La casa sospesa: in Umbria più di 1500 persone rischiano di restare senza un tetto

Sfratti bloccati fino a settembre, Iannoni (Cgil): «La casa è fondamentale, sarà una vera emergenza». I proprietari: «Le difficoltà non ricadano su di noi»
Teresa, da 17 anni a Terni: «Dopo la morte di mio padre rischio lo sfratto». Roberta: «Ero disperata, ma la Caritas mi ha accolta a braccia aperte»

«Ho paura di dover andare a dormire su una panchina e questo non mi sembra giusto». Teresa, 61 anni, da 17 vive con i due figli in un quartiere popolare a Terni. Dopo i lavori socialmente utili al cimitero della città, è rimasta senza lavoro e sopravvive grazie ai 500 euro del reddito di cittadinanza, a una piccola pensione di invalidità e agli aiuti degli amici e del parroco. Dopo la morte del padre, con il quale abitava, pochi mesi prima dell’assegnazione del Reddito, sono iniziati i problemi con il padrone di casa. «Ogni giorno – ricorda Teresa – veniva a dirmi di andarmene». Poi sono intervenuti gli avvocati. Ora su Teresa pesa un’ordinanza di sfratto, non per morosità ma per occupazione dell’immobile senza titolo: «avevo chiesto un contratto – si rammarica – ma alla fine abbiamo deciso di non farlo».

Senza casa (popolare). Le istituzioni non hanno saputo rispondere alla richiesta d’aiuto di Teresa. «Ho fatto domanda anche per la casa popolare – continua – ma sono indietro in graduatoria… chissà quando mi toccherà? Ho una dignità, mi presento sempre pulita negli uffici, forse non credono che io sia povera». I sindacati confermano una situazione drammatica: in Umbria delle 2500 domande per le case popolari solo il 5 o 6% va a buon fine. Impossibile far fronte alle difficoltà di tante persone: le ordinanze di sfratto, sospese fino a settembre, sono, nella sola regione, più di 1500, in netta crescita. «La pandemia – osserva Rossano Iannoni, delegato delle sigle sindacali degli inquilini di Cgil, Cisl e Uil – ha peggiorato la precarizzazione del lavoro. Per molti, ha dato il colpo finale».

Emergenza sospesa. L’unico paracadute è il blocco degli sfratti. Gli inquilini che hanno ricevuto un’ordinanza esecutiva dal 28 febbraio al 30 settembre 2020 potranno restare in casa fino a settembre 2021, scadenza a fine anno per le ordinanze di sfratto emesse da ottobre 2020 a maggio 2021. «Contestiamo il blocco generalizzato – spiega Giacomo Iucci, segretario perugino dell’Associazione dei piccoli proprietari immobiliari – alcuni inquilini ne hanno approfittato, mentre i proprietari continuano a pagare tasse e manutenzione straordinaria». Dopo più di un anno di blocco e senza alcun ristoro, i proprietari escludono un’ulteriore proroga, così c’è il rischio che a settembre esploda una vera e propria emergenza abitativa.

«La crisi è già in corso» – A dare l’allarme è don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana di Perugia e Città della Pieve: solo nei primi quattro mesi del 2021 più di 2.100 famiglie si sono rivolte al centro d’ascolto. Erano 3.240 nello corso anno, periodo che già aveva fatto registrare un aumento del 35% rispetto alla fase pre-pandemica. Spesso sommerse dai debiti, non riescono ad affrontare le spese essenziali.

Roberta.La Caritas perugina ha lanciato l’iniziativa “Adotta un affitto”: «ci siamo rivolti a imprese, parrocchie e famiglie – spiega don Marco – che ci hanno permesso di raccogliere più di 100 mila Euro di donazioni». E da marzo 2021 è partito il progetto “Adotta una famiglia”: 40 nuclei familiari saranno affiancati da altrettante famiglie, che le aiuteranno a provvedere ad affitti, bollette e beni di prima necessità. Fra loro c’è Roberta, perugina di 57 anni. «Prima del covid lavoravo come cuoca, poi ho perso il posto, allora – dice commossa – ho trovato il coraggio di rivolgermi alla Caritas, dove ho trovato le porte aperte». Grazie ad “Adotta un affitto” sono state aiutate più di 50 famiglie, con il nuovo progetto, Caritas vuole soccorrerne altrettante.

INSERT VIDEO CARITAS (Intervista a don Marco Briziarelli e a Roberta)

Autore

Marco Moroni

Nato ad Ancona il 25 febbraio 1996. Sono laureato in filosofia all'Università degli studi di Macerata, con un percorso di doppio diploma con l'Institut Catholique de Toulouse (Francia). Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.