Palmetta, l’orto oltre le sbarre

A Terni il giardino di una vecchia scuola di campagna è diventato Orto21, un laboratorio di inclusione sociale per detenuti
La storia Ali: «Il lavoro con il progetto dell’associazione Demetra mi ha aiutato a ricostruire il rapporto con la mia famiglia»

Giusto il tempo di un saluto e Ali (nome di fantasia) corre subito verso l’orto per controllare i germogli e le piante: pomodori, cime di rapa e il coriandolo che ha iniziato a coltivare in primavera, all’inizio del tirocinio al Centro di Palmetta. Alla periferia di Terni, l’associazione Demetra ha trasformato la vecchia scuola di campagna in un centro di aggregazione giovanile e poi in un vero e proprio laboratorio di inclusione sociale. Ali e un altro ragazzo detenuto, entrambi originari del Pakistan, hanno partecipato alla terza edizione del progetto Orto21. L’obiettivo è dare concretezza all’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario, che prevede siano offerte possibilità di studio e lavoro ai detenuti al di fuori delle carceri. Per farlo, i progetti dell’associazione Demetra intrecciano la promozione della creatività artistica e la rigenerazione urbana all’inclusione sociale.

Piantumazioni, potature, tosatura dell’erba e piccoli lavori di manutenzione: c’è tanto da fare nel giardino del Centro di Palmetta dalla primavera fino all’inizio dell’inverno. Alternandosi di anno in anno, più di dieci detenuti si sono impegnati in un vero e proprio lavoro, un tirocinio retribuito che negli anni è stato sostenuto dalla Regione Umbria, dalla fondazione Carit, dalla Chiesa evangelica valdese e da tanti cittadini: un’opportunità per riscoprire parte della quotidianità smarrita in carcere. Ma c’è di più: tutto, nel giardino di questa vecchia scuola di campagna, vuole essere un incentivo all’inclusione, uno spunto per tornare a vivere dentro la società, oltre la pena.

L’orto sinergico ne è l’esempio più chiaro. «Non sapevo cosa fosse prima di arrivare qui – spiega Ali – poi ho capito quanto sia importante coltivare piante che si “aiutino” fra loro, come fanno le radici dei pomodori con quelle del basilico». Un’allusione alla società umana e all’influenza che le scelte di ciascuno hanno anche sulla vita degli altri. E a Palmetta le occasioni di dialogo e di confronto non mancano: spesso si discute riuniti attorno a un tavolo. «Abbiamo preparato cibo italiano e specialità pakistane, per questo abbiamo coltivato anche il coriandolo», ci dice Ali, indicando con orgoglio le piantine verdi. Poi ci sono i «cerchi», le riunioni settimanali dove si discute del lavoro svolto e degli obiettivi per il futuro.

«L’ideale – spiega Caterina Moroni, coordinatrice del progetto – è che il termine del tirocinio sia più vicino possibile alla data di scarcerazione, in modo da facilitare il reinserimento di queste persone nel mondo del lavoro». Nel caso di Ali il fine pena è vicino: anche grazie a Orto21 ha riallacciato i rapporti con la famiglia, con cui presto tornerà al lavoro, a Terni. Per altri, usciti dal carcere si aprono strade diverse: c’è chi torna nella propria città d’origine, c’è chi vuole restare. «Alcuni vicini del centro di Palmetta – continua la coordinatrice – hanno notato l’impegno dei tirocinanti e c’è chi ha offerto loro un impiego per svolgere alcuni lavori domestici».

Coltivare la terra non basta per orientarsi fuori dal carcere. Anche grazie alla collaborazione costante della Casa circondariale di Terni e dell’Uepe (l’ufficio per l’esecuzione penale esterna), i volontari dell’associazione Demetra che organizzano il tirocinio, hanno coinvolto tanti artisti amici dell’associazione. Così, negli ultimi anni, il Centro di Palmetta è diventato anche un Parco di opere d’arte ambientale, dove i tirocinanti hanno anche fatto da guida ad alcuni visitatori. «Il dialogo fra gli artisti e i ragazzi detenuti è stata un’occasione interessante per valorizzare la loro creatività, ma soprattutto – conclude Caterina Moroni – un altro passo importante per abbattere la distanza fra il mondo dei liberi e quello dei detenuti».

Autore

Marco Moroni

Nato ad Ancona il 25 febbraio 1996. Sono laureato in filosofia all'Università degli studi di Macerata, con un percorso di doppio diploma con l'Institut Catholique de Toulouse (Francia). Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.