Sanità, la denuncia di Fratini: «Burocrazia e carenze strutturali, nella provincia umbra pazienti di Serie B»

PrometeOrvieto nasce con l'intenzione di aiutare i cittadini a ricevere assistenza medica
Attrezzature che mancano, attese infinite e personale insufficiente sono solo alcune delle criticità del settore sanitario in Umbria che, da dopo il Covid-19, fa sempre più fatica a tornare alla normalità

I dati Agenas segnalano un calo di 17 milioni di visite di controllo nel biennio 2020-2021 e l’aumento dei pazienti che, potendoselo permettere, pagano per esami privati. Dal 2022 invece, la richiesta di accertamenti e controlli non solo è ritornata ai livelli del 2019, ma ha continuato a crescere in maniera esponenziale senza però mezzi necessari.
Florindo Fratini, presidente dell’associazione PrometeOrvieto, denuncia le criticità della sanità umbra, tra carenza di attrezzature e personale o lunghissimi tempi di attesa per i cittadini.

Presidente, è possibile che una persona sia costretta ad aspettare un  anno per un controllo medico?

«In teoria no, ma la nostra associazione ha raccolto la testimonianza di una donna che, dopo aver superato un tumore al seno con un’operazione, ha aspettato diversi mesi la visita di controllo. Quasi un anno dopo, ha scoperto che il regolamento era cambiato ed ha dovuto ricominciare da capo la trafila. Un’enorme perdita di tempo».

Incontrate frequentemente situazioni come questa nel vostro lavoro?

«Ogni episodio è a sé. In questo caso specifico la signora ha passato 10 mesi cercando di prenotare lo screening post-operazione. Fortunatamente per lei, l’intervento era andato bene, ma l’attesa si allungava. Solo su nostro consiglio, dopo infinite telefonate, si è recata personalmente al CUP dove ha fatto l’amara scoperta: la regione richiedeva improvvisamente che sulle ricette fosse specificata la diagnosi, ma non ha avvertito i pazienti. Una situazione paradossale».

La vostra associazione segnala alle autorità le criticità principali. 
Ci sono situazioni da migliorare immediatamente?

«Si, molto. Cito ad esempio la storia di un ragazzo colpito da un attacco cardiaco a 30 anni e morto prima che qualcuno potesse intervenire. Credo che la mancanza di presidi efficienti sia uno dei problemi importanti del territorio. È impensabile dover correre in un’altra città per avere assistenza sanitaria. Il rischio è di non riuscire ad arrivare nemmeno in ospedale. Nella clinica di Orvieto sarebbe prevista l’unità per la terapia intensiva coronarica specializzata ma, in realtà, non esiste. Chi ne ha bisogno è costretto a rivolgersi ad altre strutture dell’Umbria, con dispendio di tempo prezioso».

Cosa si può fare per migliorare la situazione in questa regione?

«La situazione sembra essersi aggravata dopo l’emergenza da Covid-19. Ci sono delle discrepanze tra quanto lo Stato impone con i regolamenti e la realtà che viviamo. Le visite specialistiche e gli esami strumentali sono più complicati da prenotare e richiedono tempi di attesa infiniti. Anche io devo sottopormi spesso a controlli clinici ma di fatto non posso perchè il mio esame risulta non prenotabile in tutta la regione Umbria.
È inaccettabile che in regime intramoenia bastino due giorni per una visita! Se il medico è disponibile in forma privata, dovrebbe esserlo anche quando lavora nella struttura pubblica».

Autore

Carlo Bellotti

Cresciuto a Roma, ho studiato Comunicazione alla Lumsa. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia