Grande Fratello, con Luca Romani dietro le quinte del reality

I segreti di uno degli show più famosi d'Italia nel racconto di chi ne ha diretto la regia per anni
«Oggi tutto è più controllato, ci sono VIP o persone già conosciute: prima era un vero esperimento sociale»

Quello che succede nei reality è tutto vero, ma anche ben preparato. Luca Romani da una vita lavora alla regia per il piccolo schermo. E’ stato dietro le quinte del Grande Fratello dall’edizione numero 5 fino alla 11. «Per me è stata la migliore scuola possibile», racconta. Avere un centinaio di telecamere diverse in un unico grande studio di registrazione è il migliore allenamento per chiunque. Incluso chi già da anni lavorava per dei programmi TV.

Il regista Luca Romani

Cos’era il GF – Le prime edizioni del GF ebbero un enorme successo. Per la numero cinque, la prima per Romani, la media era di 6.905.000 di telespettatori e 30,6% di share. Quella in onda adesso ha una media del 18,64%. «Tutti dicevano di non guardare il programma – sorride Romani – ma alla fine non c’era persona che non fosse aggiornata su ciò che avveniva nella Casa. Erano guidati dalla curiosità umana, anche se se ne vergognavano». Quando ci lavorava lui era ancora un reality ‘puro’, senza VIP, solo persone comuni scelte sulla base di precisi criteri. C’era il ‘buono’, il ‘cattivo’, quello ‘duro’ e un po’ ‘tamarro’, quello ‘intellettuale’ e così via. Tutta la trama veniva “scritta” dalle persone che partecipavano a questa sorta di esperimento sociale, ma gli sviluppi erano spesso manipolati dagli autori che creavano sempre situazioni interessanti per lo spettatore. «Il sistema era fatto così perché scaturissero in modo naturale storie, amicizie, amori – continua il regista – il gioco autoriale era quello di spingere ognuno dei partecipanti al proprio limite. Condividere bagno e spazi con 16 persone, avere un regime alimentare ridotto, dover partecipare a delle sfide in cui la posta in gioco erano sigarette e cibo: tutto questo porta allo scontro».

Come cambiava la percezione del pubblico – Il rapporto con gli spettatori era stretto e ambivalente. C’erano partecipanti che piacevano di più al pubblico e venivano mantenuti per questo, mentre altri erano favoriti da chi costruiva la ‘magia’ del GF. «Spesso si trattava dei più casinisti, che fornivano sempre una ragione per creare trame tra le pareti dello studio di Cinecittà», prosegue Romani. Il televoto veniva guidato attraverso i riepiloghi settimanali. Ad esempio, se si voleva “salvare” un concorrente “cattivo” lo si faceva glorificando i suoi gesti positivi, che venivano mostrati in continuazione. Se si voleva invece eliminare un concorrente “buono” si enfatizzavano i suoi errori.

Chi c’è dietro le quinte – I registi sono accompagnati dai cosiddetti logger, persone che hanno il compito di trascrivere quello che succede ogni minuto così da aiutare chi poi deve tagliare le clip per le puntate. Ma al programma lavorano anche altre figure meno tecniche. Tra queste c’è quella dei cosiddetti ‘gabbiottari’, coloro che stanno tutto il giorno in confessionale e fanno le domande al partecipante che vi si reca. «Di formazione sono psicologi e il loro ruolo è parlare coi concorrenti nei momenti più difficili – afferma – ma si tratta di una figura dall’etica un po’ labile perché la priorità è sempre quella di fare spettacolo». Poi ci sono anche degli psichiatri, gli unici a parlare con chi sta nella Casa a telecamere spente.

Cosa sono oggi i reality – Chi lavora nei reality non sempre è il più grande fan di chi vi partecipa. Pur ammettendo di essersi molto divertito e di essere arrivato al punto da voler sempre sapere cosa succedeva nella casa del GF, Romani oggi non segue più questo mondo. Ora si occupa principalmente di Linea Verde per la Rai, ma una cosa per lui è certa: «Oggi il Grande Fratello è uno show in cui le cose sono ancora più controllate, nel bene e nel male – conclude – dentro ci sono VIP o persone semi-conosciute che hanno già degli agenti e un cachet. Non è più tanto un esperimento sociale».

Autore

Chiara Venuto

Classe '97, originaria di Messina, laureata in English and American Studies. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo di Perugia.