Disabilità, il paradosso dell’Umbria che invecchia: più spesa, meno servizi

Sale il numero di invalidi e di anziani non autosufficienti, la geriatra: «Ci aspettano 10 anni di disabilità per tutti»
La Regione risponde con nuovi fondi, le associazioni: «Le famiglie costrette a spendere fino a 1500 euro al mese nel privato»

«Mi sembra che le cose siano notevolmente peggiorate: chi può permettersi le terapie le fa, gli altri si attaccano». Si sfoga così Morena Fiorani, madre di una figlia 38enne con disabilità psichiatriche e presidente dell’associazione di volontariato «Aladino» di Terni. Come lei, altre migliaia di genitori umbri lottano ogni giorno con le difficoltà economiche di crescere un figlio disabile in periodo di crisi. Eppure – va ammesso – la spesa pubblica regionale è in costante crescita: secondo i dati Istat, dai 14 milioni di euro stanziati nel 2012 siamo arrivati a oltre 24 nel 2019. In particolare: 4,2 milioni nel supporto scolastico, 4,7 nell’assistenza domiciliare e 5,4 nei centri diurni a sostegno delle persone con handicap. Non mancano le disparità territoriali, con la provincia di Terni che riserva quasi 500 euro pro capite in più rispetto a Perugia. Ma, numeri a parte, secondo le associazioni del settore, la spesa non è ancora sufficiente.

Quali disabilità in Umbria? – La nostra regione è la seconda in Italia dopo la Sardegna per diffusione di disabili: sono il 6,9% della popolazione, oltre 60mila individui, e la percentuale è in crescita. Le loro storie sono troppo varie per essere accolte tutte sotto il grande ombrello della disabilità. Del resto, monitorare la diffusione delle invalidità più e meno gravi resta un compito difficile: dagli uffici dell’Osservatorio sulle disabilità confessano, ad esempio, che solo 3 anni fa la Regione era ignara persino di quanti fossero i cittadini affetti da autismo sul territorio. Oggi l’amministrazione sta costruendo, con l’aiuto delle Usl, un database centratosulle disabilità ma, nel frattempo, serve una spiegazione per un fenomeno in allarmante crescita.

Patrizia Mecocci, professoressa di Geriatria (UniPg)

Il dramma dell’invecchiamento – «È indubbio che in questo momento storico l’invecchiamento comporta disabilità – tuona Patrizia Mecocci, professoressa di Geriatria all’Università di Perugia – l’Italia è uno dei paesi a livello europeo con il divario più grande fra aspettativa di vita e aspettativa di vita in salute: si parla di circa 10 anni di disabilità per ogni individuo». Proprio alle situazioni più difficili tra anziani e portatori di handicap sono rivolti i fondi in arrivo del Piano regionale per la non autosufficienza. 41,5 milioni di euro in 3 anni (2022-24) che ancora aspettano di essere ripartiti. Nel bando si parla di intervento per le emergenze temporanee, sostegno ai centri diurni e integrazione di interventi sociosanitari, ma continuano a preoccupare le condizioni di chi richiede assistenza continua.

Un weekend di autonomia con l’associazione Aladino di Terni

La risposta dei genitori – A farne le spese restano le famiglie alla ricerca di prestazioni mediche specializzate. «A Terni sono rimasti pochissimi neuropsichiatri, pochissimi logopedisti e mancano del tutto gli psicomotricisti – è l’allarme di Morena Fiorani di «Aladino» – in tutta l’Umbria non c’è un servizio che prenda in carico gli adulti con problematiche neuropsichiatriche quando lasciano la scuola». Ai genitori, spesso costretti a rivolgersi alla sanità privata, non resta che unire le forze. È questo lo spirito di Aladino e di numerose altre associazioni umbre: «Per i nostri figli adulti – spiega la presidente – organizziamo dei fine settimana in una casa famiglia dove, insieme agli operatori, lavorano sulla propria disabilità e sull’autonomia personale. Cerchiamo di creare una rete di solidarietà attorno alle famiglie».

Autore

Andrea Ceredani

Nato a Firenze il 26/02/1998. Laureato in Filologia, Letteratura e Storia dell'Antichità. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.