Gas russo, Cingolani: «L’Italia può farne a meno se differenziamo le fonti»

Centrali a carbone solo se necessarie, spinta alle rinnovabili e meno burocrazia: il cambiamento climatico si può combattere nonostante la crisi energetica
Il climatologo Mercalli: «Le persone vanno educate all'uso dell'energia». Bernabei (Enel): «I progetti ci sono, ma i vincoli ci bloccano»

«Tra 24/36 mesi potremo essere completamente indipendenti dal gas russo». Ne è sicuro Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica intervenuto con un videomessaggio al Festival del giornalismo di Perugia. Tema dell’evento la crisi climatica, partire dalla protesta per arrivare a proposte concrete che aiutino il pianeta.

Diversificare le fonti – Il ministro non era presente fisicamente perché impegnato in alcune trattative che potrebbero permettere all’Italia di smarcarsi, almeno in parte, dal gas russo. Su chi sia lo stato con il quale in queste ore stringerà un accordo il ministro non si sbilancia, promettendo però che «nessuna centrale a carbone verrà riaperta a causa del conflitto in Ucraina. Se necessario faremo lavorare di più, per qualche mese, quelle già attive». E sulla strada da percorrere non ha dubbi: «La diversificazione è la chiave, non possiamo più dipendere da un solo stato per la fornitura di gas e dobbiamo accelerare sulle rinnovabili».

Gas sì, ma per poco – Meno ottimista è stata invece Claudia Tebaldi, scienziata che ha contribuito a scrivere l’ultimo rapporto Onu sul cambiamento climatico. «Limitare l’accesso alle fonti russe nel lungo periodo sarà vincente e sicuramente è una soluzione meno distruttiva rispetto a carbone o petrolio, ma mettiamoci in testa che non è più percorribile nel lungo periodo». Secondo Tebaldi, se si dovesse superare la soglia di un grado e mezzo di aumento di temperatura oltre i livelli pre-industriali, indicata dagli esperti come punto di non ritorno della crisi climatica, «il mondo non finirà, però dobbiamo renderci conto che tutto quello che conosciamo cambierà».

Responsabilità energetica – Dello stesso avviso è Luca Mercalli, noto climatologo, spesso critico rispetto alle posizioni dei governi, in primis quello italiano. Secondo lui «non è solo questione di cambiare il tipo di energia: i cittadini vanno responsabilizzati. Consumiamo troppo e male. Non solo i privati, ma anche le industrie». E sulle parole di Draghi che giorni fa invitava a scegliere tra la pace in Ucraina e un grado in più del termostato di casa, dice che «ci sarebbe un risparmio del 7%, ma non è che dobbiamo vivere al freddo». Mercalli suggerisce di spingere sugli ecobonus: cappotto termico, pompe di calore, auto elettrica e pannelli solari.

Troppa burocrazia – Nel dibattito sul clima non poteva mancare uno dei grandi attori italiani, Enel. Per l’azienda ha parlato Salvatore Bernabei, Ceo di Green Power che si è collegato alle parole di Cingolani per sottolineare come «molti progetti siano fermi, tra vincoli stringenti e una burocrazia troppo lenta. Ora però ci sono delle priorità, non si può andare al ritmo di dieci anni fa». Sulle rinnovabili l’accelerazione è necessaria perché «tra le nuove ambizioni europee c’è la necessità di reagire rapidamente. Per essere prima possibile indipendenti dalle fonti fossili, dovremmo arrivare a tassi di 6-7 gigawatt all’anno, ora siamo a 2,4».

Autore

Greta Dircetti

Nata a Padova nel 1995. Laureata in Governo delle amministrazioni all'università di Padova e in Mass media e Politica all'università di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.