Umbria, agricoltura in tempo di Covid: salgono le vendite, soffrono piccole imprese e agriturismo

Forte crescita dei beni agroalimentari, vanno male olio e vino. Crollano le aziende agrituristiche: -70% di fatturato in un anno
Bartolini (CIA Umbria): “La crisi ci ha mostrato le fragilità del sistema, dobbiamo ripensare il rapporto tra produttori e consumatori”

“L’agricoltura ci serve almeno tre volte al giorno perché è il settore che ci fa mangiare. Come dico sempre, non si può fare a meno di un contadino!”. Matteo Bartolini è il Presidente di CIA Umbria, associazione di categoria che rappresenta gli imprenditori agricoli. Un anno dopo l’esplosione del Covid, è il tempo di stilare un bilancio per capire quanto la pandemia abbia cambiato l’agricoltura in Umbria. Per Bartolini “Il dato economico mostra una consapevolezza: l’agricoltura rimane un settore strategico, soprattutto in un periodo di crisi come questo”. In effetti, i numeri parlano chiaro. Secondo le stime diffuse, nel 2020 c’è stato un aumento di circa il 4% della vendita dei prodotti agroalimentari nella media e grande distribuzione organizzata in regione. Il settore agro-alimentare, dunque, non sembra essere stato troppo intaccato dalla crisi: un fatto confermato da tutte le associazioni di categoria. Anche per la Coldiretti Umbria “i grandi produttori agricoli, chi produce cereali, chi ha coltivazioni estensive, chi fa zootecnia da grandi numeri ha risentito solo marginalmente del Covid”.

La crisi dell’olio e del vino – Ma non per tutti è così. Ad essere già colpiti dalla crisi sono stati i piccoli imprenditori.  Prodotti locali di eccellenza, come il vino e l’olio umbri, hanno risentito maggiormente di questa penalizzazione. “È cambiato lo stile di acquisto delle persone” commenta Fabio Rossi di Confagricoltura: “Per risparmiare, si compra l’olio al discount per 2 euro, mentre quello di qualità, prodotto dai nostri frantoi, rimane invenduto”. Lo stesso discorso vale per il vino. “La chiusura dei ristoranti ha ridotto notevolmente le occasioni di convivialità: ciò si traduce in un calo notevole della vendita e del consumo di vini locali di qualità, con una grande penalizzazione dei produttori umbri” aggiunge. 

L’anno nero degli agriturismi –  Il 2020 è stato l’anno nero soprattutto per l’agriturismo. Forse non tutti sanno che i gestori di queste strutture non sono albergatori ma imprenditori agricoli: non a caso fanno parte delle confederazioni dell’agricoltura. Le misure restrittive per contenere il contagio hanno paralizzato il turismo, non solo internazionale, ma anche di prossimità. L’Umbria è terra di agriturismo: nella regione si contano 1.373 strutture. E la primavera, con il periodo pasquale, è la stagione per eccellenza delle gite fuori porta e dei soggiorni in campagna. Le associazioni sono concordi su una stima: le perdite sono sull’ordine addirittura del 70% del fatturato. Sono arrivati, però, i ristori, tra i 5 e i 7mila a struttura per le perdite del 2020. “Anche se chiuse, le strutture devono essere mantenute, con tutti i costi di gestione. La regione ha aiutato il settore ma spesso non a sufficienza” spiega Rossi di Confagricoltura.

Covid come occasione di rinascita – La crisi può essere un motivo per riflettere e ripartire meglio. “Molte speranze le riponiamo nel Recovery Fund. Le risorse, però, possono essere gestite con successo solo se c’è una regia forte a livello nazionale. L’Umbria, poi, è una regione virtuosa: abbiamo già quasi raggiunto gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per la sostenibilità ambientale”, dicono da Coldiretti. Per Fabio Rossi, presidente Confagricoltura, la pandemia può essere uno stimolo per ripensare un modello più efficiente di sviluppo e per creare un sistema interregionale di gestione comune per i servizi agri-turistici. Per Matteo Bartolini, CIA Umbria, il covid può essere un’occasione: “Bisogna organizzare una nuova relazione tra chi produce e chi consuma. La pandemia ci ha mostrato quante fragilità il nostro sistema ha”.

Autore

Marco Di Vincenzo

Nato a Tivoli il 25/09/1992. Laureato in Giurisprudenza all'Università "Sapienza" di Roma. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.