Una scuola di italiano in salsa ecumenica

La Chiesa valdese di Perugia offre lezioni gratuite di lingua italiana a rifugiati e migranti che approdano in Umbria
Un modello di integrazione che crea legami di fraternità tra volontari e studenti, costruendo le basi per una convivenza pacifica con il territorio

Passandoci davanti non sembra una chiesa, tantomeno una scuola di italiano. Eppure è un luogo di integrazione e scambio tra culture, sia nelle attività di culto che in quelle di volontariato. Al 10 di Via Machiavelli a Perugia si riunisce tradizionalmente la comunità evangelica valdese per il culto domenicale. Un cancello verde con una semplice scritta conduce al locale, sobrio ed essenziale, in cui si si studia la Bibbia e si ascoltano i sermoni, ma dove anche si insegna quotidianamente a leggere e a scrivere in italiano.

Un luogo di istruzione – La Chiesa valdese è un luogo di istruzione biblica. Nel culto non si compiono particolari liturgie, ma ci si concentra sulle Scritture, leggendole e riflettendo insieme. Non è quindi così strano che lo stesso luogo, dal lunedì al venerdì, diventi un centro di istruzione di lingua italiana. «Questo progetto è nato nel 2017 per rispondere a un’esigenza del territorio – racconta Antonella Viola, responsabile dell’insegnamento –. Gli stranieri arrivavano in zona e non riuscivano a superare la barriera linguistica. Abbiamo risposto a una necessità che apre la strada all’inserimento e all’integrazione». Provenienze, età, genere e credi religiosi diversi: la scuola è aperta a tutti. Circa una trentina di studenti si alternano tra mattina e pomeriggio. Tra le 9,30 e le 11,30 sono per lo più donne, che dopo aver accompagnato i figli a scuola, si mettono anche loro tra i banchi e imparano le basi dell’italiano. Nel pomeriggio invece l’utenza è prettamente maschile. I ragazzi, molti dei quali africani, percorrono diversi chilometri a piedi e in autobus per venire a lezione. Segno della loro volontà di integrarsi nella società in cui vivono.

L’apprendimento inizia in fasce!

Collaborazione produce integrazione – «La scuola è completamente gratuita – prosegue Antonella – ed è finanziata dall’Otto per mille della Chiesa valdese attraverso la Diaconia comunitaria. Riceviamo fondi per l’acquisto dei materiali didattici, e in alcuni casi copriamo anche le spese di trasporto degli studenti». E gli insegnanti? Tutti volontari. Si è creata una rete efficace tra pensionati e pensionate, molte delle quali docenti di scuola a riposo. Il modello di integrazione sociale parte proprio da loro: i volontari non sono tutti valdesi. L’ispiratrice della scuola è stata infatti una signora cattolica, che ha lanciato l’idea di un centro di insegnamento durante un momento di preghiera ecumenico tra fedi cristiane. La comunità valdese collabora anche con altre realtà associative e religiose del territorio: cooperative, circoli e parrocchie, che indirizzano alla scuola stranieri che desiderano apprendere la lingua italiana in maniera sistematica e organica. Lo spirito di apertura e collaborazione con cui è nato il progetto si riflette sugli studenti, e produce risvolti di amicizia e fraternità.

I locali della Chiesa: luogo di istruzione biblica e non solo.

Trampolino di lancio per una vita stabile – La scuola di italiano è solo una delle attività che la Chiesa valdese offre alla comunità perugina. È operativo anche lo sportello del community centre, finanziato dalla Commissione sinodale per la diaconia e gestito in maniera professionale da un’assistente sociale. Chi si rivolge a questo servizio viene sostenuto nell’inserimento lavorativo e supportato negli adempimenti amministrativi, come il rinnovo del permesso di soggiorno e l’accesso alle cure sanitarie. Un presidio che non è solo tecnico: collaborando con il Centro antiviolenza di Perugia, si cerca di individuare anche eventuali situazioni di malessere che opprimono le donne, aiutandole a liberarsi di difficili condizioni di fragilità.

La scuola che abbatte le barriere – Husani ha 24 anni e viene dal Ghana. É approdato in Umbria a inizio del 2022, catapultato per la prima volta in Europa in cerca di un futuro migliore. Uno shock continuo, umano e culturale, durato per mesi. «Avevo freddo. Sempre freddo. Non riuscivo neanche a dirlo, perché la lingua era una barriera» ricorda Husani. Quando è arrivata la primavera le cose non sono migliorate. «Per me era un problema andare anche al supermercato. Avevo paura delle domande di qualcuno a cui non sapevo rispondere». Nel mese di aprile un ragazzo senegalese gli parla della scuola. Husani è titubante, ma decide di fare un giro. Gli si apre un mondo. Si siede al banco, con penna, evidenziatore e quaderno e inizia ad acquistare sicurezza e indipendenza. «Dico grazie alle mie insegnanti per la pazienza. Adesso non parlo ancora bene. Ma quando vado al supermercato non mi agito più».

Autore

Giovanni Veggiotti

Conseguita la laurea Giurisprudenza all'Università di Pavia e il titolo di avvocato presso la Corte d'Appello di Milano, ha maturato un'esperienza professionale decennale in uno studio legale e successivamente in una società multinazionale. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.