Terremoto di Umbertide, cos’è e quanto è pericolosa la faglia Alto-Tiberina

Per gli scienziati può generare terremoti di magnitudo 7 ed è completamente diversa da tutte le altre faglie della zona
Il progetto "TABOO" dell'Ingv monitora i valori sismici, chimici e geodetici con strumenti all'avanguardia: è la più controllata d'Europa

La faglia che ha provocato il terremoto di Umbertide e Pierantonio è caratterizzata da continue scosse di bassa intensità: per la prima volta in Italia, in questa zona è stato documentato un terremoto lento, durato quasi sei mesi. È estremamente particolare, secondo gli esperti, controcorrente su tutto: va verso l’Adriatico, mentre quelle vicine si immergono in profondità verso il Tirreno. La faglia Alto-Tiberina si cala nella crosta più in orizzontale, limitandosi a 15-20°, mentre le altre si immergono in diagonale, con un angolo di circa 60°. Infine è lunga 60 km e profonda 30: dimensioni tali da poter generare terremoti anche di magnitudo 7, ben superiori al sisma di grado 6.5 che colpì Norcia nel 2016.

Il monitoraggio – Tutto questo ha reso la faglia di Umbertide un’osservata speciale da almeno vent’anni. Dal 2010 l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha lanciato il progetto TABOO, installando lungo il suo corso varie stazioni di monitoraggio, creando un’infrastruttura di ricerca che ha pochi eguali al mondo, dal controllo della fuoriuscita dal terreno di CO2 (tipica delle aree soggette a terremoti), ai parametri legati al meteo, alle stazioni sismiche in superficie e in profondità.

STAR – Una rete infrastrutturale che ha avuto recentissime innovazioni. Con il progetto STAR, l’Ingv ha scavato pozzi in profondità, dagli 80 ai 160 metri, in cui sono stati impiantati dei sensori. «Ci aiuterà a comprendere meglio l’attività sismica e asismica del sistema di faglie attive dell’Alta Valle del Tevere» spiega Lauro Chiaraluce, responsabile del progetto. Un’aggiunta fondamentale per TABOO, che ha reso la faglia una delle zone sismiche più controllate «di tutta Europa e forse anche del mondo».

Innovazione e tradizione a Perugia – Nel capoluogo c’è anche un luogo dove si studiano i terremoti dal secolo scorso. Nascosto dietro ai chiostri dell’Abbazia di San Pietro, l’Osservatorio sismico “Andrea Bina” ha una storia quasi centenaria. Fondato nel 1931 nello stesso convento in cui, due secoli prima, Padre Andrea Bina inventò il primo sismografo a pendolo, continua oggi la sua attività collaborando con l’INGV. L’osservatorio registra per l’istituto epicentro e magnitudo delle scosse della zona. Per la Regione Umbria, invece, studia l’accelerazione del terreno in caso di terremoti: un parametro fondamentale per l’edilizia, per poter garantire una buona progettazione antisismica degli edifici.

Autore

Federico Cristiani

Nato a Pisa il 31/12/1998. Laureato in Lettere Moderne all'Università di Pisa. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.