I fedeli Bahá’í, dalla lontana Persia a Perugia

Storia della piccola ma impegnata comunità presente in Umbria da oltre 60 anni
I primi seguaci si unirono nel 1844, perseguitati dalle autorità islamiche del tempo. Oggi si contano 5 milioni di fedeli in tutto il mondo

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare della fede Bahá’í. Pochi, presumibilmente. Eppure questa religione nel giro degli ultimi 50 anni ha più che decuplicato i credenti e si è diffusa su larga scala: pur essendo poco più di 5 milioni, i suoi aderenti sono distribuiti in tutto globo, tanto che solo il Cristianesimo è presente in un numero maggiore di paesi. Anche l’Italia non fa eccezione, con quasi 5000 praticanti. la comunità umbra è modesta ma attiva e ben radicata sul territorio.

L’origine e la struttura – Questa religione monoteista nasce attorno alla metà dell’Ottocento in Persia, dove un mercante soprannominato Bab (“la porta” in lingua farsi) annuncia l’arrivo di un grande educatore universale. Perseguitato dal clero islamico, fu fucilato nel 1850 con alcuni seguaci; il suo corpo viene trasportato di nascosto dai fedeli sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele, lì dove oggi ha sede il centro mondiale Bahá’í.

Nel 1863 un nobile persiano, che prese il nome di Bahá’u’lláh (“gloria di Dio” in lingua araba), rivela di essere il prescelto. Da lì fino alla morte, avvenuta nel 1892, scrive circa 15 mila opere che costituiscono i testi sacri del Bahaismo. Con una successione ereditaria, prima il figlio maggiore Abdu’l Bahá e poi il nipote Shoghi Effendi guidano i credenti fino al 1957. Il decesso senza eredi di Effendi porta una trasformazione nella comunità, che adotta dal 1963 un’organizzazione differente: da allora al vertice c’è la Casa universale di giustizia, composta da 9 membri eletti ogni 5 anni dai rappresentanti delle assemblee di tutto il mondo, a loro volta indicati con lo stesso metodo a livello locale.

I principi – L’unicità di Dio e della religione nel corso della storia, l’unità del genere umano, la rivelazione progressiva della verità religiosa, la parità tra donne e uomini sono alcuni dei precetti cardine della fede Bahá’í. Parimenti importanti sono la libera ricerca della verità, l’armonia tra scienza e religione, il grande valore dell’educazione nella formazione dell’individuo, l’armonia tra dimensione materiale e spirituale. Lo scopo ultimo di questa religione, che non ha clero e che vieta il proselitismo, è l’unità del genere umano attraverso la pace universale. «È giunto il momento di stabilire una società globale giusta, pacifica, unificata e che rispetti la diversità in tutte le sue forme» scriveva Bahá’u’lláh quasi 150 anni fa.

La fede in Umbria – La presenza dei fedeli Bahá’í nella regione è ormai datata. Nel 1959 alcuni giovani provenienti dalla Persia si trasferirono a Perugia per motivi di studio. L’anno seguente quei ragazzi, assieme ad alcune famiglie di stranieri, costituirono nel capoluogo la prima Assemblea spirituale locale, la quarta in Italia dopo Milano, Palermo e Genova. Nel 1961 si registra la prima conversione di un umbro. «Se una volta i cognomi erano orientali – spiega Mario Ballarani, portavoce della comunità perugina – ora sono quasi tutti locali».

Sono una sessantina i credenti: si va dai piccoli gruppi, spesso familiari, distribuiti tra Assisi, Bastia Umbra, Città della Pieve, Città di Castello, Corciano, Foligno, Magione, Marsciano, Piegaro, Spoleto, Terni e Todi, all’Assemblea locale di Perugia che dispone di un centro in via Caprera, vicino alla stazione, per i suoi 20 fedeli. «Questa struttura ce l’abbiamo dal 1975 – prosegue Ballarani – ed è frutto di una donazione. La usiamo per le riunioni di preghiera e per le iniziative che proponiamo». Durante la pandemia è stata a lungo chiusa: «Per i nostri incontri – continua Ballarani – abbiamo dovuto utilizzare il web. Ma come ci ha insegnato il profeta Bahá’u’lláh, abbiamo accolto con interesse la possibilità di sfruttare le nuove tecnologie».

La comunità è attiva nel territorio con seminari, appuntamenti e progetti, soprattutto a favore dei giovani. «Con l’Associazione di promozione sociale “Gianni Ballerio” – conclude Ballarani – organizziamo iniziative come centri estivi e aiutiamo chi si trova in difficoltà, come è accaduto durante la pandemia». Importante la collaborazione con le altre confessioni riunite nel Tavolo della pace, con le associazioni non governative e con gli enti locali. Il loro impegno a favore della comunità è stato premiato. Basti pensare che sin dal 1987 il comune di Perugia ha destinato un’ala del cimitero ai fedeli defunti «come riconoscimento – si legge in una nota dell’epoca – per l’impegno nel promuovere la pace, la tolleranza e il bene della società».

Autore

Alberto Vigonesi

Nato a Vicenza il 01/10/1990. Laureato in Politica Internazionale e Diplomazia all'Università degli Studi di Padova. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.