Lo incontriamo davanti alle pareti dell’ex impianto SAI Ambrosini, una struttura abbandonata dal 1992 e la cui demolizione era in programma dal 2009. Le rovine dell’impianto in disuso della Società Aeronautica Italiana sono circondate da centinaia di metri di muri: la parte che si affaccia sulla stazione di Passignano sul Trasimeno nel settembre del 2021 è stata completamente coperta dai lavori di street artist di tutto il centro Italia. Daniele Pulcinelli è tra questi.

L’opera – «Abbiamo deciso di partire da un tema come il lavoro, dato che la SAI ha dato un’occupazione a moltissime persone della zona»: Daniele Pulcinelli è originario del Trasimeno, suo padre lavorava nella fabbrica aeronautica di Passignano. Anche per questo il complesso di opere sui muri dell’ex SAI gli sta a cuore: «Le amministrazioni cercano di dare spazio e lavoro agli street artist e anche i privati si affacciano a questa realtà, perché può essere una bella pubblicità per chi, per esempio, ha un’azienda».
Il percorso artistico – Daniele è un veterano della street art in Umbria. Passione e lavoro si incontrano negli spray: «Disegno sin da piccolo e sono più di vent’anni che ho in mano le bombolette. Ho iniziato facendo graffiti, ma ho sempre avuto il pallino del figurativo. Dopo qualche anno ho capito che mi interessava molto il fotorealismo, e mi sono avvicinato a queste tecniche che allora erano nuove».

Sui muri della SAI, infatti, ci sono due murales che saltano all’occhio. Due figure-simbolo, entrambe scomparse nel 2021. Il primo, realizzato in collaborazione con l’ANPI, ritrae Francesco Innamorati, partigiano perugino della Brigata Risorgimento. Il secondo è Gino Strada, storico fondatore di Emergency. «È venuto a mancare nelle settimane in cui stavamo iniziando a dipingere, e ci sembrava giusto rendergli omaggio».

La “nomea” della street art – «La gente ha cambiato idea sui graffiti. L’avvento della street art ha aiutato, non ci sono solo soggetti da “addetti ai lavori”. Davanti al graffito o al lettering (enormi lettere decorate, ndr) gente passava senza capire, chiedendosi “boh, che mi significa?”»: sulle pareti dell’ex SAI, sottolinea Daniele, i due stili si incontrano alla perfezione.

La vernice sul muro, che un tempo era simbolo di degrado, oggi è riconosciuta come arte: «Con soggetti più comprensibili la gente vede queste opere con un altro occhio – sottolinea Daniele – se poi le opere sono di un certo livello apprezza, chiede, domanda, si informa, magari chiede un lavoro all’artista». Non è sempre facile far abituare gli occhi della cittadinanza allo spray, certo. Uno spiraglio però c’è. «Chi ha quell’opinione dei graffiti spesso rimane schierato, ma la street art oggi è più legalizzata, magari c’è chi cambia idea e pensa che gli street artist non siano criminali…»