Dall’Argentina all’Umbria sulle tracce dei propri avi

Dal 2015 il Centro Umbro di Buenos Aires, attivo da quasi quarant'anni, organizza viaggi che consentono agli italoargentini di scoprire la loro terra di origine
«Per la gente spesso è il viaggio della vita, per cui hanno risparmiato per anni: oltre al lato commerciale c'è un'esperienza umana molto intensa, per alcuni dolorosa»

«Il nostro obiettivo è far conoscere le radici culturali degli argentini, non solo quelle familiari». I fratelli Lucarini si collegano dalle loro case, appena svegli, su Zoom. A Buenos Aires sono le sette del mattino, ma la passione per ciò che fanno non conosce sonno. Ariel è presidente del Centro Umbro della capitale argentina, Marcelo si occupa del progetto Binario Due, che ogni anno porta una ventina di persone a scoprire le proprie radici in Italia.

Origini – Il padre dei due fratelli, da ragazzo, parte nel secondo Dopoguerra da Città di Castello, che è stata capitale dell’immigrazione umbra in Argentina. Una storia a cui i Lucarini si avvicinano negli anni ’90, quando frequentarono un corso all’Università per Stranieri di Perugia grazie a una borsa di studio per chiunque avesse antenati umbri. «Tutti gli italiani a casa parlano spagnolo – racconta Ariel – noi abbiamo iniziato a parlare italiano in quell’occasione. Lì abbiamo imparato a essere “tifosi” dell’Umbria».

Mantenere vivo un legame – Una storia che Ariel ha studiato a fondo, indagando il vissuto di centinaia di italoargentini, dedicandovi vari saggi e la tesi di dottorato. Ricerche importanti per restituire loro la consapevolezza del proprio passato. Per questo, da vent’anni, ogni domenica conducono su una radio argentina il programma L’Ombelico del Mondo, in cui trovano spazio storie personali e approfondimenti sulla cultura di origine: Non si rivolgono solo a chi ha radici italiane, ma «a tutte le persone, e in Argentina sono tante – precisa Ariel – che amano l’Italia».

Binario Due – Con alle spalle questa lunga esperienza, nel 2015 il Centro Umbro ha deciso di organizzare un primo viaggio verso la terra d’origine. Tappa fissa in Umbria, a cui si aggiungono a turno le mete turistiche più rinomate del Belpaese, per rendere la proposta più attrattiva. Le esigenze, però, cambiano ogni anno a seconda dei partecipanti: «Per la gente – spiega Marcelo – spesso è il viaggio della vita, per cui hanno risparmiato per anni. Quando è possibile, cerchiamo di passare dai paesi dei loro antenati».

Le istituzioni – Negli anni l’associazione ha sviluppato e consolidato i contatti con varie realtà del territorio: dall’albergo che li ospita ai ristoranti, dalle fondazioni alle istituzioni. «Dalla Regione ci hanno dato una grossa mano con la logistica. Finanziariamente, però, i contributi sono pochissimi». Il Ministero degli Esteri sta puntando sul cosiddetto “turismo delle radici”, ma nei bandi i fondi andrebbero solo alle agenzie di viaggi: «Non viene considerata l’esperienza – denuncia Ariel – di chi su questi temi lavora da anni. “Turismo delle radici”, poi, resta un termine un po’ utilitaristico: si guarda solo al lato commerciale, ma dietro a quello si nascondono esperienze umane varie e molto intense, per alcuni anche dolorose».

Tornare a casa – Per questo, il lavoro di Binario Due è spesso anche quello di fare da mediatore: «Sembra romantico, ma rincontrarsi non è facile per chi non ha mantenuto i contatti e non parla la lingua. C’è anche la vergogna». Ariel condivide una storia di qualche anno fa: una signora aveva indirizzo e foto della casa di famiglia a Città di Castello, e aveva chiesto di poterci andare. Così i due fratelli l’avevano portata lì: una volta arrivata, però, la crisi. «La signora si è bloccata e non sapeva che fare – racconta Ariel – è stato l’autista a citofonare per lei e a spiegare la situazione: sono arrivati a raccolta tutti i parenti ad abbracciarla e a darle il benvenuto. Questi legami durano ancora, nonostante le distanze».

Autore

Federico Cristiani

Nato a Pisa il 31/12/1998. Laureato in Lettere Moderne all'Università di Pisa. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.