Sperello Alighieri: «Vi racconto l’amore di Dante per le stelle»

Il discendente del Sommo Poeta vive a Perugia e studia la cosmografia
«La Divina Commedia è un viaggio interdisciplinare che contiene tante conoscenze scientifiche: ha previsto teorie poi dimostrate da Einstein»

È senz’altro curioso che uno dei maggiori esperti di cosmografia dantesca sia proprio un discendente diretto del Sommo Poeta. Nelle sue opere, Dante descrive lungamente i cieli e le stelle: oggi un suo consanguineo studia e approfondisce questo aspetto, scoprendo ogni giorno qualcosa di nuovo. Il conte Sperello di Serego Alighieri che vive nella splendida Villa Aureli, poco fuori Perugia e che condivide con il suo illustre avo il cognome, alcuni tratti somatici e, soprattutto, l’amore per il cosmo. Nel corso della sua vita ha intrapreso la carriera scientifica, laureandosi in astronomia all’Università di Padova e lavorando per l’Agenzia Spaziale Europea, realizzando il prototipo di quello che sarebbe diventato Hubble, il telescopio spaziale più importante della storia, in orbita dal 1990. «Ho lasciato Dante dopo il liceo, decidendo di buttarmi su tutt’altra materia – racconta – per tornare sui miei passi da adulto e mettere le mie conoscenze al servizio delle sue opere».

Una conoscenza sconfinata – Dante era un uomo estremamente colto, conosceva rami diversissimi dello scibile umano e per questo, almeno secondo il conte Alighieri, non ci si poteva limitare ad analizzare i canti come si fa solitamente a scuola, ma serviva integrare quel bagaglio culturale con un punto di vista più globale e non solo letterario. . «Le conoscenze del tempo – spiega – erano molto più varie di quanto si pensi, ma erano comunque minori di quelle odierne. Oggi ci si concentra su un solo argomento e si approfondisce alla perfezione, ma nel medioevo non era raro trovare persone che studiassero contemporaneamente la poesia, l’astronomia, la matematica, la storia e la religione. Per questo bisogna diffidare di chi dice di sapere ogni cosa della Divina Commedia: è semplicemente impossibile».

Viaggio a tutto tondo – Dal punto di vista strettamente cosmologico, l’universo dantesco è molto accurato e rimanda a concetti che sarebbero stati studiati solo nel Novecento: «Quando Dante, assieme a Beatrice – racconta- alla fine del canto XXVII del Paradiso arriva al Primo Mobile (l’ultimo dei nove cieli che, come sfere concentriche, avvolgono la terra), descrive una struttura parallela, fatta di altre nove sfere concentriche, i Cori Angelici. Al centro di questo schema c’è un punto fisso e luminoso: Dio. Questo principio di reciprocità e simmetria ricorda molto l’ipersfera di Einstein, che venne scoperta solo con la teoria della relatività degli elementi (1915)».

Complessità e futuro – L’ipersfera è un concetto rivoluzionario che oggi è abbastanza superato, ma che al tempo di Einstein descriveva l’universo come un insieme statico di sfere concentriche. Proprio come il cielo descritto da Dante, l’ipersfera racchiude dentro di sé sfere via via più piccole e che esiste oltre le tre dimensioni canoniche. Chiaramente Dante non poteva né conoscere questi princìpi, né prevedere il loro studio, ma ha potuto azzardare una descrizione accurata per via della sua grande conoscenza della fisica dei solidi, in particolare della sfera. Questo è solo un esempio della complessità di un’opera come la Divina Commedia, che, secondo Sperello di Serego Alighieri, dovrebbe essere studiata in un altro modo nelle scuole: «Sarebbe bello se i docenti di lettere chiedessero l’aiuto dei colleghi di fisica o di matematica durante le spiegazioni di determinati passaggi del viaggio dantesco: così gli studenti si appassionerebbero e capirebbero quanto lavoro c’è dietro a un’opera che continua ancora oggi a riservare sorprese. Non sarebbe male».

Un giardino senza età – Villa Aureli è un luogo che sembra fermo nel tempo: piena di animali (cani, sei, affettuosissimi, ma anche oche, galline, asini) all’esterno e colma di libri e testimonianze storiche all’interno: «In passato è stata occupata prima dai nazisti e poi dagli alleati – racconta Sperello -. La cosa incredibile è che qualcuno ebbe la brillante idea di disegnare un bombardiere su un affresco. Mio padre ci mise veramente tanto a rimuoverlo e sostituirlo con una nuvola rosa. Dobbiamo impegnarci a tramandare il nostro patrimonio culturale. Qualunque esso sia».

Autore

Alessandro Ferri

Nato a Civitavecchia (RM) il 27/06/1994. Laureato in Comunicazione Pubblica e d'Impresa e in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.