Terremoto, un freno all’economia

Il macellaio di Preci investe le sue speranze in un nuovo allevamento: «Altrimenti chiudiamo»
Nei paesi più colpiti dal terremoto il Pil cala fino a -47%. Turismo, commercio ed agricoltura fermi: duemila famiglie a rischio povertà.

Dal 24 agosto 2016 sono passati oltre due anni: quella notte d’estate un sisma sconvolse la vita di tante persone del Centro Italia,  distruggendo abitazioni e bloccando l’orologio della normalità alle 3.36. A Norcia, uno dei paesi più colpiti, le attività produttive ancora risentono dei danni: prima del terremoto, i piccoli centri intorno al cratere perugino raccoglievano oltre 24mila abitanti ed 11mila famiglie, mentre le attività produttive davano impiego a quasi 5000 persone. Tra Norcia, Preci e Visso gli abitanti erano 4.500 e le imprese 670, capaci di dare lavoro ad 813 persone.

Il ruolo dell’agricoltura, del commercio e del turismo – Nell’area del sisma a trainare l’economia è l’agricoltura (34,3 percento delle imprese), mentre quasi un altro terzo delle imprese opera nel commercio e nel turismo (29,7 percento). Si tratta di località la cui economia è particolarmente dipendente dalla spesa turistica nelle attività di ristorazione, bar ed esercizi commerciali con prevalenza dei prodotti alimentari tipici.

Il Pil – I dati del prodotto interno lordo, ovvero del valore aggiunto prodotto nei vari settori espresso in termini di PIL pro capite, sono utili a mettere in prospettiva i dati pre-sisma e post-sisma. L’area del cratere del terremoto presenta già nel 2015 un valore aggiunto per abitante di 15 mila euro, inferiore del 37,5% alla media nazionale (24 mila euro).

L’impatto economico immediato sul 2016-2017 – La spesa turistica ha subìto un calo collegato non solo alla flessione degli arrivi, ma anche del numero di proprietari di seconda casa che abitualmente tornavano in quei paesi per le vacanze. Le ripercussioni sono evidenti anche sulle attività commerciali: nell’area il PIL 2016 è sceso del 15 per cento, con cali a picco del 47 per cento nelle zone di Norcia, Preci e Volle.

Quali le conseguenze di queste cifre? – Dietro il PIL di un territorio ci sono imprese, lavoratori e famiglie. Riduzioni di questa portata fanno precipitare sull’orlo della soglia di povertà oltre duemila nuclei dell’area del sisma. Dopo agricoltura, commercio e turismo, anche la ristorazione, fondamentale per la ripartenza dell’economia locale, ne risente. Alcune attività, però, hanno deciso di non arrendersi: così in una piccola realtà come quella di Preci, la storia del “Castoro” diventa un simbolo di resistenza.

L’economia ferita dal sisma a cavallo tra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo è il racconto di un tessuto imprenditoriale che sembra replicare in miniatura il sistema produttivo italiano. Un incredibile mix ricco e variegato che mette la manifattura d’eccellenza, insieme ai grandi nomi della nostra industria, insieme a piccole e micro-aziende nei settori dell’agroalimentare, della valorizzazione del territorio e del turismo. Un tessuto, fatto di oltre 11 mila imprese che danno lavoro a circa 40mila occupati, che prova a resistere ed aspetta ancora di rinascere

Autore

Riccardo Annibali

Nato a Roma il 26 febbraio 1989, laureato in Scienze della Comunicazione presso l'università Lumsa e giornalista praticante della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.