Land art: le opere che non ti aspetti tra vigneti e pale eoliche

Dal parco di Brufa, realizzato dal 1987, fino alle opere di artisti emergenti come il ternano Esco Rosa: in Umbria la natura accoglie e trasforma l’arte (e viceversa)
Pro Loco Brufa: «Le installazioni non solo sono parte integrante del nostro territorio, ma simboli della nostra tradizione»

Forme plastiche in acciaio corten, lastre di vetro colorate, sculture in travertino, pietra serena o bronzo. Sono solo alcuni degli ingredienti che hanno reso Brufa, piccola frazione nel Comune di Torgiano, meta di turisti, esperti e appassionati di arte. Scollinando tra le strade di campagna che costeggiano i vigneti, o aggirandosi tra i vicoli del centro, è facile imbattersi in una delle tante – oltre 30 – eterogenee espressioni artistiche che dal 1987 animano il paese. Borghi medievali, centri cittadini, aziende vitivinicole e parchi: in Umbria non è insolito scorgere installazioni e sculture monumentali. Una regione dove la natura non è solo una risorsa ambientale, ma uno anche spazio artistico.

Scultori a Brufa, arte a cielo aperto – A partire dagli anni ’60, l’arte è uscita dai musei per mescolarsi con e nella natura. Da 36 anni ormai, la land art ha trovato casa in questo piccolo paese a pochi chilometri da Perugia, grazie al progetto culturale innovativo portato avanti dalla Pro Loco. Il Parco delle sculture di Brufa, che ospita oggi una delle più grandi collezioni di opere ambientali dell’Umbria, prende vita da una storia familiare come tante altre: il nipote artista che diventato adulto vuole omaggiare il paese natale dei nonni. Mosso da questa volontà, Massimo Pierucci nel 1987 dona al paese una piccola scultura in bronzo raffigurante due possenti bovini, emblema dell’origine contadina della sua famiglia. Così nasce quella che sarebbe diventata la manifestazione ‘Scultori a Brufa’. «Un’idea, che grazie al coinvolgimento di alcuni cittadini amici dello scultore – racconta Michele Ciuchicchi, presidente della Pro Loco – con il tempo ha creato un museo en plain air diffuso. Da quel momento ogni anno nel mese di agosto un artista diverso, scelto in autonomia da noi volontari che ben conosciamo l’anima di questo territorio, colloca una propria opera site-specific».

La scultura al centro di una comunità – Di solito la Pro Loco si occupa di organizzare sagre, rievocazioni storiche e feste cittadine, qui invece al centro della sua attività c’è l’arte contemporanea. Un progetto – diventato espressione identitaria della comunità – che si è consolidato in oltre tre decenni, ma che ha incontrato all’inizio anche critiche e resistenze.
Una grande portale aperto in corten (acciaio dal colore bruno ruggine resistente alla corrosione atmosferica) con il timpano di un moderno frontone scomposto. Così si presenta ‘Porta di Castelgrifone’ di Eliseo Mattiacci, l’opera che reinterpreta e ricrea l’antica porta di accesso al castello, come viene chiamata la parte più antica del borgo. «Nel 2003 quando fu installata – racconta Federica Fico, vicepresidente Pro Loco Brufa – fece molto scalpore, soprattutto per la sua somiglianza a una ghigliottina».
Mappa a portata di mano e scarpe comode, in un paio di ore di camminata è possibile immergersi nella natura di questa collina che ospita un museo davvero singolare. Da Mario Pizzoni, Giuliano Giuman e Marcello Sforna, espressioni dell’arte contemporanea umbra, agli artisti di rilevanza nazionale come Mauro Staccioli, Mirta Carroli e Bruno Liberatore, fino a scultori internazionali del calibro di Beverly Pepper e Hidetoshi Nagasawa. La grande varietà di forme, tecniche, supporti ed espressioni artistiche fanno di questo Parco un laboratorio espositivo in continua evoluzione.

Maceria-3022, la natura che plasma l’arte – Di fronte a ‘Torri’ di Liberatore, opera formata da 9 strutture piramidali in acciaio che evocano delle catene montuose, sullo sfondo si può scorgere l’Appennino umbro-marchigiano. Ed è qui, al Parco eolico di Fossato di Vico, che un nuovo lavoro di land art trova spazio. Tra ripidi sentieri e forti raffiche di vento si innalzano due moderni menhir, ovvero delle colonne primitive dalle forme irregolari, creati con materiali industriali di scarto da Esco Rosa. Nome d’arte di Francesco Rosati, artista classe ’96 con una recente laurea in pittura all’Accademia di belle arti di Perugia e un passato nella nazionale italiana di lotta libera.

Esco Rosa, nome d’arte di Francesco Rosati, nel suo studio a Terni

‘Maceria-3022’ di Esco Rosa, Fossato di Vico (2022)

Per l’opera, installata nel luglio 2022 durante la manifestazione ‘Suoni controvento’, il giovane artista ternano ha ripreso il concetto di monumentalità dall’architettura preistorica con uno sguardo rivolto al contemporaneo. Le installazioni alte tre metri si ridimensionano nel paesaggio del Monte Cucco, dove l’intervento dell’uomo moderno è ben evidente. «In questo lavoro, vista l’imponenza delle pale eoliche di oltre 30 metri che lo sovrastano – spiega Esco Rosa – ho dovuto giocare con i colori ricreando tonalità vivaci che facessero risaltare l’opera in ogni stagione».
‘Maceria 3022’ può fungere da portale o luogo di incontro per gli escursionisti, ma interagendo con l’ambiente nel tempo è oggetto delle sue trasformazioni e delle condizioni atmosferiche. «Tra mille anni, appunto nel 3022, cosa resterà di questa opera? Come verrà accolta dalla natura?» sono queste le domande da cui è partito l’artista e alle quali solo i posteri potranno dare risposta.

Autore

Giada Bertolini

Classe 1995, originaria di Lucca. Ha conseguito la laurea magistrale in Strategie della comunicazione pubblica e politica all’Università degli Studi di Firenze. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo di Perugia.