Cemento, mafia e degrado a Ponte San Giovanni: «Quei palazzi della Camorra sono un pugno allo stomaco»

Un'azienda in crisi e i soldi facili della criminalità organizzata: da dieci anni alla periferia di Perugia si convive con l’ecomostro soprannominato "Hotel Gomorra"
La trattativa tra Palazzetti Spa e un clan dei casalesi ha bloccato la costruzione di più di trecento appartamenti. Oggi l'area è stata dissequestrata, la ditta è fallita e nessuno vuole più investire. I cittadini della zona: «Un limbo che dura da troppo tempo»

L’ecomostro – Le automobili corrono lungo via Adriatica. Impossibile non notare gli enormi palazzi che fiancheggiano la strada: tutta la zona è delimitata da una recinzione e il cancello d’ingresso è chiuso da una catena. L’area ex Margaritelli-De Megni è una ferita aperta per gli abitanti di Ponte San Giovanni, periferia di Perugia con quasi 20 mila abitanti.

L’inchiesta – La Palazzetti Spa era una società di costruzioni affidabile. Nel 2010 i lavori per realizzare circa 320 appartamenti e alcuni locali commerciali erano ben avviati e molti avevano già acquistato degli spazi. Colpita dalla crisi economica e a corto di liquidità, alla porta dell’azienda hanno bussato gli “amici degli amici con i soldi pronti”. «Un clan camorristico di Casal di Principe mise sul piatto 22 milioni – spiega il coordinatore regione di Libera Walter Cardinali – e la Guardia di Finanza intercettò la trattativa». La struttura venne sequestrata e la Palazzetti fallì. «Gli inquirenti non riuscirono a dimostrare la transazione economica e l’area venne dissequestrata», racconta Cardinali. «Ora gli edifici si trovano in un limbo e chi ha pensato di acquistarli per terminare i lavori ha desistito: non è un buon investimento. Dovremmo tenerci questo mostro per ancora tanto tempo».

La criminalità organizzata – L’inchiesta “Apogeo” rivelò il radicamento della Camorra nel territorio perugino. Dopo la scoperta della Guardia di Finanza, su una facciata dei palazzi in costruzione comparve una scritta, a caratteri cubitali: “Hotel Gomorra”. E a Ponte San Giovanni cominciò la difficile convivenza con un ecomostro, simbolo indelebile dell’azione della mafia.

L’impatto sociale – «Questa struttura era sbagliata fin dal principio» dice con sofferenza Fausto Chiabolotti, vicepresidente dell’Associazione Pro Ponte che unisce i cittadini di Ponte San Giovanni. «Si tratta di una cubatura enorme e sproporzionata per il territorio, ma nessuno immaginava che avremmo dovuto convivere con un’opera incompiuta. È una situazione difficile da digerire». Fausto guarda lo scheletro di cemento e indica l’immondizia che nel tempo si è accumulata ovunque: «Passare ogni mattina sotto questi palazzi è un pugno allo stomaco».

Autore

Sofia Gadici

Nata a Fiuggi il 14 dicembre 1992. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali all'Università di Roma Tre e in Comunicazione pubblica digitale e d'impresa all'Università degli Studi di Perugia. Giornalista praticante presso la Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.