Intelligenza Artificiale, l’algoritmo smascherato

«L’A.I. è ancora distante da quella umana e ci sono ancora moltissime distorsioni e lacune: un rischio per i cittadini»
La giornalista Melissa Haikkilӓ mette in guardia sui rischi di uno strumento dalle enormi potenzialità: fondamentale insistere sull'alfabetizzazione digitale

Intelligenza artificiale: mondo di nerd impegnati a programmare sui loro computer di ultima generazione o robot umanoidi pronti a prendere il controllo sull’umanità, come accade nei film di fantascienza? Nulla di tutto questo, almeno per ora. Oggi, sofisticati algoritmi giocano un ruolo importante nella vita di tutti i giorni, ma non sono ancora tanto intelligenti quanto potremmo sperare (o temere!). E questo ha un impatto diretto sulle persone. Ne abbiamo parlato con Melissa Haikkilӓ, già autrice per Politico.eu della popolare newsletter “AI: decoded”.

La giornalista Melissa
Haikkilӓ a Perugia per il Festival internazionale del giornalismo 2022

Più di una partita a scacchi – «L’intelligenza artificiale – ci spiega la giornalista – è un formidabile supporto per migliorare alcuni comportamenti e attività umane». L’AI (dall’inglese artificial intelligence) è capace di apprendere e replicare con sorprendente efficacia alcuni aspetti del pensiero umano (basti pensare al supercomputer che, nel 1997, sconfisse l’allora campione mondiale di scacchi Garri Kasparov, ma spesso riproduce anche gli errori cui sono soggetti i suoi sviluppatori.

Stupidità artificiale – «L’AI è ancora sorprendentemente stupida – continua Haikkilӓ – e questo può essere pericoloso per i cittadini». Nei Paesi Bassi, dove l’intelligenza artificiale è ampiamente usata nel settore pubblico, migliaia di famiglie sono state sanzionate in base al semplice sospetto di aver truffato lo stato. L’inchiesta di Haikkilӓ mostra come, fra gli indicatori selezionati dal software dell’agenzia delle entrate olandese, ci fossero l’avere una doppia nazionalità e un aspetto «non occidentale».

Che fare? – Lo scandalo olandese dovrebbe servire da campanello d’allarme per l’Europa. L’Unione è al lavoro su una legge per controllare l’impiego dell’AI, ma Haikkilӓ è scettica sulla sua efficacia: «Solo le compagnie che sviluppano sistemi ad alto rischio dovranno rispettare i requisiti stabiliti dall’Ue, mentre gli utilizzatori di questi software non saranno tenuti a farlo». Così, mentre gli ambiti di applicazione dell’AI continuano a crescere, una prima risposta può venire dal mondo dell’informazione. «Non serve diventare ingegneri o programmatori – conclude Melissa Haikkilӓ – ma un’alfabetizzazione sull’intelligenza artificiale è fondamentale per capire quando le situazioni cominciano a diventare rischiose».

Autore

Marco Moroni

Nato ad Ancona il 25 febbraio 1996. Sono laureato in filosofia all'Università degli studi di Macerata, con un percorso di doppio diploma con l'Institut Catholique de Toulouse (Francia). Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.