IA in radiologia: quando la tecnologia è un occhio in più

A Foligno il primo presidio ospedaliero in Umbria a usare il software Ai-Icobrain capace di "leggere" le risonanze magnetiche
La neuroradiologa dell’ospedale Francesca Greco: «I medici sono più sicuri, i pazienti più fiduciosi»

Parte dal presidio ospedaliero di Foligno la rivoluzione umbra dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina e in particolare alla Neuroradiologia. Qui, il 26 ottobre scorso, è stato infatti presentato il software di Intelligenza Artificiale Ai-Icobrain applicato alla Risonanza Magnetica cerebrale per tre gruppi di pazienti: quelli affetti da sclerosi multipla, demenza senile ed epilessia. Inizialmente in prova per 60 giorni, l’azienda sanitaria Usl Umbria 2 ha prorogato la sperimentazione di altri due mesi. «La figura umana del neuroradiologo rimane predominante, ma la macchina ti fornisce un occhio in più in fase di diagnosi» ci spiega Francesca Greco, la responsabile della struttura semplice dipartimentale di neuroradiologia.

Il funzionamento – Ai-Icobrain interviene a seguito delle risonanze magnetiche encefaliche e tronco encefaliche per la ricerca di 3 tipi di patologie: sclerosi multipla, demenza senile ed epilessia. In primis serve anche a valutare la qualità delle stesse immagini prodotte dai macchinari per le risonanze: se fossero fatte male, o in maniera inadeguata, il software non riuscirebbe neanche a leggerle. Ma la parte principale arriva dopo: «L’intelligenza artificiale ci permette di quantificare il numero e l’estensione delle lesioni nella corteccia cerebrale, cosa che prima facevamo con un metodo che chiamo “occhiometrico”», continua Francesca Greco. Il sistema, inoltre, produce delle mappe a colori di facile e veloce comprensione da tutti gli operatori sanitari e può comparare gli esami fatti da un anno all’altro, producendo uno storico del paziente.

Bilanci e prospettive – L’ospedale di Foligno è il primo in Umbria ad adottare una tecnologia del genere e uno dei pochi in Italia, insieme alle strutture di L’Aquila, Pavia, Messina, Vicenza e Pavia. In questo modo i medici hanno una conferma in più delle proprie diagnosi e i pazienti sono più tranquilli. Ma, avvisa ancora Greco, «non bisogna pensare che le liste di attesa si ridurranno, perché quelle sono legate ai tempi delle macchine per le risonanze. Inoltre, nel nostro caso, si potrebbero anche allungare perché potrebbero venire da noi molti più pazienti che hanno la certezza di essere assistiti in un certo modo. Per il futuro sarebbe auspicabile l’acquisto del programma e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale anche in altri campi della Radiologia, per superare i limiti e gli errori legati alla stanchezza, agli eccessivi carichi di lavoro e in ogni caso a supportare l’attività diagnostica a vantaggio del paziente».

Lo stato dell’arte in Italia – Al di là di alcune isole felici, però, la ricerca in campo medico con l’intelligenza artificiale va a rilento e soprattutto in aziende private, come ci spiega il professore associato in psicobiologia all’università di Pavia Livio Provenzi che collabora con la Fondazione Mondino, istituto neurologico che si occupa di ricerca. «Attualmente sono in uso algoritmi che aiutano nei processi diagnostico radiologici, ma ci sono
sperimentazioni in campo psicologico, come simulazioni di sessioni di valutazione e intervento con pazienti. Così gli psicologi e i medici in formazione avrebbero uno strumento in più per imparare in un contesto protetto», continua il professore. Provenzi, poi, ha le idee chiare su quali linee dovrà seguire lo sviluppo nel prossimo futuro: «Non ci può essere scollamento tra l’avanzamento tecnologico e l’uso consapevole che professionisti e cittadini possono farne. E’ necessario investire nell’educazione alla tecnologia e all’intelligenza artificiale per la cittadinanza in senso ampio; altrimenti è alto il rischio che manchino fiducia e un pieno senso dell’utilità di questi strumenti nella quotidianità».

Autore

Marco Roberti

Nato a Roma il 16/11/1996, laureato in Filologia Moderna alla Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo di Perugia