Vincent Hancock, il “tiratore di Dio” torna a sparare in Umbria

32 anni, americano, è tra i più grandi di sempre del tiro a volo: 2 ori olimpici, 2 Campionati del mondo e 5 Coppe del mondo
La sua strada per le Olimpiadi di Tokyo passa per Massa Martana: «Al primo posto fede e famiglia. Amo l’Italia: qui le mie origini e i primi successi»

C’è chi ritorna al lavoro, e chi ritorna a sparare. È il caso di Vincent Hancock, pluricampione olimpico di skeet, lontano dai campi da ottobre 2019. In Umbria ha partecipato alla Beretta Green Cup dove, accanto a giganti come lui e Kim Rhode, c’è stata una vasta rappresentanza italiana: Sdruccioli, Simeone, Filippelli, Tazza, Lapucci, Pittini. 381 i partecipanti totali, da ogni angolo del pianeta, 121 nella sola disciplina dello skeet, la seconda specialità del tiro a volo. I corridoi e le sale del resort a Massa Martana che ospita l’evento sono un crogiolo di lingue. Un assaggio di normalità anche per i dipendenti, oltre che per gli atleti.

Back on fire – Nato in Florida nel 1989, Vincent Hancock il tiro a volo ce l’ha nel sangue: i suoi familiari erano tiratori e, crescendo, questa disciplina è stata per lui il modo di superare i propri limiti. In Italia, ha vinto nel 2005 il suo primo Campionato del mondo, a Lonato del Garda, a soli 16 anni. A legarlo al nostro Paese la madre, di origini italiane, ma non solo: «Qui c’è una parte della storia della mia famiglia. È un posto bellissimo, di cui amo tutto».

Una sfida con se stessi – Questo sport, per Vincent Hancock, significa prima di ogni cosa divertimento, ma anche duro allenamento: «È una sfida quotidiana – dice – in cui cerco ogni giorno di migliorare». Il Covid-19 ha reso l’anno passato difficile, e la Beretta Green Cup è la ripartenza per il campione americano: «Sarà quel che sarà. I tiratori italiani? Fortissimi. Per me, questa è una tappa imperativa per fare bene alle Olimpiadi di Tokyo».

The winning strategy – Per Hancock è la compartimentazione, il separare le varie aree della vita e assegnarle a degli spazi precisi: «Una sezione per la famiglia, una per… la palestra… – e continua – …una per il poligono, una per viaggiare». Distinzioni essenziali per trovare la concentrazione, in cui punti cardine sono fede e famiglia: «Dopo viene sparare – racconta – ma le prime due mi permettono di fare ogni cosa».

A Tokyo con Beretta – Imbraccia i fucili italiani da quando aveva solo 12 anni. Oggi, dopo 21, usa un modello DT-11 Black: «È il migliore che abbia mai avuto. Sparerò con i Beretta a vita». Nel futuro, oltre le Olimpiadi, Vincent Hancock ha un’altra certezza: «Le mie figlie. Quando sono a casa, mi alleno duro ma soprattutto mi assicuro che non gli manchi nulla». Loro sono più importanti di qualsiasi competizione o medaglia.

Autore

Roberto Rocco Spadola

Nato a Potenza il 18 Febbraio 1995. Laureato in scienze della comunicazione all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista praticante del XV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.