Idrogeno, a Terni la mobilità diventa un caso: è scontro tra Comune e Regione

Il progetto "Hydra” punta tutto sui nuovi autobus, ma la giunta regionale rilancia: «Il futuro è il treno elettrico»
E c’è chi immagina un futuro diverso. Fressoia (Italia Nostra): «Il mio sogno? Una metropolitana regionale»

Muoversi inquinando meno si può, ma sul trasporto pubblico in Umbria c’è una vera e propria battaglia istituzionale. La Regione guarda alla mobilità sostenibile puntando sull’elettrico, mentre il Comune di Terni sceglie gli autobus a idrogeno.

Il progetto Hydra – Il Comune vorrebbe convertire l’intero trasporto pubblico della città entro il 2025, sostituendo gli autobus a metano con quelli a idrogeno. Il Ministero dei Trasporti per ora ha messo a disposizione dell’amministrazione comunale di Terni circa 7 milioni di euro per l’acquisto di dieci autobus a basso impatto ambientale.

Idrogeno: c’è quello grigio e il verde – Il progetto è ambizioso e punta alla mobilità verde con l’utilizzo, però, dell’idrogeno grigio, estratto da fonti fossili, come il metano o altri idrocarburi. Questa sostanza non è a impatto zero, perché la sua estrazione rilascia in atmosfera grosse quantità di anidride carbonica. L’unico idrogeno a zero emissioni è quello verde, estratto da fonti rinnovabili, come l’acqua, che però richiedono molta energia. Certo, le emissioni a Terni verrebbero comunque ridotte: «Perché non farlo? Produciamo idrogeno in abbondanza già da tempo», afferma l’assessore all’ambiente e ai lavori pubblici di Terni, Benedetta Salvati. Alla città questa sostanza viene fornita da anni dalla Lindegas, che ne produce in esubero. «E’ un efficientamento dell’idrogeno già prodotto – continua la Salvati – in questo momento non viene utilizzato ed è riversato inutilmente nell’atmosfera».

Le perplessità della Regione – La giunta Tesei guarda con scetticismo al progetto ternano per più ragioni: la prima è che intende puntare sui treni elettrici, perché un veicolo a idrogeno utilizza circa il doppio dell’energia che serve per alimentare un mezzo elettrico. «Bruciare metano per produrre idrogeno – sottolinea l’assessore regionale ai Trasporti, Enrico Melasecche – si può evitare continuando a utilizzare autobus direttamente a metano, che costano meno. Comprendo il business che c’è dietro la produzione degli autobus a idrogeno ma non ci si può fermare alle etichette, bisogna entrare nel cuore dei problemi per risolverli davvero». Un’altra perplessità riguarda gli investimenti rilevanti «perchè – continua l’assessore Melasecche – a Terni sono già stati destinati dei fondi del Pnrr per il rilancio dell’area Polimer, con cui verrà prodotta plastica biodegradabile». Per questa ragione, secondo l’assessore, è impensabile assegnare altro denaro a Terni anche per il progetto Hydra.

Treni elettrici per il futuro – La giunta regionale punta tutto sui treni elettrici. La Ferrovia centrale umbra, chiusa nel 2017 per mancanza di manutenzione, riaprirà entro il 2026, data ultima per l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Ci sono 163 milioni per la riapertura delle tratte San Sepolcro-Città di Castello e Ponte San Giovanni-Terni. «La ferrovia sin dall’inizio fu pensata per l’uso di vettori elettrici, che però non hanno mai funzionato, lasciando il posto a treni a energia termica», ricorda l’assessore.

Una metropolitana per tutta la regione – C’è poi chi coltiva il sogno di collegare tutta l’Umbria con una metropolitana di superficie, utilizzando la tecnologia tram-treno. Il progetto dell’architetto Luigi Fressoia, presidente dell’associazione “Italia Nostra”, è quello di sfruttare quattro grandi binari ferroviari, già esistenti in Umbria, facendoli convergere in un unico punto di snodo a Ponte San Giovanni. La frazione perugina è collegata a quella di Sant’Anna, nel capoluogo, da dove è possibile raggiungere tutta la città fino a Fontivegge, reimmettendosi in ferrovia, senza cambiare mai il mezzo. Questo progetto sarebbe realizzabile in tre anni, ridurrebbe del 70% le emissioni, con un costo pari a 256 milioni. «Abbiamo proposto una rivoluzione copernicana – spiega l’architetto Fressoia – ma la giunta regionale non ci ascolta. Vogliono ripristinare il vecchio servizio ferroviario, che è debole e non funzionerà, perché non è in grado di collegare bene tutta la regione». Idee ambiziose per un futuro sostenibile, vedremo in quale direzione andrà la mobilità umbra.

Autore

Mariafrancesca Stabile

Nata a Copertino (Lecce) il 3 settembre 1992. Diplomata al liceo classico "Giuseppe Palmieri" di Lecce, è laureata in giurisprudenza presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.