Perugia, il centro che verrà: la nuova vita dell’ex carcere femminile

La costruzione della Cittadella giudiziaria, prevista per il 2027, è un'occasione per riqualificare tutto il quartiere
Residenti e commercianti: «La zona è in stato d'abbandono, per noi sarebbe una svolta»

Seguendo il perimetro della struttura dell’ex carcere di Perugia si notano finestre murate, muri scrostati e un gran silenzio. Sotto un cielo grigio c’è un panno, rovinato dal tempo, che svolazza, appeso a una recinzione cigolante, mentre uno dei torrioni del vecchio istituto penitenziario sorveglia la strada che ha sotto di sé. Il giro è presto fatto: da via Fiorenzo di Lorenzo, si arriva alle scale mobili di piazza Partigiani e di qui a via del Parione.

Il progetto – Qui sorgeva, dalla seconda metà dell’Ottocento, il carcere di Perugia. Frutto dell’unione di due conventi adiacenti, subì trasformazioni e ampliamenti nella prima parte del Novecento. Ha un’ampia pianta irregolare con quattro cortili interni e poteva ospitare circa 350 detenuti. Qui è rimasto per quasi 150 anni, fino al 2005 quando fu trasferito a Capanne, fuori dal centro cittadino. Ora in quei locali, abbandonati da circa 20 anni, sorgerà la Cittadella giudiziaria del capoluogo umbro. Salutata come «un progetto eccellente» dal ministro Nordio, nella sua visita di inizio ottobre a Perugia, la Cittadella dovrebbe entrare in funzione nel 2027. Il progetto è stato affidato all’architetto di fama mondiale Mario Botta e mira a raggruppare tutti gli uffici giudiziari sparsi ora in vari palazzi del centro storico. Ad aprile ci sarà il bando per la gara d’appalto, dal valore di 70 milioni. Il primo lotto, nella struttura dell’ex carcere maschile, sarà pronto entro la fine del 2026 e ospiterà i locali della Procura. Poi, entro la fine del 2027, anche l’ex carcere femminile sarà riqualificato e lì prenderanno posto gli altri uffici.

I commercianti – «Tutti gli edifici dismessi dovrebbero avere un futuro» ci dice Oriella, che da 10 anni ha un negozio di sartoria in via Fiorenzo di Lorenzo. La sua speranza è che «facciano tutti i lavori che hanno promesso perché per noi sarebbe una svolta». La pensa allo stesso modo Agata, che da 5 anni gestisce un bar ai piedi della scala mobile che dalla Rocca Paolina conduce a piazza Partigiani: «Sarebbe una crescita enorme per le piccole attività della zona». È d’accordo con lei Luca, giovane avvocato, che pensa che «il progetto di far confluire tutti i poli giudiziari nell’ex carcere femminile sia positivo, anche per chi lavora in zona».

Il quartiere – Ma non sono solo i locali destinati alla futura Cittadella giudiziaria che hanno bisogno di un rinnovamento. «Dieci anni fa qui intorno era tutto messo meglio», racconta Sergio, residente in uno degli stretti vicoli che costeggiano l’edificio dell’ex carcere femminile: «Hanno promesso di fare i lavori, ma li aspettiamo ancora. Di recente qui – dice indicando un piccolo giardino malmesso – ho visto anche dei topi che prima non c’erano». A lui fa eco Marcello, che lavora in uno dei negozi della zona: «Hanno chiuso anche la casa parrocchiale di Sant’Antonio e l’istituto magistrale Pieralli dopo il terremoto di qualche anno fa». Chiaramente, anche queste chiusure contribuiscono all’abbandono della zona.

Autore

Marco Roberti

Nato a Roma il 16/11/1996, laureato in Filologia Moderna alla Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo di Perugia