Dal figlio di Gheddafi al giapponese Nakata, il Perugia degli eccessi di Gaucci

Imprenditore romano e volto simbolo del Perugia, 'Luciano Uragano' monopolizza la scena del calcio anni '90. Acquisti esotici e stranezze: la sua carriera finisce con una fuga a Santo Domingo e una condanna per bancarotta
Il racconto di chi quegli anni li visse da protagonista: Liverani e Calori rendono omaggio al Grifo

È il 1991 e, mentre l’Italia sta per essere sconvolta da Tangentopoli, nella tranquilla Umbria succede qualcosa che sposta gli equilibri della storia di Perugia e del mondo calcistico italiano: Luciano Gaucci, vulcanico vice-presidente della Roma, rileva la maggioranza azionaria dell’AC Perugia, nobile decaduta e navigante in Serie C1, diventandone patron. È un personaggio capace di fare dell’eccesso il suo modus vivendi. Come detto da Giacomo Giubilini su Ultimo Uomo, «L’essenza della sua scalata e la sua ideologia sono riassumibili nel verbo ‘diversificare’».

Le migliori stranezze – In ordine sparso: Gaucci ha provato a corrompere l’allora Presidente della Figc Antonio Matarrese con un puledro del valore di due milioni, ha litigato col fratello di Matarrese stesso, allora patron del Bari, in un battibecco diventato cult nel corso negli anni, ha acquistato Ma Mingyu, centrocampista cinese, per errore, mentre ha mandato via Ahn in diretta al Processo di Biscardi dopo che il sudcoreano eliminò l’Italia in uno dei Mondiali più controversi della storia. E siamo appena all’inizio.

Il fascino dell’esotico – Persona che eufemisticamente potremmo definire eccentrica, Luciano Gaucci è stato universalmente riconosciuto come un innovatore: le plusvalenze del patron biancorosso entrano nell’immaginario collettivo come un nuovo modo di fare calcio. Il canovaccio è sempre lo stesso: gli operatori di mercato umbri vengono inviati in trasferta dal patron, segnalano il calciatore e lo portano a casa. Alcune volte è andata bene bene, altre un po’ meno: oltre al già citato Ma, ricordato soltanto perché diede modo all’allora tecnico perugino Serse Cosmi di pronunciare il famoso «Magari non ironizzerei su queste cose» che fece le fortune di Maurizio Crozza e della Gialappa’s Band, una menzione d’onore meritano anche Silvio Spann, unico calciatore di Trinidad&Tobago ad essere tesserato da una squadra italiana, Rahman Rezaei ed Ali Samereh, primi ed unici iraniani a calcare i campi del Belpaese. Ma soprattutto Saadi Al Gheddafi, figlio dell’allora leader libico Muammar. Il rampollo arrivò a Perugia con le seguenti cariche: Presidente della Federcalcio libica, capitano della Nazionale, azionista della Juventus (7%) e della Triestina (33%). Gaucci volle acquistarlo come colpo mediatico e, a giudicare dalle prime pagine guadagnate sui maggiori quotidiani sportivi e non, ebbe ragione: Perugia tornò ad essere per qualche giorno il centro del mondo calcistico, con una presentazione faraonica nel castello di Torre Alfina per il terzogenito del Colonnello. Presenze totali? Una: sette minuti contro la Juventus in una partita vinta dal Perugia. Poi una squalifica per doping, il trasferimento ad Udine e a Genova, sponda Sampdoria. Ancora una volta, il Presidente biancorosso aveva ottenuto le luci della ribalta.

Le note liete – Non solo bidoni e stranezze, però, alla corte di Gaucci: il presidentissimo portò a casa il secondo giocatore giapponese nella storia della Serie AHidetoshi Nakata, trequartista del Bellmare Hiratsuka e fresco della nomina di calciatore asiatico dell’anno per la seconda volta consecutiva. Al di là del tragicomico episodio del traduttore,  il giapponese divenne simbolo della Perugia calcistica di quegli anni pur permanendo poco in terra umbra, appena un anno e mezzo prima di trasferirsi alla Roma per la cifra, allora considerevole, di 40 miliardi complessivi (30 cash più il cartellino di Aleničev). Oltre a Materazzi e Grosso, eroi del Mondiale 2006 e considerati due tra i simboli di quel Perugia, spicca anche la figura di Fabio Liverani, all’epoca sconosciuto ventiquattrenne proveniente dalla Viterbese, in Serie C, anch’essa di proprietà dei Gaucci. Il giovane playmaker, messo a dettare i ritmi del gioco da Serse Cosmi, sarà  insieme a Marco Materazzi il primo giocatore del nuovo corso perugino ad esordire in Nazionale: era il 25 aprile 2001, il CT Azzurro era Giovanni Trapattoni, si giocava al ‘Renato Curi’ e gli Azzurri s’imposero sul Sudafrica per 1-0, gol di Montella al 54′.

