Umbria, è l’ora della gioventù ambientalista

Sono sempre di più i giovani protagonisti di nuove sfide o dentro associazioni consolidate. Palmisano (Legambiente Perugia): «Torna la voglia di impegnarsi per la tutela dei territori»
Martina Carlini, referente perugina dei Fridays for Future: «La scienza deve essere la guida per le politiche ambientali del futuro»

I Fridays for Future hanno mobilitato sempre più ragazzi. I loro cori e manifesti non proclamano un’ideologia, ma evidenziano una forte preoccupazione per un futuro condizionato dallo stato di salute della biosfera. La sensibilizzazione ai temi ambientali riguarda anche i movimenti ambientalisti tradizionali, che registrano un boom di adesioni nella verde Umbria.

Una storia verde. Legambiente, associazione, che da quarant’anni si batte per la tutela del territorio, riesce a coinvolgere sempre più ragazze e ragazzi. «Nel giro di due anni i soci del circolo di Perugia – racconta Martina Palmisano, responsabile giovani ed engagement – sono passati da 55 a 67, con un abbassamento dell’età media, da 38 a 35 anni». Accanto a volontari «junior» (fino ai 14 anni di età) e «giovani» (fra i 15 e i 28), collaborano con i soci “storici” dell’associazione anche una ventina di educatori, fra i 24 e i 32 anni. Seguono corsi di formazione specifici e collaborano alla sensibilizzazione della cittadinanza sui temi ambientali, rendendo più incisivo il dialogo con le istituzioni, «come è accaduto – chiosa Martina – con il nodino di Perugia»: Legambiente e altre associazioni si sono opposte alla realizzazione di questa infrastruttura, che – forse anche per i dubbi espressi – non è stata inserita fra le opere da finanziare con il Next generation Eu.

Scambio fra generazioni e regioni. Accanto all’impegno per la realtà locale, però, i volontari di Legambiente coltivano anche lo scambio tra regioni e territori diversi: un progetto che sa riunire mare ed entroterra. «Un ottimo esempio – racconta Martina – è il borgo umbro di Poggiodomo, che accoglie ogni anno studenti dell’Università Federico II di Napoli». La collaborazione con le università di tutta Italia e il dialogo con esperti internazionali è fondamentale anche per la definizione dei rigorosi protocolli scientifici seguiti dai volontari nelle loro iniziative di monitoraggio delle realtà locali, come ad esempio la classificazione dei rifiuti che invadono mari, laghi e fiumi del nostro Paese.

4 mila giovani scendono in piazza. Proprio nei corridoi e nelle aule delle università (e delle scuole superiori) è cresciuto in Italia il giovane movimento dei Fridays for future. Molti ragazzi hanno trovato una causa da difendere, un motivo per organizzare cortei, scandire slogan e alzare i loro striscioni. Senza campagne di tesseramento e grazie all’organizzazione sui social, il gruppo ha messo radici anche nel capoluogo umbro e alla manifestazione di marzo 2019 hanno partecipato circa quattromila giovani.

Parlare chiaro. E anche se la pandemia ha impedito di organizzare grandi manifestazioni, l’attività del movimento non si è fermata: continua l’attività sui social e il dialogo con scienziati ed esperti. «Vogliamo farci sentire dalle istituzioni – spiega Martina Carlini, referente dei Fridays for future di Perugia – ma rifiutiamo ogni colore politico. Il nostro è un dialogo con tutti gli schieramenti, a 360 gradi». Non sono mancate le occasioni di confronto, anche istituzionale, «ma solo di rado – lamenta Martina – c’è stato un riscontro concreto: manca ancora la traduzione di tante nostre proposte in provvedimenti effettivi, a partire dalla proclamazione dello stato d’emergenza climatica». Questi giovanissimi hanno anche temuto strumentalizzazioni politiche del loro messaggio, ma non hanno mai disertato il confronto: «Vogliamo rivolgerci anche a chi non è già sensibilizzato sui temi ambientali – conclude Martina – ogni occasione è importante per affermare il valore delle nostre battaglie, senza se e senza ma».

Autore

Marco Moroni

Nato ad Ancona il 25 febbraio 1996. Sono laureato in filosofia all'Università degli studi di Macerata, con un percorso di doppio diploma con l'Institut Catholique de Toulouse (Francia). Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.