Videogiochi come sport professionali: l’irresistibile ascesa dei pro-gamers

Dai primi eventi Lan-Party ai tornei a livello globale: con Simone Trimarchi la storia del professional gaming, un business da un miliardo di dollari l'anno
Un umbro tra i giganti di FIFA, Elia Rugini: ho un contratto con una squadra, ma sono anche uno streamer­. Gabriele Catterin, cronista di partite online: ecco la nuova frontiera della telecronaca

Da hobby di nicchia a fenomeno mondiale con montepremi da capogiro: gli sport elettronici, meglio noti come eSports, hanno vissuto negli ultimi anni un’evoluzione prodigiosa. Adesso il mercato vale circa un miliardo di dollari, mentre gli eventi più popolari delle varie discipline elettroniche competono, a livello di pubblico, con i principali sport “tradizionali”. Oggi i pro-gamers, videogiocatori professionisti, cercano di affermarsi come gli altri sportivi, proprio come un calciatore di Serie A o della NBA, con alcuni paesi che hanno già riconosciuto queste nuove figure a livello professionistico, mentre in Italia ancora si rimane indietro.

La storia del pro-gaming in Italia – «In Italia si pensa che il pro-gaming sia partito da uno e sia arrivato oggi a 10, ma non è così». Ad affermarlo è Simone “Akira” Trimarchi, veterano del mondo degli eSports, già campione di “Warcraft III” e “Warhammer 40.000 – Dawn Of War”, oggi giornalista e telecronista di eventi videoludici (caster). Non solo: Simone è anche ambasciatore per PLB e-sports, il team fondato dagli ex calciatori Christian Vieri e Bernardo Corradi. «Penso che l’apice del pro-gaming in Italia si sia raggiunto nel 2006 con i World Cyber Games – racconta- organizzati da Samsung all’autodromo di Monza. 700 atleti di 70 nazioni diverse per un montepremi da circa 450mila dollari». Da allora però il panorama è cambiato radicalmente e l’Italia non è rimasta al passo coi tempi: «Si è passati da eventi multipiattaforma ad eventi di singoli giochi, come League of Legends – spiega Trimarchi – e in questo periodo in Italia c’è stato un ritorno al principio. Oggi si sta cercando di tornare ad organizzare eventi di quella portata, investendo su giochi che però ancora non funzionano a livello globale per gli eSports, come FIFA».

Ruggio, un perugino scala le classifiche –  «Ho iniziato a giocare competitivamente quasi per sbaglio»: Elia “Ruggio” Rugini, pro-gamer perugino racconta così il suo approccio al mondo degli eSports. Nel 2016 Elia ha partecipato a Roma ad un torneo di FIFA, il gioco di calcio più diffuso al mondo, non sapendo fosse una qualificazione nazionale. L’ha vinto ed è arrivato tra i primi 4 in Italia . Un incontro casuale, quello con il gaming professionistico, che ha dato il via ad una vera e propria carriera in questo mondo. Elia ha cambiato già tre team, tra cui il Perugia Calcio, prima di approdare al NoLimits Melagodo, con cui ha un contratto (con relativo stipendio) da quasi un anno. Per FIFA però non esiste ancora un vero e proprio campionato ufficiale: le squadre, incluse quelle legate a società calcistiche, organizzano tra loro piccoli tornei, che spesso si concludono in poche giornate e con montepremi modesti. Solo di recente la Lega Calcio ha iniziato a promuovere una vera e-Serie A, con i videogiocatori legati ai principali club del massimo campionato calcistico che si scontrano tra loro.

Pro-gamer e streamer – Ruggio è anche uno streamer sulla piattaforma “Twitch”. Ovvero: offre contenuti, molto spesso legati al mondo videoludico, che possono variare dalle semplici chiacchierate con gli spettatori, a veri e propri spettacoli, come trasmettere in diretta le proprie partite alla PlayStation. La piattaforma di proprietà di Amazon, Twitch, è quella maggiormente utilizzata per questo tipo di prodotti. Su questo sito, la pagina di Ruggio conta quasi 3.000 follower, e ogni giorno trasmette in diretta le proprie partite di FIFA: «Fare solo il pro-gamer in Italia difficilmente ti basta per sopravvivere, dipende da quanto ti paga la squadra – spiega Elia – avere un canale Twitch e/o Youtube è necessario. Non è detto però che se sei un buon videogiocatore sei anche un buon intrattenitore. Non voglio dire quanto guadagno, ma senza Twitch non avrei uno stipendio sufficiente a sopravvivere da solo».

I “telecronisti” degli eSports – Gli intrattenitori sono però necessari per rendere più appetibile il prodotto anche ai fan occasionali. Negli anni le varie competizioni di eSports si sono infatti dotate di “telecronisti”, detti caster, per raccontare le azioni dei videogiocatori anche ai neofiti dei vari titoli. «Quando ero un pro-player non c’erano caster di ruolo – racconta Gabriele Catterin, in arte “Wolcat Games”, ex pro player e oggi videocronista di eSports – quindi capitava che i giocatori si alternassero al commento. In molti hanno apprezzato il mio lavoro, così ho cominciato a lavorare come caster». Oggi Gabriele lavora per PgEsports, la principale emittente di competizioni eSports in Italia, principalmente trasmesse via Twitch: «Con loro ho iniziato un paio di anni fa. Da Gennaio di quest’anno faccio ufficialmente parte della loro broadcast crew. Mi sono costruito una reputazione come commentatore “Jolly” che mastica un po’ di tutto»

Autore

Filippo Monetti

Nato a Bologna il 11/09/1996. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.