La crisi dei giovani tra ansia, pandemia e stress per gli esami

Crescono l'uso di psicofarmaci e i ricoveri. In molte regioni arriva lo psicologo di base. L'esempio di Ottavo segno in Umbria: uno sportello "filtro" prima di un eventuale percorso di terapia
La psicologa Roberta Alagna: «Più che essere una causa, il covid ha fatto da catalizzatore del disagio giovanile. Lo stress universitario? Un'emergenza figlia del narcisismo sociale»

Ormai non fa nemmeno più notizia: la salute mentale è un tema quasi all’ordine del giorno, un disagio che colpisce fortemente i giovani ma non risparmia nessuna fascia d’età. Il continuo aumento del ricorso agli antidepressivi lo conferma: i numeri forniti da Iqvia, provider globale di dati per l’industria farmaceutica e sanitaria, disegnano un quadro allarmante. Negli ultimi cinque anni il ricorso ai farmaci dell’umore (o psicofarmaci) è aumentato del 10%, sono cresciuti anche i ricoveri in età pediatrica e le richieste del bonus psicologo statale. Una situazione complessa che spiega la scelta delle regioni di “scendere in campo”.

Lo psicologo di base – La Campania è stata la prima regione ad aver istituito lo psicologo di base: un professionista che in collaborazione con medico di famiglia e pediatra offre un primo livello di assistenza per poi, in caso di necessità, indirizzare i pazienti verso altri specialisti. L’esempio è stato seguito da Toscana, Abruzzo e Piemonte. Altre regioni ne stanno valutando la fattibilità, altre ancora stanno adottando strumenti diversi, ma sempre con l’obiettivo di far fronte, con un servizio gratuito, al crescente disagio mentale giovanile.

L’esempio di Ottavo segno – In Umbria, il Comune di Perugia ha attivato il servizio «Ottavo segno», che offre ai giovani uno spazio per il supporto psicologico. «Siamo nati ad aprile 2022 – ci racconta la psicologa Roberta Alagna, referente scientifico dello sportello – per intervenire propriamente negli adolescenti, tra i 14 e i 19 anni. Poi abbiamo ampliato la fascia di età fino ai 27 anni». Parliamo di una struttura con tre punti di accesso, che permette gratuitamente un lavoro di psicoterapia breve e di consulenza psicologica. Una sorta di filtro, prima di un eventuale percorso di terapia a lungo termine.

Covid e università le cause principali – Spesso si sente parlare di disagio giovanile in relazione alla pandemia, come se tra i due fenomeni esistesse un rapporto causale. «Più che esserne la causa, il Covid ha avuto un effetto catalizzatore – ci tiene a fare chiarezza Alagna – forse perché per un papà o una mamma dire che il proprio figlio è in difficoltà per via della pandemia, e non per una condizione che metta in gioco il ruolo di genitore, è più facile». I disagi più frequenti sono l’ansia, la depressione e i disturbi alimentari, ma anche patologie emergenti come il ritiro (o la fobia) sociale. Un’altra fonte di crisi assai frequente – e dagli esiti talvolta drammatici – è lo stress universitario. «Colpa di una dimensione che io chiamerei “narcisismo sociale” – sostiene Alagna – Viviamo in una società in cui la performance e il successo sono valori forti della nostra cultura. Di conseguenza la prestazione è caricata di ansia e diventa quasi un aspetto identitario, cioè va a definire chi sei come persona».

Autore

Luca Capponi

Nato a Velletri nel 1998, è cresciuto a Roma, dove si è laureato in Giurisprudenza. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.