Ex carcere e mercato, i giganti dimenticati del centro storico

Sfida riqualificazione per Perugia: il primo progetto è all'ultimo miglio, il secondo è abbandonato da anni
L’imprenditore Leonardi: «Il mercato coperto sarà la nuova piazza». Il Professor Belardi: «Più facile demolire e ricostruire che recuperare, ma la sostenibilità è un'altra cosa»

Gli operai si muovono rapidi nei primi giorni d’afa. Sbirciando dalle transenne dei lavori in corso, il recupero strutturale del mercato coperto di Perugia sembra ormai concluso. Dal 2015 è successo di tutto, tra errori, ritardi e intoppi vari. Ma la compagine di imprenditori vincitrice del bando per la gestione non si è arresa. Per Roberto Leonardi, a capo della cordata, «manca poco per la nascita di un nuovo bene comune per la città». Intanto, piccioni e incuria hanno trovato casa nei 24mila metri quadrati dell’ex carcere maschile di piazza Partigiani, dismesso nel 2005. Il progetto della cittadella giudiziaria è in stallo tra mille polemiche e il recupero del prezioso edificio storico resta ancora un miraggio. Il Professor Paolo Belardi, che lo studia da anni, indica nel riuso la strada per favorire cultura e turismo. Un centro storico in crisi prova a ritrovare se stesso, partendo dai suoi edifici storici e dalle occasioni perse.

Mercato coperto, dopo anni di declino – «Perugia si impoverisce – racconta Leonardi – tra le città di pari abitanti abbiamo il PIL più basso e il mercato coperto ha vissuto tutto il declino del centro storico». “Turistificazione”, crollo di famiglie residenti e proliferare di centri commerciali in periferia: il mercato progettato negli anni Trenta da Giuseppe Grossi inizia a decadere già ai primi del Duemila. Nel 2015, quando la giunta Romizi decide di chiuderlo per riqualificarlo, restano una manciata di commercianti. Vengono ricollocati temporaneamente nei container di piazza del Circo, ma l’attesa dura troppo a lungo. Ai ritardi nella consegna del cantiere si sono aggiunti i problemi burocratici, in un percorso ad ostacoli che sembra non finire mai. «Ad oggi l’assegnazione è definitiva, ma non ancora esecutiva, manca l’ultimo quarto d’ora di un procedimento di gara interminabile». Per questo Leonardi si tiene alla larga dai microfoni e, ai nostri, preferisce non dire troppo di un progetto già pronto dal 2018.

«Una palestra per il bene comune» – Per l’imprenditore perugino, da anni nel campo dell’innovazione sociale, il nuovo mercato è un’occasione irrinunciabile per tornare in Umbria. In un contesto economico aggravato dalla pandemia, Leonardi lavora per mantenere tutti a bordo. Coldiretti, Confcommercio, Confcooperative, Farchioni Spa, Bpe Srl, Fondamenti Srl, Il Collino di Todi e Antonio Boco: questi i componenti della cordata vincitrice della gara. Un gruppo destinato ad ampliarsi con un modello di azionariato diffuso e aperto a tutti. «La Nuova Mercato Coperto – spiega Leonardi – è una Spa benefit, la prima in Umbria, che perseguirà da una parte la sostenibilità economica e dall’altra un obiettivo sociale specifico». Al centro del progetto, racconta, c’è l’idea di piazza, un luogo a bassa soglia di accesso, dove il minuscolo agricoltore sta accanto all’illustre scuola di cioccolato, dove il food corner convive con eventi culturali. «Perugia – commenta – ha bisogno di luoghi non funzionalizzati che appartengono a tutti, dove si possono fare esperienze, conoscenze e scambi, non per forza economici». Leonardi è convinto che il mercato sarà «una potente palestra per il bene comune», un’occasione per ridare senso e ricchezza al centro. 

Ex carcere maschile di piazza Partigiani – Che l’acropoli perugina abbia bisogno di nuovi contenuti e di contenitori rinnovati lo sostiene anche l’ingegnere Paolo Belardi, professore ordinario di Composizione architettonica e urbana dello Studium Perusinum, da sempre partecipe al ripensamento dell’ex carcere. Già alla fine degli anni Novanta fa parte dell’équipe universitaria incaricata dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche di redigere il progetto esecutivo di una cittadella giudiziaria, rimasto sepolto negli archivi pubblici. «Era un progetto molto invasivo – racconta – che avrebbe inevitabilmente stravolto l’edificio per un problema di incompatibilità tipologica. Come progettista “informato dei fatti”, credo di avere una buona base conoscitiva nel sostenere che si tratta di un’idea molto avventata». Per il Professore, l’ex carcere, opera di Giuseppe Polani ed esempio eccezionale di architettura panottica, non è adatto alle aule giudiziarie. «Per garantire una cittadella giudiziaria pienamente efficace, l’unica soluzione praticabile è la demolizione/ricostruzione. Oppure, volendo ridurre l’entità del progetto, si potrebbe interpretare l’ex carcere come integrativo e non come sostitutivo dell’attuale polo giudiziario di Piazza Matteotti. Ma credo che l’opera di Polani meriti di più».

Recuperare è un strada obbligata – Mentre la città continua a discuterne, il tempo inizia a deteriore la struttura. Abbandoniamo perché è più facile demolire che recuperare. «Nell’era della sostenibilità – afferma l’ingegnere – non dovremmo costruire neanche un centimetro quadro “ex novo”, ma dovremmo limitarci a costruire “ex antiquo”, densificando il più possibile le nostre città». Il workshop di progettazione “Kultur Fabrik Perugia”, organizzato da Belardi nel 2013, prefigurava un rinserimento dell’intera area nei circuiti vitali cittadini. «Ci fu una straordinaria convergenza su un riuso fondato su spazi dedicati alla cultura, immaginando la trasformazione dell’ex carcere da luogo della costrizione fisica a luogo della liberazione creativa». Il Professore invita a guardare agli esempi di Firenze, Stoccolma e Lubiana: carceri che danno vita a strutture ricettive e museali, social housing, atelier e caffetterie. Ma per Belardi c’è anche una via più semplice e meno costosa: utilizzare l’ex carcere come museo di se stesso per ampliare l’offerta turistica del centro storico. 

Autore

Luca Ferrero

Nato a Pescara il 20/05/1991. Laureato in Lettere Moderne e Scienze Storiche all'Università di Bologna. Exchange Student presso il Department of History del King's College di Londra. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.