Liverani e quel Perugia – Molti di quella squadra allenata da Cosmi sono diventati allenatori: tra i vari anche lo stesso Liverani, che oggi naviga nelle zone nobili della Serie B col Lecce: «Ad aprile tornerò a Perugia dopo quindici anni, sarà una sensazione bellissima», ci ha detto l’ex centrocampista, che poi ha aggiunto: «Lì ho vissuto una stagione bellissima, ho esordito in Serie A e in Nazionale». 

Ha segnato Calori! – A cavallo tra vecchio e nuovo millennio, Perugia diventa il centro del calcio italiano: il 23 maggio 1999 nel capoluogo umbro scende in campo il Milan, primo in classifica, che deve obbligatoriamente vincere contro i biancorossi per portare a casa il tricolore: dopo 90′ di sofferenza la squadra, allenata da Alberto Zaccheroni, porta a casa partita e scudetto e rende vana la vittoria della Lazio, rivale di una stagione, che si deve accontentare del secondo posto.

14 maggio 2000, al ‘Renato Curi’ scende in campo la Juventus di Carlo Ancelotti, prima in classifica ma tallonata dalla Lazio di Sven-Göran Erikssön, impegnata in casa contro la Reggina e che rischia, dopo lo smacco del campionato precedente, di veder sfumare di nuovo il sogno tricolore dopo un campionato d’inseguimento. Trecentosettantacinque giorni dopo aver deciso lo scudetto 1998/’99, Perugia è di nuovo in cima alle cronache calcistiche. A fine primo tempo, con i biancocelesti in vantaggio per 2-0 sui calabresi, un nubifragio si scatena sull’Umbria, dove il punteggio è fermo sullo 0-0. Il campo diventa impraticabile, Pierluigi Collina entra in campo coi due capitani, Antonio Conte Renato Olive, per l’ultimo check. Dopo un’ora e un quarto di attesa, la partita clamorosamente riprende. A Roma l’inviato di Tutto il calcio minuto per minutoBruno Gentili, dà notizia della vittoria della Lazio per 3-0 e cede la linea al ‘Curi, dov’è in voce Riccardo Cucchi che dà una notizia inaspettata: «Si gioca da nove minuti la ripresa a Perugia, il Perugia è in vantaggio sulla Juventus per uno a zero. Il gol è stato siglato da Calori».

L’Olimpico esplode, la Juventus non riuscirà mai a recuperare ed Alessandro Calori resterà nell’immaginario collettivo per sempre come l’uomo della Fatal Perugia. Oggi allenatore della Ternana dopo due stagioni a Trapani, ci ha raccontato di quell’anno a Perugia e di quella partita che l’ha reso immortale.

Vent’anni dopo – Il Perugia di Gaucci fallirà nel 2005: dopo la vittoria in Intertoto nell’estate 2003 e la conseguente qualificazione in Coppa UEFA, i biancorossi di Cosmi andarono incontro ad una disastrosa stagione che portò alla retrocessione in Serie B. Luciano Gaucci cercherà di costruire una squadra vincente per tentare la pronta risalita, ma venne successivamente indagato per il fallimento della Società, costretta a ripartire dalla Serie C1 grazie al Lodo Petrucci. Fiutato il pericolo, il Presidente biancorosso scapperà a Santo Domingo, mentre i figli Alessandro Riccardo trascorreranno tre mesi in carcere. Per tutti e tre il processo penale si risolverà col patteggiamento a tre anni di carcere per il padre e a un anno ed otto mesi per i due eredi. Il trasferimento nell’isola tropicale del patron darà modo a Max Giusti di regalarne una gustosa imitazione. Il Perugia andrà incontro ad una seconda bancarotta nel 2010: la dirigenza di Santopadre, attuale presidente del Grifo, riaprirà agli umbri le porte del professionismo prima e della cadetteria poi, ma la Serie A nel capoluogo umbro ha ancora un solo nome e cognome: Luciano Gaucci.

Autore

Francesco La Luna

Nato a Cosenza il 30/08/1993. Laureato in Lettere Classiche all'Università della Calabria con una tesi sul giornalismo di Vincenzo Padula. Giornalista Praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.