Cassandra, il primo cortometraggio con l’Intelligenza Artificiale

Nel progetto della Scuola Holden e di Rai Cinema l'IA è allo stesso tempo protagonista e membro della troupe
Lo sceneggiatore Milanesi: «Riesce a creare mondi e personaggi, ma non potrà mai avere l'immaginazione umana»

La profetessa di sventure raccontata dalla mitologia greca diventa una metafora del rapporto tra la tecnologia e l’essere umano: Cassandra è il titolo del primo cortometraggio italiano concepito e realizzato collaborando con l’AI, un progetto della Scuola Holden e di Rai Cinema. L’intelligenza artificiale non solo è usata come strumento di lavoro, ma compare anche come un vero e proprio personaggio della trama: Cassandra è un’app progettata per analizzare i dati degli utenti e prevedere eventi futuri nelle loro vite. La protagonista Agatha dovrà insegnarle a parlare con una voce viva ma, con il passare dei giorni, capirà che le predizioni di Cassandra vanno oltre il semplice calcolo delle probabilità e iniziano a condizionare le scelte di chi si affida a lei.

L’uso dell’AI nella sceneggiatura – «Un primo utilizzo dell’intelligenza artificiale è stato nella scrittura», spiega Riccardo Milanesi, sceneggiatore del cortometraggio, «ma senza chiedere all’AI di scrivere il copione, perché sarebbe stato banale». A livello di costruzione di un soggetto, aggiunge Milanesi, l’intelligenza artificiale deve essere migliorata e non ha ancora molte capacità. Una delle novità del progetto è stata la costruzione del personaggio attraverso la creazione di un chatbot con ChatGpt: «In questo modo è stato possibile dialogare con la protagonista Agata – spiega Milanesi – che ha preso vita propria comunicando i suoi sogni, paure e gusti agli autori». L’intelligenza artificiale, aggiunge la regista Demetra Birtone, «si è vissuta come un membro della troupe, anche se non poteva comunicare nello stesso modo. Ma la sensazione era simile: avere qualcuno in un’altra stanza che avrebbe rielaborato delle scene che io avevo immaginato».

Tra sperimentazione e cinema tradizionale – Per quanto riguarda la realizzazione, poi, spiega ancora Milanesi, il volto di Cassandra è stato creato con l’AI e poi ha preso vita, animato con il programma HeyGen. Alcune scene sono state dapprima girate e poi rielaborate con l’intelligenza artificiale, come quelle in cui Cassandra, interrogata da Agata sul futuro, prevede e immagina le cose che succederanno: «È stato bello vedere come l’AI cercasse di venirci incontro per dare l’immagine giusta: per ogni scena forniva decine di possibilità». Toccava poi al regista scegliere la migliore. Insomma, un passaggio nuovo rispetto al cinema come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, con immagini inedite con cui fare i conti. «Ma l’idea dell’AI che schiocchi le dita ed è tutto fatto è sbagliata», sottolinea Demetra, «perché ci vogliono tempo e pazienza: ogni singola parola del prompt (le istruzioni di testo fornite all’applicazione, ndr) può fare la differenza e cambiare il risultato. L’AI, insomma, può ispirarti e potenziare la tua creatività, ma l’input e le idee sono sempre umane». La maggior parte delle scene è girata in modo totalmente tradizionale, facendo recitare gli attori. «Il rischio era di fare solo sperimentazione – precisa Milanesi – mentre noi volevamo creare una storia accessibile a tutti e capire come usare queste due modalità potesse amplificare la creatività, aumentandola ma facendola restare umana». Questa sarebbe la strada da percorrere con l’AI: utilizzarla per potenziare l’umano.

I limiti dell’AI nel cinema – Allo stesso tempo, lo sceneggiatore riconosce che «ci devono essere dei limiti e delle regole, perché nel mondo del cinema e dell’intrattenimento i rischi sono grandi», come dimostrano le preoccupazioni dei lavoratori di Hollywood, con le loro proteste e gli scioperi contro l’uso dell’AI nei film. «La paura però non ha senso perché ormai l’AI c’è», continua Milanesi. E anzi, uno degli obiettivi degli esperimenti come il cortometraggio di Cassandra è proprio quello di capire dove si può arrivare e dove si possano mettere dei paletti: «Sono arrivato a chiedere a ChatGpt quali luoghi inserire nel cortometraggio, ma poi mi sono reso conto che non lo avrei fatto come se avessi chiamato un amico. A quel punto mi sono fermato». Insomma, sta a noi decidere come utilizzare l’AI. Anche se Milanesi non ha dubbi: «L’immaginazione umana esisterà sempre e l’AI non potrà mai averla: può creare mondi e personaggi, ma la capacità di immaginare qualcosa che non esiste rimane una prerogativa solo umana».


Autore

Chiara Dall'Angelo

Nata a Vicenza il 14/03/1997. Laureata in Lettere Antiche all'Università degli Studi di Padova e in Italianistica all'Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.