, tecnologicamente all’avanguardia”. Ora seguirà un concorso, che vedrà in lizza i migliori progettisti da tutto il mondo e solo una volta stabilito il vincitore inizieranno i lavori.

Il resto della ricostruzione, nonostante i notevoli fondi stanziati, procede a rilento. La colpa è soprattutto di una burocrazia farraginosa che rende ogni procedimento difficile da avviare. “La normativa molto complessa e rigida rischia di lasciare al palo la ricostruzione” lamenta il sindaco di Norcia Nicola Alemanno. La scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter del 30 ottobre danneggiò 15 comuni in Umbria e da allora si sono alternati alla guida della ricostruzione tre Commissari Straordinari (Errani, De Micheli ed ora Farabollini), ma nella sola Norcia ancora quattro case su cinque sono inagibili. Presso l’ufficio speciale per la ricostruzione sono già state presentate più di mille pratiche, ma se ne attendono più di diecimila.

Questa parte dell’Umbria è abituata al freddo, ma uno stato di emergenza cosi prolungato comporta disagi e fatiche. Anche la situazione delle infrastrutture è critica: la strada che da Norcia porta ad Ascoli Piceno è ancora chiusa e causa un danno enorme alle attività economiche. “Tenere chiusa quella strada è un suicidio per la nostra città” commenta un negoziante, ammettendo che molto è stato fatto ma ancora tanto resta da fare. Un calo dei visitatori di oltre il 70% nel 2017 (QUI LINK A PEZZO SU TURISMO) è stato comunque un colpo durissimo per un’economia basata sul turismo. Per Lorella Sanpaolo, segretaria dell’attuale Commissario Straordinario Piero Farabollini “la volontà del Commissario è quella di velocizzare e snellire le procedure. Lui è un tecnico, la sua priorità è ricostruire in sicurezza e intende tenere conto nei progetti di riedificazione delle abitazioni delle particolari sismiche di ogni zona, così da costruire in maniera tale da abbattere il rischio”.

A due anni dal sisma, ora che l’emergenza vera e propria è stata superata, appare chiaro che la rinascita non è solo la ricostruzione delle case, ma anche dei collegamenti viari, dei servizi, del tessuto economico, sociale e culturale di questo disgraziato territorio montano. I terremotati, ora, si aspettano minore burocrazia e risposte più concrete.

Autore

Luca Marroni

Nato a Perugia il 02/08/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Perugia. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.