La galassia No Vax del web: bufale virtuali, effetti reali

Fake news e teorie cospirazioniste su Covid e vaccini affollano siti web e canali Telegram
L'esperto Matteo Grandi: «La disinformazione come reazione al caos comunicativo trasmesso dai media»

Grafene nei vaccini, nanochip “5G” inseriti sottopelle durante le iniezioni e ivermectina da usare come cura per il Covid: sono solo alcune delle “bufale” circolate online da quando è scoppiata la pandemia. Un flusso di disinformazione che con l’evolversi dell’emergenza ha cambiato forma, prendendo le sembianze di teorie del complotto sulla nascita del virus prima, e sull’esistenza di una “dittatura sanitaria” poi. È una sorta di dottrina della “minoranza rumorosa” che popola i gruppi online su Telegram e Facebook e le piazze delle proteste, in Italia e in Europa.

Telegram e proteste
In molti casi la comunicazione No vax nel web è degenerata. A fine settembre il canale Telegram “Basta didattura”, con 40mila iscritti, è stato oscurato dalla stessa piattaforma per violazione dei termini di servizio. In uno degli ultimi messaggi inviati, gli utenti venivano invitati a diffondere le informazioni personali e i numeri di telefono di ministri, politici e virologi. A Milano un 28enne è stato denunciato per istigazione a delinquere dopo le manifestazioni “No pass” di novembre. A casa sua sono stati trovati coltelli e pistole. Il canale Telegram che gestiva, dal nome “No Green-pass! Adesso Basta! Movimento italiano”, contava 34mila iscritti.

La galassia web dei No-Vax
In Italia è presente un fitto sottobosco di siti di “disinformazione”, delle vere e proprie fabbriche di fake news che propongono articoli, interviste, telegiornali tematici e traduzioni di interventi di sedicenti “esperti” internazionali. I toni variano molto: alcuni siti web usano uno stile pseudoscientifico, altri puntano sulla retorica antisistema e altri ancora fanno leva su riferimenti religiosi o mitologici. Spesso i contenuti più controversi sono riservati agli abbonati (paganti), come ad esempio i video in cui viene esposta la teoria cospirazionista secondo cui Bill Gates, il magnate dell’informatica, promuoverebbe l’uso dei vaccini come strumento di sterminio di massa con lo scopo di ridurre la popolazione mondiale. Una teoria del complotto che nel maggio 2020 è arrivata anche in Parlamento per bocca di Sara Cunial, deputata nota per le sue posizioni No Vax e No Green Pass, che in un intervento alla Camera ha parlato, tra le altre cose, di “tatuaggi quantici” (che servirebbero a schedare le persone) e vaccini mRna inoculati per riprogrammare il sistema immunitario degli esseri umani.

A caccia di bufale
A far da contrappeso al dilagare delle fake news degli ultimi anni ci sono i siti di “debunking”, delle piattaforme specializzate nel confutare notizie false o antiscientifiche che circolano maggiormente in rete e nei social media. Tra queste c’è Butac.it (acronimo di “bufale un tanto al chilo”), un blog specializzato nello “sbufalamento” che collabora anche con la Federazione nazionale degli ordini dei medici. «Nel sito spieghiamo, anche con un po’ d’ironia, perché una certa notizia che circola sul web non è vera», ci dice Michelangelo “Maicolengel” Coltelli, fondatore di Butac. «Il nostro lavoro non ha l’obiettivo di far cambiare idea al complottista che crede alla terra piatta o a teorie simili – spiega –  noi cerchiamo di intercettare gli utenti “silenziosi”, la “zona grigia” di chi usa i social solo per leggere quello che dicono gli altri senza commentare».

Una “Caporetto comunicativa”
Ma perché la disinformazione sul Covid si diffonde? Matteo Grandi, giornalista esperto di web e comunicazione, autore del libro “La verità non ci piace abbastanza. Il Virus della disinformazione fra bufale, Web e giornali”, spiega che la causa è il caos informativo, “l’infodemia” che ha caratterizzato l’emergenza sanitaria. «Quando arrivano informazioni contrastanti dai media e dalle istituzioni, la persona comune rimane disorientata», spiega Grandi. «Un grande errore è stato spettacolarizzare il dibattito tra virologi in televisione», prosegue. «Il confronto tra scienziati fa parte del processo che serve per arrivare alla verità scientifica, ma il pubblico ha pensato che anche tra gli esperti ci fosse disaccordo. E se non ti puoi fidare della scienza, a quel punto vale tutto…».

Autore

Silvia Serafini

Nata nel 1992 ad Ascoli Piceno. Laureata in Comunicazione e culture digitali all'Università di Macerata con una tesi sul giornalismo d'emergenza. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia