Pnrr, per i Comuni il bottino è ghiotto ma mancano gli esperti

Pochi tecnici capaci di scrivere e vincere i bandi. Gori (Anci): «Prime gare già a rischio»
Allarme anche dai sindacati, ma c’è chi rimane ottimista. Chiodini (sindaco di Magione): «Il governo ci aiuterà»

«Non riusciremo a spenderli, vedrai». «Ma no dai, io resto ottimista: lo Stato ci aiuterà». Così possiamo immaginare la conversazione tra due amministratori locali italiani davanti alla montagna di soldi in arrivo entro il 2026 con il Piano di ripresa e resilienza. Il Pnrr è in rampa di lancio, sono partiti i primi bandi e ora tocca rimboccarsi le maniche. Dei 191 miliardi di euro destinati all’Italia, quasi il 40% sarà in dote ai Comuni, che dovranno scrivere, progettare, vincere e “mettere a terra” le risorse ottenute. Una sfida complicata per una regione come l’Umbria, che si accollerà oltre tre miliardi di fondi. Figuriamoci per gli enti locali e i piccoli borghi, con pochi esperti e tante gare da scrivere in fretta. 

Ai posti di blocco. Digitalizzazione, transizione verde, edilizia scolastica, viabilità, grandi opere. L’Umbria, come tutta Italia, è in attesa dei primi fondi. «Il grosso partirà a giugno, ci stiamo preparando», dice Silvio Ranieri, segretario regionale Associazione nazionale comuni italiani (Anci), mentre spiega il funzionamento del Pnrr. Per i comuni vuol dire vincere soldi tramite bandi: «Chi spende prende – continua –, anche i più piccoli se bravi a buttare giù progetti validi avranno accesso a tante risorse». Nonostante l’entusiasmo, le criticità ci sono. A partire da chi quei testi li deve scrivere. Nei comuni, dove le assunzioni sono state bloccate negli ultimi 10 anni, c’è mancanza di personale. Il 6 dicembre si è concluso il concorso per individuare i mille esperti da destinare agli enti locali. Architetti, ingegneri, project manager: il cosiddetto “Pronto intervento Pnrr” porterà in Umbria 22 funzionari ad hoc. Ma i primi bandi, quelli per il rinnovamento delle scuole e per l’efficentamento energetico, sono già partiti. «I tempi sono stretti – avverte Ranieri – mancano gli uomini».

Un premier sul lago. «Mario Draghi ci darà una mano, il fatto che abbia passato il Natale sul Trasimeno ci rassicura». La prende sul ridere, forse per sdrammatizzare, Giacomo Chiodini, sindaco di Magione. Il problema è sotto gli occhi di tutti: «Il sistema per assumere personale è farraginoso, se è vero che mettere in mano agli enti locali questi fondi vuol dire velocizzare gli investimenti, dall’altra parte c’è difficoltà nel reperire i tecnici». Oltre ai mille esperti, l’Anci ha ottenuto dal governo un fondo da 30 milioni per assumere in via diretta queste figure, anche se «in molti preferiscono andare nel privato». Una delle priorità, in Umbria, è l’attrattività dei borghi: «I sindaci lo sanno – continua Chiodini – il Pnrr è la grande occasione per rinnovarli e far ritornare servizi necessari e da tempo trascurati». Il 21 dicembre è partito il primo bando: 380 milioni messi dal Ministero della Cultura per valorizzare i borghi storici. Bisogna correre.

Piccoli e in difficoltà. «Le prime gare le abbiamo già perse». Pessimista invece Federico Gori, sindaco di Montecchio, comune in provincia di Terni con 1500 abitanti. Per Anci si occupa di coordinare gli enti più piccoli dell’Umbria. «Questi bandi ci fanno felici – dice – ma non siamo in grado con così poco personale: è come un cane che si morde la coda». E se il nuovo fondo da 30 milioni è «un segnale di speranza», da soli i piccoli comuni umbri «difficilmente ce la faranno». Gori, che a Montecchio ha appena visto il suo tecnico addetto ai bandi andare in pensione, accusa la sproporzione tra grandi città e piccoli comuni, da tempo in sofferenza: «Non siamo dei bambini capricciosi, ma 5.500 comunità che in tutta Italia sono in difficoltà». Scuola, sanità, ma anche servizi bancari. Tanti gli interventi da fare: «Serve un coordinamento tra Anci e la regione».

Sindacati preoccupati. Il peso delle parti sociali nella sfida Pnrr è forte. Tra tutti, sono i sindacati ad esprimere maggiore perplessità e a cercare di indirizzare gli investimenti verso gli ambiti più affini. Anche in Umbria sono diverse le prese di posizione: «Serve un patto con la regione – avverte Vincenzo Sgalla, segretario Cgil Umbria – basta libri dei sogni, le priorità sono la sanità e il turismo». Così la pensa Angelo Manzotti, segretario regionale Cisl, preoccupato per il settore delle costruzioni e per la qualità dei contratti in Umbria: «Chiediamo un patto per il lavoro e per il sociale, con un progetto comune per uscire da un tunnel di crisi troppo lungo». La carenza di esperti nelle amministrazioni rimane il nodo centrale. Desirè Marchetti, segretaria FP-Cgil Umbria, chiede «braccia, gambe e competenze negli enti locali»: «Il Pnrr arriva in realtà aggredite da carenze occupazionali, siamo arrivati ai blocchi di partenza poco allenati». La mancanza di specialisti, secondo Marchetti, porta “all’estensione della responsabilità”: «Nelle piccole realtà – spiega – il geometra fa anche l’architetto e l’ingegnere». Insomma, se sulla parte tecnica si gioca il Pnrr, c’è da sperare che durante il suo soggiorno umbro il premier ne abbia incrociato qualcuno. 

Autore

Giulio Ucciero

Nato a Jesi (Ancona) l'11 gennaio 1997. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica di Milano, con un periodo Erasmus a Lisbona. Vive tra Milano e Roma. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.