Pierantonio, la nuova normalità di chi ha perso tutto

Almeno 500 sfollati con il sisma del 9 marzo: in 50 vivono nella palestra comunale, il sindaco: «Intervenga il governo»
Flora, 58 anni: «Non abbiamo più un tetto né un lavoro, mio marito è malato e forse saremo costretti a tornare in Romania»

«D’improvviso ho perso tutto, non ho una casa né un lavoro». Flora, 58 anni, ricorda il terremoto che il 9 marzo 2023 ha colpito Pierantonio. Lei e il marito vivono da quel giorno nella palestra del centro sportivo del paese, allestita dalla Protezione Civile dopo l’emergenza per accogliere gli sfollati. Con loro ci sono una cinquantina di persone, per la maggior parte stranieri che non hanno una rete di affetti e conoscenze stabile sul territorio su cui poter contare per essere ospitati.

Convivenza e zero privacy – Le persone che vivono in palestra dormono sulle brandine in un grande spazio comune, sono assistite dai servizi sociali e ricevono tre pasti caldi al giorno. La loro quotidianità è scandita da rituali cadenzati: il momento in cui suonano le prime sveglie all’alba, quando si alza chi va a lavorare, i turni per le docce, la distribuzione dei pasti, l’ora di andare a dormire – le 22 – quando le luci a neon si spengono e chi vuole continuare a restare sveglio deve affidarsi alla luce del cellulare stando attento a non disturbare chi già dorme. Per gli sfollati adattarsi alla vita comunitaria e alle sue regole è fondamentale, in attesa di un ritorno alla normalità per cui non esiste ancora una data certa. «Esiste un prima e un dopo terremoto», racconta una signora: «la mancanza più evidente è la casa, che abbiamo perso, un posto in cui tornare a dormire, ma anche tutto quello a cui è connessa». Tutti concordano: qui si sta bene e  il sistema di accoglienza è eccezionale ma manca la privacy e la normalità di prima.

Prima della scossa – Flora aveva una casa in paese dove era entrata da poco, il 2 febbraio scorso, con il marito.
«Eravamo in affitto, avevamo fatto le cose in regola con il contratto e tutto il resto, l’avevamo anche arredata, i mobili erano modesti ma li avevamo scelti noi». Pierantonio è un paese molto piccolo, poco meno di mille abitanti: Flora e il marito abitavano al primo piano di una palazzina dove si conoscevano tutti. Lui è nato qui, lei si è trasferita da molti anni, ha trovato lavoro in Umbria dopo essere arrivata in Italia dalla Romania. La sera del 9 marzo Flora era in casa quando ha avvertito una forte scossa e poi acqua ovunque: il terremoto aveva fatto esplodere la caldaia. Lei e il marito sono usciti subito dall’appartamento, insieme a loro il gatto Stellone, che ora vive in macchina perché nella palestra non sono ammessi animali domestici. Il giorno del sisma Flora e il marito hanno perso tutto. I vigili del fuoco hanno stimato che il 90% degli edifici del paese è inagibile: la loro casa rientra tra quelle completamente danneggiate.
« Il sottotetto è collassato, quella casa non esiste più», continua Flora.

Prospettive future –
« Io e mio marito, che è molto malato, non abbiamo nessuno che ci possa aiutare. L’unico posto è questo, ma non possiamo vivere in palestra in eterno. Spero che il Comune ci dia una mano: così non riusciamo ad andare avanti », è la richiesta di Flora, che prima del terremoto lavorava come badante per diversi anziani:
«Molti abitavano nel mio palazzo, adesso sono andati via, dai figli, e io mi ritrovo in grande difficoltà». La prospettiva, in caso non arrivino aiuti in tempi brevi dalle istituzioni, è quella di tornare in Romania
«ma sarebbe come tornare indietro: la mia casa adesso è qui – racconta commossa – dovrei ricostruire tutto da zero e mio marito non sa la lingua, sta male e non voglio sradicarlo proprio adesso dalla sua terra».

Appesi al governo – La situazione di Flora, come quella degli altri sfollati di Pierantonio, è appesa a un filo sottilissimo: la decisione da parte del Governo sulla dichiarazione dello stato di emergenza. Questo passo è cruciale per sbloccare le risorse necessarie per far fronte all’emergenza causata dal sisma.
«Solo perché il terremoto non ha provocato morti o feriti non vuol dire che non ci siano stati danni. Abbiamo bisogno di quelle risorse, e la decisione non può prescindere dalla situazione degli sfollati», afferma il sindaco di Pierantonio, Luca Carizia, «come istituzioni dobbiamo dare una risposta e non lasciarli soli».

Autore

Annachiara Mottola di Amato

Nata a Matera il 02/03/1999, laureata in Relazioni internazionali all'Università di Roma, La Sapienza. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo di Perugia.