Caine, storie di donne detenute: dalla prigione alla rinascita

Al Festival di Perugia il reportage girato dietro le sbarre di Salerno e Pozzuoli dalla giornalista Amalia De Simone
La direttrice del carcere di Fuorni, Rita Romano: «La detenzione diventa un riscatto solo se il tempo della pena è pieno di contenuti e di cose da fare»

Due volte alla settimana per un anno. La videocamera in spalla e nessun pregiudizio. Questi sono gli strumenti usati dalla giornalista d’inchiesta Amalia De Simone, per realizzare “Caine, storie di donne detenute”. Con la collaborazione della giornalista Simona Petricciuolo e con Assia Fiorillo, cantautrice partenopea, ha frequentato i penitenziari femminili di Fuorni-Salerno e Pozzuoli. Il risultato è un reportage che racconta storie di donne, madri e figlie, dopo le condanne. Ma non solo: da dietro le sbarre è nata anche una canzone, “Io come te”, che dà voce ai racconti delle detenute.

Storie di donne dietro le sbarre – Jessica è una ragazza di 26 anni. Da sei è in carcere e non ha mai visto il padre malato, neanche quando è morto. «Siamo cifre su fogli», dichiara nel documentario. Valentina è una rapinatrice “per noia”. Mutu ha il corpo sfigurato dalle cicatrici procurate dalle botte degli ex compagni. La sua condanna è scattata dopo aver reagito all’ultimo di questi episodi. Giusy, invece, era la leader della piazza di spaccio di Ponticelli, un quartiere di Napoli in cui: «o finisci “azzeccato” a terra – dichiara la donna – oppure in carcere».

L’esperienza di “Ciruzziello” – Anna Cigliano ha 54 anni e 33 li ha trascorsi in carcere. Con la voce commossa dice: «Ero già stata a Perugia, ma ci ero venuta col blindato». Questa donna oggi è libera e vuole ricostruire la sua vita. Non ha trovato lavoro ma è fiduciosa perché in tanti la stanno aiutando. “Ciruzziello”, questo il nome che avevano dato alla donna nel carcere di Salerno, ricorda la sua vita dentro la cella, parlando ancora al presente: «Siamo in 15 con un solo bagno», ci dice. Poi descrive il momento in cui ha riacquistato la libertà: «Volevo uccidermi perché i miei genitori non c’erano più. Per colpa di mia sorella non l’ho fatto». «Per merito», la corregge Amalia De Simone.

In carcere accade di tutto – Una sera a “Fuorni”, una detenuta ha sradicato un water. «Non avevo mai considerato prima – dichiara a Quattrocolonne De Simone – la frustrazione di non dormire notti intere perché la vicina di cella è in crisi di astinenza». Poi interviene Rita Romano, direttrice del Carcere di Salerno, anche lei a questo panel del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia: «la detenzione può diventare un riscatto solo se il tempo della pena è pieno di contenuti, di cose da fare, nonostante i pochi mezzi». Romano è una donna appassionata al suo lavoro, il suo motto è: la fantasia al potere. «Bisogna dare un’altra opportunità a queste signore – dice – per me la parola detenute non esiste».

Assia Fiorillo, la voce di chi non ne ha – Prima di cantare la canzone nata in carcere Assia Fiorillo racconta la sua esperienza con queste donne: «all’inizio molte di loro erano scettiche. Con la musica napoletana hanno iniziato a uscire dalle celle. Erano affascinate ed è stato quello il momento in cui hanno raccontato le proprie storie».

Autore

Mariafrancesca Stabile

Nata a Copertino (Lecce) il 3 settembre 1992. Diplomata al liceo classico "Giuseppe Palmieri" di Lecce, è laureata in giurisprudenza presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.