Oltre l’emergenza: l’Umbria delle “case di comunità”

Con il Pnrr molte strutture abbandonate saranno riconvertite: obiettivo una sanità diffusa, più vicina al cittadino e ai pazienti cronici. Il caso Gualdo
Riccardo Bogini, giovane medico: "Tra 5 anni mi vedo in una casa di comunità: è l'unica opportunità per svecchiare il sistema dell'assistenza territoriale"

Un palazzo dei primi del Novecento immerso nel verde e circondato dalle montagne: l’ex ospedale “Calai” di Gualdo Tadino è chiuso dal 2008. Ha attraversato il secolo con tanti nomi diversi ed è sopravvissuto a un decennio di abbandono. «Il corpo centrale, quello più antico, si è conservato meglio della struttura costruita negli anni Sessanta», spiega il sindaco Massimiliano Presciutti. Grazie al Recovery Fund il vecchio nosocomio potrebbe trasformarsi in una delle diciannove case di comunità che ridisegneranno la geografia umbra dell’assistenza sanitaria. Non ospedali nell’accezione classica: senza posti letto e corsie d’emergenza, le nuove case della salute saranno il punto di convergenza di servizi socio-assistenziali e cure primarie. Cinque anni e cinque milioni per portare in quell’edificio in disuso medici di famiglia, pediatri di libera scelta, infermieri, dietisti e ancora tecnici della riabilitazione e psicologi…

Medici di famiglia – Riccardo Bogini (36 anni), del Coordinamento giovani medici e odontoiatri di Perugia, ha cominciato a esercitare la professione durante la pandemia. Ha aperto il suo studio nel momento in cui ai generalisti è stato chiesto di fare da argine al dilagare del virus; di continuare, nonostante tutto, a fare prevenzione e diagnosi precoce; di sperimentare sul campo nuove forme di contatto con il paziente. Di fronte alle sfide lanciate dall’emergenza, le fragilità della medicina territoriale sono esplose. Anche per questo Riccardo non ha dubbi: nel 2026 si vede con il camice bianco in una casa della comunità, non in uno studio privato e solitario: «La missione numero sei del Pnrr dà l’opportunità a noi medici di base di svecchiare un sistema che, così com’è, ha dei grossi limiti». I nodi vengono al pettine quando un paziente viene dimesso e ha bisogno di un accompagnamento multidisciplinare o quando serve l’intervento di un assistente sociale: «La comunicazione è farraginosa e le energie si disperdono», conclude.


Cronicità – Sia le case sia gli ospedali della comunità, strutture che stanno a metà tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, sono pensati soprattutto per ricucire gli strappi tra sanità pubblica e pazienti con patologie croniche. «Si dovrebbe combattere la solitudine, spesso è il sostegno psicologico a mancare e il Covid ha reso ancora più evidente questa necessità»: Sergio Felicioni, padre di una ragazza affetta da infiammazione intestinale cronica benigna, ha fondato Un filo per la Vita. L’associazione, che ha sede a Spello, è nata nel 2005 al Bambino Gesù dall’iniziativa di otto genitori. Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante, ma restano i problemi strutturali.

Difficoltà quotidiane – «Dietro le persone con questa insufficienza d’organo, c’è quasi sempre una madre che rinuncia a lavorare», denuncia Felicioni. L’obiettivo non è solo alleggerire i caregiver su cui gravano le responsabilità di cura, ma accorciare le distanze con i centri in cui si effettuano i controlli periodici: «Spesso sono due o trecento chilometri lontani da casa», sottolinea. Per questo Un Filo per la vita ha allestito un consultorio sulla nutrizione artificiale in una farmacia di Foligno. Aspettando il taglio dei nastri, c’è una dottoressa in pensione, esperta di cure palliative, che, due volte a settimana, si mette a disposizione della comunità umbra.

Autore

Ludovica Passeri

Nata a Roma il 22 giugno 1995. Diplomata al liceo classico Terenzio Mamiani. Laurea magistrale in Storia alla Sapienza con Erasmus presso l’Université Paris-Sorbonne e borsa di ricerca tesi all’estero. Tirocinio di cinque mesi in una redazione di Rai 2 nel 2019. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.