Canta con gli ultrà: allo stadio con i tifosi del Perugia

Breve storia del tifo biancorosso, fra tradizione e numeri in calo. Anche il Centro torna a far parlare di sé

È una classica domenica perugina. In giro ci sono più rintocchi di campana che persone a passeggio. La maggior parte della gente ha finito di mangiare e passa inconsapevolmente dalla tavola al divano, con le persiane socchiuse e la Formula 1 a basso volume, per ricaricarsi in vista della settimana che viene.

Davanti ai cancelli dello Stadio Curi, invece, comincia a radunarsi l’Italia degli appassionati. Un flebile rullo di tamburi chiama a raccolta.  L’aria è elettrica. Si cominciano a vedere le prime sciarpe, le bandiere, i megafoni, gli striscioni usurati da mille battaglie. Gli omoni dei food trucks servono per 5 euro suonati la combo gastronomica più affermata del cibo di strada: porchetta e birra in bicchiere di plastica. Il tempo di una Camel e un Borghetti al bar della Nord e si va a tifare: goliardia, passione e rabbia balleranno insieme per le prossime due ore, in una torcida che va avanti da decenni.
Hooligans nostrani. Uomini e donne di ogni estrazione sociale che sacrificano “ogni maledetta domenica” per sostenere un simbolo che è stato prima etrusco, poi medievale, ora sportivo. Nonostante il Grifo manchi all’appuntamento con la Serie A da molto tempo e questo abbia generato un importante calo di tifosi (13.275 della stagione 1995/1996 – i tempi di Gaucci e mister Galeone – contro i 5.510 odierni della gestione Nesta), il calore umano rimane a livelli da serie A: il Curi di domenica continua ad attrarre gruppi dalle periferie e dalle campagne di Perugia fino a tutta la provincia e oltre, con rappresentanze da Lazio, Marche e Toscana.

La trinità ultrà – Il tifo organizzato a Perugia nasce nel 1978 quando fuori dal bar Turreno – storico punto di raduno del mondo di sinistra – viene fondata l’Armata Rossa. Il nome ha una doppia ispirazione, politica e di richiamo alla “Army” del Liverpool. L’Armata è molto conosciuta fra i movimenti ultras. Basti dire che è stata omaggiata anche dalla torcida verde dello Sporting Lisbona, lo scorso dicembre, in una coreografia dedicata ai principali gruppi italiani del ventennio ’70-’90.
Le altre due grandi tappe della storia del tifo perugino risalgono al 1989 con la fondazione degli Ingrifati (prima ancora “Inkazzati”), prevalentemente da San Sisto, e il 1994, quando dall’unione di Doddy Boys e Brigaden nasce la Brigata Ultrà. I “tre grandi” costituiscono la maggior parte del tifo organizzato in Curva Nord.

Riunione Dalla partita casalinga contro l’Entella del 20 gennaio 2018, pur mantenendo la loro indipendenza, i vari gruppi si sono riuniti dietro un unico striscione che recita “Ostinatamente AC Perugia”.  È una svolta epocale e le interpretazioni sono varie. Molti tifosi ci hanno detto che lo scopo è dare un segnale di unione verso la squadra, davanti a cui appianare ogni attrito. In trasferta, invece, resta la divisione per gruppi e i relativi striscioni. Secondo Umbria 24, i gruppi ultras avrebbero scelto di federarsi anche perché decimati dai DASPO.

Il mondo ultras è ermetico per chi non ne fa parte e i rapporti con la stampa, generalmente, non sono buoni. Complice è il continuo accostamento, a livello nazionale, con infiltrazioni criminali, violenza ed illegalità. A volte questa narrazione è supportata dai fatti, come emerge dal rapporto dell’Antimafia sulla criminalità per il 2017, o nel celebre servizio di Report dello scorso ottobre sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste nella curva juventina. Altre volte, invece, si tratta più che altro di un pregiudizio alimentato dai media, che ha ormai stabilmente permeato l’opinione pubblica.

Nel caso del Perugia, la Curva Nord ha specificato in un recente intervento su Facebook che comunica solo attraverso i propri canali ufficiali.

Abbiamo provato a contattare alcuni ultras per sentire le loro storie, ma parlare a nome di tutti e non da privato tifoso comporta una scelta condivisa: dopo qualche intermediazione che sembrava portare a buon termine, i nuclei organizzati hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni.

Ma oltre ai tre grandi gruppi, in Curva si agita da sempre anche una costellazione di compagini minori, con toni più goliardici e territoriali. Alcune sigle sono già entrate con il sorriso nella memoria collettiva, per l’originalità dei nomi e dei personaggi. Manicomio Magno Magnini, i RAMS del Tancio tragicamente scomparso nel 2015, Nucleo Etilico Pretola, Drunk Boys Ponte San Giovanni,  Capeje a Spaje: per citare solo alcune delle sciarpe esposte al Museo dello Stadio.


Quote Rosa Le Army Girls, gruppo di sole donne, sono un’istituzione della Nord. Monica Landi, avvocato, madre e fra le fondatrici del gruppo, ci racconta: “Siamo nate nel 1991 da un primo nucleo di amiche tifose che poi è andato espandendosi. Oggi facciamo parte del centro di coordinamento e siamo almeno una trentina. Fra le fedelissime è nata anche una profonda amicizia”. Ma non è strano vedere una mamma che va a seguire il Perugia? Monica osserva: “non c’è alcuna differenza rispetto a un uomo, la passione è la stessa. Noi donne abbiamo forse più responsabilità, ma organizzandoci riusciamo ad avere quasi sempre una rappresentanza della Army in ogni trasferta”.


Calcio e centro storico: la rinascita (?) – La grande eredità del calcio “minore” è lo stretto legame con il territorio: un tesoro socio-culturale che sta lentamente svanendo con lo spopolamento dei centri storici. Perugia non è estranea al tema: in questo campo, il discorso calcistico riflette problemi di più ampio respiro.
Un tempo, ci raccontano molti “veterani”, quasi ogni via di Perugia esprimeva la propria sigla. Spesso si trattava di gruppi di amici che avevano compiuto insieme il percorso di crescita nel rione: il Grifo era una conseguenza naturale di questo spirito di squadra.

L’universo del “Bar sport” di Stefano Benni sta tramontando? Ci sono segnali in forte controtendenza: è proprio dal centro storico che è partita la rinascita di spazi stabilmente dedicati al tifo. Due Perugia club di recente fondazione, a Sant’Ercolano e in Piazza Matteotti, hanno generato un nuovo fermento e la risposta è stata ottima. Il Perugino è oggi il club con più iscritti in tutta l’Umbria, quasi duecento. Il progetto è di riportare la cultura del bar come luogo di ritualità sportiva e sociale.

Autore

Giovanni Maria Gambini

Nato a Assisi il 23 aprile 1992. Diplomato al Liceo Classico A. Mariotti di Perugia. Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Perugia, con due periodi Erasmus a Madrid e Lisbona. Giornalista praticante del XIV biennio della SGRTV.