Arte rubata, il contrabbando dilaga sul Web

In Italia trafugata un'opera al giorno, un bene archeologico ogni 5 minuti, ma l'Umbria rimane un'isola felice
Il Progetto PSYCHE riconosce online i pezzi rubati, il colonnello Barbieri: «Qui poche denunce, ma il fenomeno non si è mai fermato»

“Chi è dell’arte, stima l’opera” è un detto non sempre valido quando si parla di furti nel settore. In Italia le opere d’arte vengono rubate dalle chiese, dalle case private dei collezionisti e ormai molto meno dai musei, che si sono dotati di sistemi d’allarme. Altre volte si tratta di reperti archeologici scavati e depredati clandestinamente: in entrambi i casi ladri e tombaroli spesso non conoscono il valore esatto del bene rubato.

I numeri dei beni culturali rubati – Le statistiche sui furti di opere d’arte nel 2019 dicono che ci sono circa 350 furti all’anno in Italia. Un furto al giorno. Mentre per quanto riguarda le antichità scavate di frodo, viene recuperato un oggetto antico ogni cinque minuti. «Un grosso problema è la mancanza di controllo all’interno di chiese e abbazie, per la maggior parte ancora violabili», dichiara a Quattrocolonne Fabio Isman, giornalista e autore del libro “Quando l’arte va a ruba. Furti e saccheggi, nel mondo e nei secoli”. Nel 2019 l’Umbria era al sesto posto in Italia per numero di furti, che si verificano soprattutto dove è più forte la presenza della criminalità organizzata. «Il tessuto sociale della regione è ancora sano – conferma il comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale dell’Umbria, Guido Barbieri – e i reati collegati alle opere d’arte non hanno evidenziato l’interesse dei gruppi mafiosi».

Il Progetto PSYCHE – Nel 2021 i furti in regione sono stati solo sette. Le limitazioni alla circolazione imposte dalla pandemia hanno portato a questa diminuzione dei reati, ma «la guardia resta alta – continua il comandante Barbieri – perché la vendita online dei beni culturali trafugati non si è mai fermata». Chi possiede un negozio deve rispettare degli obblighi di registrazione degli oggetti messi in vendita, cosa che attraverso la rete non avviene. Un aiuto fondamentale per contrastare il contrabbando delle opere è la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, che ne conta più di un milione e 700 mila. Per migliorare lo scambio di informazioni tra Paesi, nel 2011 in Europa è stato avviato il “Progetto PSYCHE” (Protection SYstem for Cultural Heritage), che si basa sulla comparazione delle immagini sul web con quelle disponibili nella banca dati. L’operatore individua una foto recuperata nel corso di un controllo o da un sito internet di una casa d’aste. Se, ad esempio, si tratta di un dipinto di una Madonna con bambino, inserisce nella ricerca parole chiave come “Madonna”, “bambino”, “trono”. Il database fornisce dei risultati in base a quei criteri e permette all’operatore di capire se si tratti di un’opera rubata. «Il valore del bene è sempre indifferente: quello che conta è recuperare la testimonianza storica, restituire un’opera d’arte alla sua comunità», conclude Barbieri.

Quali opere d’arte interessano ai ladri – Più è alto il valore di un bene, meno un ladro sarà interessato al furto: è praticamente impossibile vendere un capolavoro senza essere scoperti. La strada prediletta in questi casi è quella del riscatto: chiedere soldi in cambio della restituzione. Le opere meno conosciute, invece, possono essere vendute con facilità. Il critico d’arte Giulio Carlo Argan diceva che «chi ruba preferisce i quadri che raffigurano le natività, perché da una sola opera se ne ricavano cinque: bambino, madonna, San Giuseppe, asinello e bue» . La dimensione delle opere è fondamentale: «I ladri di solito puntano a quelli piccoli – rivela Fabio Isman – perché sono più facili da trasportare e da nascondere». In Inghilterra un autoritratto di Rembrandt, di 20x30cm, è stato rubato quattro volte: «lo mettono in tasca, letteralmente, tanto che ormai l’opera si conosce come il “take away Rembrandt”».

Un furto clamoroso in Umbria – Nel 1987 dalla pinacoteca comunale di Bettona, a pochi km da Perugia, i ladri rubarono 27 quadri, tra cui un Perugino molto importante, la “Madonna della misericordia”. Un colpo davvero incredibile. La banda aveva scoperto che la chiave del portone della pinacoteca era custodita nel cassetto di una scrivania dei vigili urbani. Dopo averla recuperata, i ladri entrarono indisturbati dal portone principale e portarono via il bottino. Solo a molto tempo di distanza “il tesoro” fu ritrovato in Giamaica, a casa di Johon Franklin, un senatore chiacchierato. Si diceva che i quadri valessero come assicurazione di una partita di droga. I carabinieri cercarono una prima volta di perquisire la casa del politico, ma non gli fu concesso perché il senatore aveva ancora un ruolo importante. Con il cambio della maggioranza di governo, nel 1992, si riuscì a perquisire l’abitazione e il bottino fu restituito all’Umbria.

Autore

Mariafrancesca Stabile

Nata a Copertino (Lecce) il 3 settembre 1992. Diplomata al liceo classico "Giuseppe Palmieri" di Lecce, è laureata in giurisprudenza presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.