Terremoto, la ricostruzione parte ora: ma non per tutti

Meno burocrazia e tempi ridotti con le procedure del nuovo commissario Legnini: così i cantieri ripartono. C’è però il pericolo di infiltrazioni mafiose
Paolucci (Cgil): sono emigrati in tanti fuori regione per lavoro, alla fine si rischia di avere le case, ma non le persone

Prima della pandemia, l’unica zona rossa che conoscevamo era quella istituita dopo il terremoto del 2016. Il bilancio totale di quella tragedia, che ha colpito una vasta area dell’Italia centrale, è stato di 303 morti e oltre 40 mila sfollati. Di questi, l’85-90% vive ancora nelle Sae, le Soluzioni abitative di emergenza. Tante ancora le macerie. «La ricostruzione sta partendo adesso» dice fiducioso Augusto Paolucci, segretario di Fillea Cgil Umbria. Il 27 febbraio 2020 è arrivato il nuovo commissario straordinario Giovanni Legnini, con le nuove ordinanze per semplificare le procedure.

«Stiamo ripartendo» – Nel 2020, tra un lockdown e l’altro, qualcosa sembra essersi mosso. Secondo l’ultimo Report sulla Ricostruzione del commissario Legnini, le domande di contributo per gli edifici danneggiati sono aumentate del 62% rispetto allo scorso anno. Il numero di quelli tornati a disposizione dei proprietari, in tutta l’area del sisma, è passato da 756 nel 2018 a 3.999 alla fine del 2020. L’avvio della maggior parte dei cantieri è stato sbloccato solo ora, con le procedure in deroga. E questo è stato possibile «trasformando l’Ufficio per la Ricostruzione in un ente che controlla a campione, mentre prima lavorava tutte le pratiche». Un ulteriore aiuto potrebbe arrivare dalle Sae, le soluzioni abitative temporanee in cui ancora vivono migliaia di sfollati. Paolucci ha intenzione di utilizzarle quando inizieranno i cantieri: «Man mano che si liberano vorremmo metterci i lavoratori. Dove potranno stare, se no, quando si apriranno i cantieri?».

Mappa dello stato di avanzamento dei cantieri in Umbria (Fonte: Report 2020 sulla ricostruzione del commissario straordinario)

Allarme infiltrazioni – Semplificare le procedure, però, vuol dire anche allargare le maglie dei controlli. L’Ordinanza n. 100 del 3 maggio 2020 permette ai proprietari degli immobili danneggiati di certificare l’idoneità urbanistica in autonomia. I tempi di attesa si sono accorciati così da una media di 14 mesi a circa 3. E solo il 20% di queste domande verrà preso a campione per i controlli da parte dell’Ufficio per la Ricostruzione. «Sappiamo che i terremoti sono sempre ben visti dalle organizzazioni criminali» avverte Fabrizio Ricci, coordinatore regionale di Libera, l’associazione che da anni fa promozione sociale contro le mafie. «Non abbiamo al momento, per fortuna, delle evidenze, anche perché la ricostruzione vera e propria sta partendo adesso. Possibili infiltrazioni si potranno verificare con l’inizio dei cantieri, anche se ci auguriamo sempre che non avvenga» auspica Ricci.

La strada è ancora lunga – Se però da una parte aumentano le domande di finanziamento accolte, i cantieri già operativi sono ancora pochi. «Ad oggi sono solo quelli sotto i 60mila euro» chiarisce Paolucci. Sempre secondo il Report sulla ricostruzione le richieste presentate al 2020 sono riferibili al 57% degli edifici censiti come danneggiati lievemente. La percentuale di quelli con danni gravi, per cui è stato richiesto un contributo, si ferma invece solo all’8 per cento. Il fatto che le domande siano poche, rispetto agli edifici effettivamente danneggiati dal sisma, spiega Paolucci, è riconducibile ad un problema burocratico legato alla presentazione delle richieste di contributo. «Quando non c’era il quadro generale era difficile fare i progetti. Ora che abbiamo un quadro chiaro e abbiamo superato questo scoglio si spera ne arrivino molte di più». Bisogna poi imparare dagli errori fatti. Il terremoto del 1997, in questo caso, potrebbe dare una lezione, ma adattata allo spopolamento che sta corrodendo l’Umbria. «Dopo il terremoto del ‘97 c’erano le persone, ma non c’erano più gli edifici. Ora si rischia di avere le case senza più gli abitanti». Serve un territorio che offra lavoro e servizi, oltre alle abitazioni. Se no, le persone se ne andranno, conclude Paolucci.

Autore

Francesco Ferasin

Nato a Vicenza il 01/02/1997. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Verona. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.