Perugia, la bellezza salverà il centro storico?

Museo di San Lorenzo e Torre degli Sciri: due progetti innovativi per valorizzare alcuni gioielli dimenticati della città
Dagli imprenditori che scommettono sul rilancio di un museo all’associazione che prende in mano una zona dimenticata dell’Acropoli: due progetti vincenti per il rilancio

«L’ultima cosa che mi sarei aspettata era di tornare a Perugia, anche se l’ho sempre avuta nel cuore. Già m’immaginavo un ipotetico figlio con l’accento fiorentino». Maria Eletta Benedetti, amerina di nascita, da nove anni viveva a Firenze, dove ha studiato storia dell’arte. Ha lasciato tutto per scommettere sul rilancio del Museo di San Lorenzo: alla riapertura, sarà lei a condurre i visitatori per i meandri di questo luogo. Siamo nel cuore di Perugia, a due passi dalla Cattedrale, in piazza IV novembre. Il museo si sviluppa sotto la Cattedrale. Scendendo di piano in piano, per 15 metri, si scopre la storia della città, con testimonianze della città etrusca e di quella romana, passando per il medio evo. In particolare, un gigantesco muro etrusco del II secolo a.C. che sostiene ancora oggi piazza IV novembre e una sala che ha ospitato cinque conclavi. «Questo spazio a partire dal VII secolo era l’acropoli della città», spiega Chiara Basta, coordinatrice del museo. Il museo non arrivava a 10 mila visite l’anno, contro le circa 66 mila del vicino pozzo etrusco. L’obiettivo adesso è rilanciarlo.

Riscoprire casa – L’iniziativa nasce da Genesi, una società di imprenditori locali con esperienze molto diverse tra loro. Un punto però era chiaro. «Ci siamo resi conto dell’assoluta invisibilità di questi posti nella coscienza collettiva dei perugini», prosegue Chiara Basta. «Non è un problema di numeri ma di ri-acquisizione di spazi e beni comuni». Ed è anche un’opportunità per tornare in una regione da cui molti fuggono, come racconta ancora Maria Eletta Benedetti: «Uno degli imprenditori che mi ha coinvolto aveva una visione così bella sia di questo luogo, sia del ruolo che avrei potuto avere io, che non ho potuto dire di no. Qui servo io». Le fa eco Alessandro Polidori, 32 anni, architetto del progetto. «Ho scelto di rimanere a Perugia alla fine dell’università perché ho forte senso di attaccamento alla mia città e voglio migliorarla». Gli chiediamo come la nuova gestione abbia cambiato il museo. «Abbiamo trovato una situazione un po’ complicata, perché questo luogo è molto stratificato da un punto di vista storico. Quello che abbiamo fatto – ma la strada è ancora lunga – è pulire gli spazi facendo emergere i differenti periodi che si alternano. E poi vogliamo garantire l’accesso a quante più persone possibili, superando le barriere architettoniche. Obiettivo non facile considerata la morfologia del luogo».

Progetto Torre degli Sciri – «Ci sono persone che ricordavano questo posto chiuso e sognavano di venire», spiega Maria Antonietta Taticchi, presidente dell’associazione dei Priori, che dal 2017 gestisce la Torre degli Sciri dell’omonima via. In passato era gestita dalle suore, poi – insieme al relativo convento – è passata al Comune. Dal 2011 al 2015, attraverso un progetto di riqualificazione costato oltre 500 mila euro (di cui circa 370 mila di fondi europei), l’area è stata trasformata. Il Comune ha ricavato 12 alloggi dall’ex convento, poi dati in gestione all’Ater e oggi abitati da giovani coppie. Un piccolo passo per rendere il centro di Perugia un posto dove vivere e non solo aprire un’attività. La torre invece è stata restaurata e affidata all’associazione, che riunisce un centinaio tra commercianti, residenti e anche ex abitanti del posto, rimasti legati a questi vicoletti. Un gruppo di persone unite dalla volontà di valorizzare e custodire questa parte del centro storico.

Un modello da seguire – «Perugia era una città “turrita” come San Gimignano», spiega ancora Taticchi: «La Torre degli Sciri è l’ultima che rimane e noi siamo orgogliosi di averle ridato vita». Un posto che, per i perugini, era quasi inaccessibile. «Le suore del convento hanno sempre accolto studentesse, ma rimaneva quella porta “segreta”, che conduceva a una terrazza da cui si domina tutta la città, ma che nessuno poteva varcare», ci dice ancora Taticchi. Dopo i lavori, è stata costruita una scala che porta fino in cima, così adesso è aperta a tutti. La bellezza di una parte del centro di Perugia rilanciata dalla passione dei suoi commercianti e residenti, dall’arrivo di giovani famiglie e dai fondi nazionali ed europei. La ricetta per salvare i nostri centri storici è forse questa?

Autore

Gianluca Carini

Nato a Palermo il 13/12/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.