San Francesco al Prato, 30 anni di restauri non bastano: porte chiuse ai perugini

Terminati i restauri a ottobre 2021 la chiesa ha ospitato un primo grande evento, ma da allora è chiusa
L'architetto Signorini: «La cosa più difficile? Trovare un'acustica che valorizzasse gli spazi». L'assessore Varasano: «Verrà riaperta, vanno solo completati dei lavori»

É il Pantheon dei grandi perugini. Ha ospitato le spoglie di uomini illustri della città: Beato Egidio, compagno di San Francesco e nobili famiglie perugine che hanno fatto decorare le proprie tombe da Perugino, Pinturicchio, Raffaello. Per i nuovi abitanti della città, invece, accedere alla chiesa è al momento impossibile. San Francesco al Prato è stata restituita formalmente alla cittadinanza, ma non è ancora visitabile: i lavori di ristrutturazione, cominciati nel 1989, non sono ultimati.

La storia – Importante centro francescano, sede dei frati minori, fu costruita nel XIII secolo sul prototipo della Basilica d’Assisi sopra la chiesa di Santa Susanna, da cui prende il nome l’intero rione. La struttura nel corso dei secoli ha avuto problemi di staticità, dovuti a frane e terremoti, che ne hanno provocato il crollo delle volte. La chiesa è rimasta scoperchiata per decenni. Gli interventi di contenimento hanno però alterato la configurazione originale e appesantito ancora di più la costruzione. Questi dissesti hanno anche facilitato le spoliazioni napoleoniche: un terzo delle opere requisite in Umbria proveniva da San Francesco al Prato.

Il restauro – Un patrimonio architettonico immenso che però è stato abbandonato dagli inizi del ‘900, per essere recuperato nel 1926. I veri lavori di messa in sicurezza della chiesa sono durati più di trent’anni e solo a ottobre 2021 è stata momentaneamente riaperta al pubblico per un evento di tre giorni. Una storia tanto affascinante quanto travagliata quella dell’ex convento, riportato al suo antico splendore da due generazioni di architetti, padre e figlia. Lo studio di Bruno e Giovanna Signorini ha seguito il restauro dall’inizio alla fine: «Forse la cosa più difficile è stata non cambiare la natura della chiesa – racconta Giovanna – perché da architetto vorresti poterti esprimere senza limitazioni, ma San Francesco al Prato è un gioiello, non si poteva snaturare». A livello tecnico invece è stato molto complicato gestire l’acustica della struttura: «Abbiamo inserito dei sensori in diverse parti della chiesa e per mesi monitorato le curve del suono, per capire come riprodurlo in modo perfetto», spiega l’architetto. Questo aspetto del restauro è fondamentale, perché la chiesa è diventata un auditorium che ospiterà concerti, grandi eventi e incontri pubblici.

L’apertura al pubblico  – Nonostante la chiusura ufficiale del cantiere, la chiesa non è agibile al pubblico se non per eventi autorizzati dal Comune. I perugini non possono ancora godersi il monumento «ed è un peccato – dice l’architetto – visto che l’obiettivo è sempre stato quello di rendere San Francesco al Prato un luogo di incontro per la cittadinanza». Ma perché è chiuso? L’assessore alla cultura Leonardo Varasano allude a «lungaggini dovute al non pieno completamento dei lavori» perché, sostiene, «ci sono ancora delle cose da sistemare per rendere il monumento sicuro e accessibile a tutti». La volontà dell’assessore è quella di concretizzare questi propostiti e farlo il più velocemente possibile, ma una data certa ancora non c’è. Per ora i perugini possono godersi il loro monumento solo dall’esterno.

Autore

Greta Dircetti

Nata a Padova nel 1995. Laureata in Governo delle amministrazioni all'università di Padova e in Mass media e Politica all'università di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.