I grifoni mai sconfitti: a 40 anni dal Perugia dei miracoli

Imbattuti per un intero campionato di Serie A senza vincere lo scudetto. Il Perugia ha vissuto il suo momento di massima gloria nella stagione 1978-79: un'annata bellissima ma anche dal sapore amaro.

Malizia, Nappi, Ceccarini…: comincia così il mantra del “Perugia dei miracoli”, la squadra di provincia che negli anni ’70 stupì l’intera Italia del pallone. Dopo alcuni dignitosi campionati in serie A la stagione 1978-79 è l’apice, lo Zenith della storia del club biancorosso. Il Perugia sfiora lo scudetto, concludendo al secondo posto dietro al solo Milan, e soprattutto termina il campionato da imbattuto: 30 partite senza sconfitte, un record che fino ad allora, nella storia della Serie A a girone unico, nessuno aveva mai centrato e che solo il Milan di Capello, nella stagione 1991-92, e la Juventus di Conte nel 2011-12, riusciranno a replicare.

Una formazione senza stelle, guidata dalla lungimirante presidenza di Franco d’Attoma, dalla competenza del direttore sportivo Silvano Ramaccioni e dalle innovative idee tattiche dell’allenatore-demirugo Ilario Castagner. Un’era incredibile, per molti versi irripetibile, che comincia con la stagione calcistica 1974-75: il Perugia vince il campionato di Serie B e centra la prima storica promozione in Serie A.

E pensare che quella squadra partì nello scetticismo generale, anche perché nell’annata precedente i biancorossi riuscirono solo all’ultima giornata a salvarsi in modo rocambolesco dalla retrocessione in serie C. L’ultima partita di campionato contro il Novara del 22 giugno 1975, vinta per 2-1, suggellò la promozione in massima serie del Perugia: i grifoni chiusero al primo posto il torneo cadetto con 49 punti. La promozione coincise con l’abbandono del Santa Giuliana, la casa dei grifoni per quasi quarant’anni. Dalla stagione successiva il Perugia calcherà l’erba del nuovo Comunale di Pian di Massiano.

Da lì è un continuo crescendo: le prime stagioni in Serie A sono positive e vengono funestate solo dalla tragica morte in campo di Renato Curi il 30 Ottobre del 1977, fino ad arrivare alla stagione clou 1978-1979, l’annata in cui il miracolo si compie definitivamente. Un primato che però lascia l’amaro in bocca. Forse proprio la paura di perdere l’imbattibilità si è paradossalmente trasformata in trappola. Soprattutto l’elevato numero di pareggi, ben 19, impedì infatti ai grifoni di arrampicarsi sino in cima alla classifica. Dopo un testa a testa durato per tutto il girone d’andata i grifoni lasciarono man mano il passo al Milan che vincerà così il suo decimo Scudetto.

Il Perugia partì subito forte: dopo il successo in casa contro il Vicenza e il pareggio esterno contro l’Inter, gli umbri legittimarono le proprie ambizioni di alta classifica grazie alla vittoria al Curi contro la Fiorentina e soprattutto andando ad espugnare il Comunale di Torino, superando per 1-2 la Juventus. Alla 6ª giornata, grazie alla vittoria di Bergamo contro l’Atalanta, per la prima volta nella sua storia il Perugia fu capolista solitario in Serie A. I grifoni rimasero al comando per due turni, quando pareggiarono all’Olimpico contro la Roma e vennero così agganciati dal Milan. Biancorossi e rossoneri proseguirono appaiati e nemmeno lo scontro diretto di San Siro del 4 dicembre 1978, terminato sull’1-1, spezzò l’equilibrio.

Lo snodo decisivo di quella stagione è probabilmente il 4 febbraio 1978. A Perugia è di scena l’Inter che nel primo tempo si porta in vantaggio per 0-2. I grifoni nella ripresa trovano la forza di accorciare le distanze con Vannini. Lo stesso numero 10 biancorosso, però, fu costretto ad abbandonare il terreno di gioco per un brutto fallo di Fedele che metterà fine alla sua carriera e, di fatto, alle speranze scudetto degli umbri. All’ultimo secondo di quella partita il Perugia riuscì però ad acciuffare il pareggio al 3′ e ultimo minuto di recupero grazie ad una rete, l’unica in Serie A, del “Tigre” Antonio Ceccarini che permise al Perugia di salvare l’imbattibilità.

L’assenza di Vannini e Frosio fu solo una delle cause che impedirono ai biancorossi di coronare il sogno tricolore. Probabilmente influì anche la voglia di mantenere a tutti i costi l’imbattibilità e di conseguenza un elevato numero di pareggi, ben 11 nel girone di ritorno, tra cui quello decisivo nello scontro diretto a Perugia contro il Milan del 9 aprile 1979.

Una volta naufragato l’obiettivo-Scudetto, nonostante l’ingaggio dell’astro nascente Paolo Rossi i biancorossi non riuscirono a ripetersi nella stagione successiva. Lo scandalo del calcio scommesse, in cui alcuni giocatori biancorossi rimasero invischiati, incrinò definitivamente l’incantesimo. Nel 1980-81 Castagner lasciò la panchina, e la squadra, complice anche la penalizzazione in classifica non riuscì ad evitare la retrocessione. Per il ritorno nella massima categoria bisognerà aspettare il 1996, quando la vulcanica presidenza di Luciano Gaucci aprì una nuova era d’oro nella storia del club biancorosso. Dopo essere di nuovo precipitato nell’abisso delle serie inferiori, quest’anno il Perugia disputa il quinto campionato consecutivo in Serie B, con l’obiettivo di tornare un giorno nella massima categoria. Magari grazie ad un nuovo miracolo…

Autore

Lorenzo Pelucca

Nato a Perugia il 25/06/1988. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Perugia. Giornalista praticante del XIV biennio presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.