Minimetrò al bivio: innovazioni e contraddizioni del trasporto perugino

Inaugurato nel 2008, ha cambiato Perugia. È finanziato dal Comune, nel 2020 ha perso 230 mila euro, scendendo da 3 a 1 milione di utenti
L’Ad Paiano: «I passeggeri torneranno». L’ex sindacalista Panemi: «Inutile, c’erano alternative migliori»

Da Pian di Massiano al centro storico, passando per la stazione di Fontivegge. Su e giù, attraverso Perugia, su un cubicolo trainato da una fune. Il Minimetrò è sbarcato in città nel 2008 e l’amministrazione comunale l’aveva battezzato come una vera e propria rivoluzione urbanistica, capace di ridurre il traffico e offrire una soluzione di trasporto sostenibile. La metropolitana sospesa a Perugia ormai non sorprende più nessuno, fa parte del contesto. L’azienda che la controlla è pubblica, finanziata dal Comune e secondo i bilanci solida. Con la pandemia però ha registrato un bilancio in passivo e i vecchi interrogativi si riaffacciano sull’opera che ancora oggi divide il capoluogo umbro.

Profondo rosso – Complice la pandemia e il blocco degli spostamenti, nel 2020 Minimetrò S.p.a ha segnato un rosso di quasi 230 mila euro. Non poco: «Siamo passati da quasi 3 milioni di passeggeri a poco più di un milione», commenta Sandro Angelo Paiano, amministratore unico della società che gestisce il sistema di trasporto su fune a Perugia. «Il Covid ci ha tolto un milione e mezzo di ricavi. Tenere il passivo a poco più di 200 mila euro è già buono. Per farlo abbiamo dovuto tagliare i costi». Solo nel 2012 l’azienda era andata in rosso, mentre in tutti i numeri sono sempre stati positivi, in crescita: «Questi risultati sono dovuti anche al corrispettivo che il Comune versa alla società. Un finanziamento necessario, perché l’azienda non può vivere di soli biglietti».

Prossima fermata? – 226 mila euro in meno nelle casse fanno riflettere sul futuro, almeno a breve termine. Dove vuole arrivare il Minimetrò a Perugia? «Non stiamo pensando ad espanderci. Con questi numeri ora occorre dedicarsi alla manutenzione straordinaria e alle migliorie tecnologiche, per accedere all’impianto anche con la carta di credito o il cellulare». Nessuna nuova tratta, dunque. Anche perché la prossima fermata potrebbe essere un negoziato economico: il Comune, che possiede parte della società e paga ogni anno un grosso corrispettivo, minaccia di vendere. «E quindi? Non c’è nessun problema, l’autonomia della Minimetrò S.p.a non sarebbe a rischio. Se il Comune dovesse vendere le proprie quote, avremmo comunque diritto ai finanziamenti pubblici. Non siamo preoccupati, una soluzione si troverà». Si può guardare al futuro con più serenità: «I passeggeri – conclude Paiano – saranno più di prima. A bordo saliranno sempre più giovani, interessati a un sistema di trasporto ecologico e comodo come questo».

Non è tutto oro quel che luccica – «Senza i due eventi (Umbria Jazz ed Eurochocolate ndr) non serve a niente. Quest’anno lo dimostra». Ci va pesante Eros Panemi, ex sindacalista della Confederazione Nazionale del Lavoro, che per tanti anni ha combattuto l’opera voluta dall’allora sindaco di Perugia, Renato Locchi. Il Minimetrò doveva risolvere il problema del traffico cittadino. Eppure, ancora oggi attraversare il capoluogo in macchina è snervante: «Un completo fallimento che ci costa ogni anno un sacco di soldi». Le alternative, infatti, non mancano: «La soluzione più semplice e meno costosa – continua Panemi – sarebbe quella di usare la ferrovia con il binario esistente. Il problema è che i treni non portano voti, nuove opere sfavillanti come queste sì». Insomma, a più di dieci anni dalla sua inaugurazione, il Minimetrò continua a “dividere” Perugia, in tutti i sensi. 

Autore

Giulio Ucciero

Nato a Jesi (Ancona) l'11 gennaio 1997. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica di Milano, con un periodo Erasmus a Lisbona. Vive tra Milano e Roma. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.