Il fiume che spacca gli argini, strabocca e sommerge scuole, negozi e case di diciottomila persone: è questo il destino di Foligno in caso di alluvione, secondo gli esperti. L’opera di messa in sicurezza del fiume Topino, che dovrebbe prevenire il pericolo, è stata progettata e finanziata dal Governo con 32 milioni di euro, ma la costruzione non è mai iniziata. «Tutto è bloccato a causa di mancati adempimenti burocratici da parte del Comune di Spello», afferma Angelo Viterbo, dirigente del Servizio risorse idriche e rischio idraulico della Regione Umbria.
Il rischio – «Per ora siamo stati fortunati – spiega Viterbo – perché negli ultimi anni non ci sono state alluvioni a Foligno. Ma secondo le nostre previsioni il tempo è stretto. Strettissimo». L’Autorità di bacino del fiume Tevere, in cui affluisce il Topino, ha calcolato le zone della città che verrebbero invase dalle acque a seconda della gravità dell’inondazione. Anche in caso di intensità non eccezionale, sono a rischio 18mila abitanti. «Siamo nella situazione paradossale in cui la nostra sicurezza non dipende da noi», denuncia l’assessore all’urbanistica di Foligno, Marco Cesaro. «Dopo anni di dialogo e progettazione il comune di Spello ancora non si è deciso a fare il necessario per la tutela dei cittadini».
L’opera – Per proteggere il territorio dalle alluvioni è necessario costruire una “cassa di espansione” sul Topino, cioè un’area in cui riversare l’acqua che, in caso di piena, non riesce a scorrere nel letto del fiume. Il punto è che l’area in questione si trova nel comune di Spello ed è ricca di terreni coltivati. L’opera prevede che una minima parte verrebbe espropriata per pubblica utilità, dietro pagamento di un’indennità. Per la restante parte non ci sono problemi «perché le casse di espansione vengono usate in media ogni trent’anni – spiegano i tecnici della Regione – e nel frattempo, i coltivatori possono continuare a utilizzare i terreni, che rimangono di loro proprietà. In più, ricevono un indennizzo pari quasi alla metà del costo del podere».
L’ostacolo – Per andare avanti col progetto è necessario che l’amministrazione di Spello faccia una variazione al proprio piano regolatore, ovvero il documento che regola l’urbanistica comunale. Ma nonostante i solleciti, il comune non è ancora intervenuto in tal senso. Negli ultimi mesi ci sono stati due incontri per discutere il problema: il primo inconcludente e il secondo, afferma Viterbo, «disdetto dall’amministrazione di Spello poche ore prima della riunione». Interpellato, il sindaco di Spello, Moreno Landrini, nega di aver annullato l’incontro e afferma che «il dialogo con la Regione procede in modo ordinato e corretto», ma non risponde sui motivi dell’inerzia, né sul piano regolatore, né sul rischio alla sicurezza in caso di alluvione.
Quale esito? – A questo punto, la partita è in mano alla presidente della Regione Donatella Tesei, che in caso di ulteriori opposizioni può esercitare i poteri sostituivi nei confronti dell’amministrazione di Spello, scavalcando di fatto il sindaco. Altrimenti, il rischio è che il finanziamento governativo possa essere messo in discussione. E con esso, la sicurezza di una città.