Sulle tracce del passato umbro: le mille scoperte del segugio del Trasimeno

Gianfranco Cialini svelò il salvataggio nel '44 di decine di ebrei da parte dei pescatori e del parroco Ottavio Posta, che così ottenne il titolo di "Giusto fra le Nazioni"
Il commendatore della Repubblica ed ex-ricercatore del Cnr chiede che i giovani si impegnino: «La soddisfazione della scoperta è più importante dei soldi»

«È da piccoli elementi che si conosce un mondo che per noi è sconosciuto o nascosto da secoli». Nel vocabolario di Gianfranco Cialini, memoria è sinonimo di scoperta. Ex-ricercatore del Cnr, commendatore della Repubblica e curatore del Fondo antico dell’Università di Perugia. Lo storico, originario di Sant’Arcangelo sul Trasimeno, ha dedicato decenni di studio alla sua Umbria rivelando frammenti di storie inedite, che arricchiscono il passato regionale di nuove tinte. Oggi, dalla casa sulle rive del lago, richiama le nuove generazioni a scavare nel proprio passato: «Siate entusiasti delle vostre radici!».

Gianfranco Cialini (terzo da sinistra) con il manoscritto della polifonia

Note dal passato – Come in un romanzo di Umberto Eco, le scoperte di Gianfranco Cialini nascono (quasi) tutte fra gli scaffali di una biblioteca, quella dell’Università perugina. Mai catalogata prima, nel 1997 fu colpita dal terremoto e affidata alle mani dello storico. Fra un frontespizio e un altro, a colpire l’occhio del ricercatore fu, venti anni or sono, una sovraccoperta in pergamena: «Per sette secoli quel manoscritto è stato ignorato – racconta sorridendo – ma nascondeva un’antica polifonia, una musica mai udita prima». Sepolte sotto 700 anni di storia e celate da una pergamena di riuso, le note di una preghiera cristiana hanno recapitato allo storico un messaggio dalla chiesa medievale perugina. «È un “Credo” in cui si dice che la Chiesa “non teme né il re né l’imperatore” – spiega Cialini – il preciso annuncio della supremazia spirituale su quella temporale». Eppure, la maggior soddisfazione è giunta alle orecchie dello storico solo quando quella musica è tornata risuonare per un pubblico nuovo. Eseguita, dopo sette secoli, dal complesso Micrologus a Spoleto.

Don Ottavio Posta, “Giusto fra le Nazioni”

Giusto fra le Nazioni – Circa quaranta ebrei furono deportati nel 1944 dai tedeschi nel cuore del Trasimeno, sull’Isola Maggiore. Nelle notti del 19 e del 20 giugno, furono 15 pescatori, coordinati dal parroco don Ottavio Posta e dal poliziotto Giuseppe Baratta, a salvare la loro vita con una pericolosa traversata fino a Sant’Arcangelo. Mentre, sullo sfondo, infuriava la battaglia fra l’esercito tedesco e quello alleato. Una storia che è valsa al religioso il titolo di “Giusto fra le Nazioni”, conferito dallo Yad Vashem nel 2011. Una storia che, ancora una volta, nessuno avrebbe conosciuto senza le ricerche di Gianfranco Cialini. «Mi ero ricordato – rivela – che un pescatore dell’Isola Maggiore mi aveva detto di aver scortato durante la guerra degli ebrei prigionieri, con un prete e un poliziotto». Una testimonianza sufficiente, per lo storico, per iniziare a fiutare tracce come un segugio tra i documenti dell’Archivio di Stato. «Infine ho parlato con Henry Levi, figlio di uno degli ebrei deportati – conclude -. Quando arrivò la chiamata dell’ambasciata d’Israele che mi preannunciò l’onorificenza, la commozione fu grande».

Autore

Andrea Ceredani

Nato a Firenze il 26/02/1998. Laureato in Filologia, Letteratura e Storia dell'Antichità. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.