Beverly Pepper, la scultrice che ha portato Todi nel mondo

Da designer a land artist, da Brooklyn all’Umbria: è stata uno dei protagonisti del panorama artistico contemporaneo
Arianna Bettarelli, curatrice presso la Fondazione Progetti Beverly Pepper: «Nel parco della Rocca un ciclo di sculture in dialogo con il paesaggio: il suo regalo alla città»

Una pioniera. Non si può definire diversamente Beverly Pepper, una delle scultrici più apprezzate del Novecento, conosciuta a livello internazionale per le sue installazioni monumentali e opere di land art. Dopo essersi divisa tra Stati Uniti ed Europa, scelse Todi come sua patria d’elezione, divenendone nel 2009 cittadina onoraria.

Un’americana a Todi – Nata nel 1922, dopo aver studiato design pubblicitario e industriale a New York, Beverly si imbarca per l’Europa. È il 1949: prima tappa Parigi, dove si forma presso l’Académie de la Grande Chaumière. Seguono Firenze e Roma, dove incontra il futuro marito, lo scrittore e giornalista Curtis Bill Pepper, e dove tiene la sua prima mostra personale, presentata nel 1952 da Carlo Levi. Arianna Bettarelli, storica dell’arte e curatrice presso la Fondazione Progetti Beverly Pepper, istituita nel 2018 per iniziativa della stessa artista poco prima della sua morte, sottolinea lo strettissimo rapporto – non solo per ragioni professionali – di Beverly con Todi: «Vi si trasferì con il marito Bill nei primi anni Settanta. Amava avere uno scambio con la comunità cittadina, con le botteghe artigiane. Le piaceva tantissimo la cucina locale, il suo ristorante preferito è aperto tutt’oggi nella centralissima Piazza del Popolo».

Spoleto e la conquista della fama internazionale – Il primo incontro con l’Umbria risale già al 1962, quando Pepper – unica donna – è invitata a esporre al prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto. Il Direttore, Giovanni Carandente, avrebbe mandato gli artisti a realizzare le proprie opere direttamente nelle acciaierie Italsider di tutta Italia (quelle di Piombino, nel caso di Pepper), «ma – racconta Bettarelli – Beverly non sapeva saldare e, di fatto, fino a quel momento aveva realizzato sculture prevalentemente in legno». Tuttavia, la tentazione di esporre al fianco di artisti del calibro di Lucio Fontana e Alexander Calder è troppo forte, e Beverly trascorre alcuni mesi nell’officina di un fabbro a Trastevere per imparare la tecnica della saldatura. «Pur di fare da garzone al fabbro – ricorda ancora Bettarelli – fu disposta a tagliarsi i capelli e a farsi chiamare George». La scultura “Il dono di Icaro”, una delle tre realizzate da Pepper a Piombino per la mostra di Spoleto, è rimasta in dono al Comune, e ancora oggi è collocata nel luogo per cui è stata concepita, presso l’ingresso sud della città.

Un museo a cielo aperto nel cuore dell’Umbria – Ma il capolavoro artistico di Beverly Pepper, quasi il suo testamento spirituale, non può che trovarsi a Todi, la città dove ha vissuto e lavorato pressoché continuativamente per mezzo secolo e dove nel 2020 – quasi centenaria – si è spenta. Poco tempo prima aveva donato alla “sua” città sedici opere monumentali provenienti dalla sua collezione privata, realizzate a cavallo tra il 1963 e il 2018 e rappresentative dell’intera sua produzione. Non solo: aveva personalmente studiato come disporle nel parco della Rocca, il punto più alto di Todi, soppesando la relazione di ciascuna con il contesto. Un vero e proprio museo a cielo aperto, che si snoda nel centro storico della città dalla chiesa di San Fortunato al tempio rinascimentale di Santa Maria della Consolazione, in cui il visitatore può ammirare l’interazione tra arte, monumentalità, paesaggio e area urbana. Le “Todi Columns”, sculture monolitiche dall’estetica industriale alte circa 13 metri, sono una riedizione delle originali che Beverly realizzò nel 1979 per Piazza del Popolo e che oggi sono conservate permanentemente nello Spazio Thetis dell’Arsenale di Venezia.

Il suo regalo a Todi – Inaugurando il parco, ricorda infine Arianna Bettarelli, Beverly sottolineò come fosse il suo dono ai cittadini di Todi: «Con l’augurio – disse in quell’occasione – che tramite l’arte contemporanea non rimangano ancorati alla storia, ma la sposino creando pagine di nuova bellezza». Un ponte tra passato e futuro: un’ottima sintesi di quel che ha provato ad essere l’intera sua parabola artistica.

Autore

Enrico D'Amo

Originario di Piacenza, classe 1996. Laureato in Lettere all'Università di Torino. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.