Vodoo, droga e prostituzione: la “mafia” nigeriana ha messo le mani sull’Umbria?

La conquista delle piazze di spaccio, i pub etnici chiusi a Fontivegge e la tratta di ragazze schiave della magia nera. Le confraternite nigeriane si espandono grazie alla capacità di legarsi ai clan criminali già presenti nei territori
Free Life è un progetto che aiuta le ragazze vittima di tratta a uscire dal giro: “Gli proponiamo una nuova vita, ma è difficile rompere la barriera di paura e omertà”

Non solo ‘Ndrangheta: a Perugia e dintorni si muovono ormai da anni gruppi criminali nigeriani caratterizzati da omertà, potere coercitivo e una fortissima coesione interna. I principali business sono lo spaccio di droga e la prostituzione. «La roba – l’eroina – è tutta quanta loro», racconta un vigilantes di Fontivegge, «mentre coca e erba sono di slavi e sudamericani. Nel tempo, i nigeriani hanno sostituito i magrebini anche nella vendita al dettaglio. Sono più furbi, spacciano in casa, alcuni di loro fanno anche 5000 euro al giorno».  E le frizioni fra bande per il controllo delle piazze sembrano essere confermate anche da scontri alla luce del sole nella zona di Piazza del Bacio. 

Tecnicamente non è mafia – Nella storia giudiziaria di Perugia, la criminalità nigeriana non è ancora stata qualificata come “associazione mafiosa” secondo l’articolo 416 bis del nostro codice penale, che fissa i requisiti di legge. «Ma è un sodalizio criminale che in città si è molto allargato negli ultimi anni, e che osserviamo con grande attenzione», spiega il Dirigente della Squadra Mobile di Perugia, Carmelo Alba, «per la grande capacità di convivenza con le criminalità locali, come è successo in Campania con i Casalesi o a Palermo, nella zona di Ballarò».

Bande criminali– Secondo il procuratore aggiunto di Perugia, Giuseppe Petrazzini, «alla criminalità nigeriana in Italia mancano il radicamento sul territorio e la capacità di intimidazione, che è solo interna al gruppo». Tuttavia, continua, «negli ultimi cinque anni molti processi dimostrano l’esistenza di bande nel nostro territorio. È un fenomeno connaturato all’immigrazione», prosegue Petrazzini, «ma non possiamo inventarci una mafia che non esiste solo perché gli strumenti che la legge ci dà per contrastarla sono più efficaci». A Fontivegge sono emersi più volte problemi di ordine pubblico causati da alcuni negozi etnici. Per il procuratore, «alcuni di questi locali erano diventati centri di spaccio, ritrovi di criminali o paraventi per giustificare redditi illeciti. Proprio per questo ci sono state delle chiusure, ma ovviamente bisogna valutare caso per caso».

La Polizia in azione a Fontivegge, Perugia

Prostituzione e schiavitù – L’altro business della criminalità nigeriana a Perugia è la prostituzione outdoor, su strada. Le zone principali sono Pian di Massiano e la strada di San Giovanni del Pantano. Le dinamiche sono le stesse in tutta Italia: le ragazze, spesso minorenni, sono vincolate dalle loro madame con riti di magia nera e devono rimborsare debiti insostenibili per ripagare il viaggio dalla Nigeria e l’alloggio in Italia. Contro la tratta umana e lo sfruttamento della prostituzione, in Umbria è attivo dal 2016 il progetto “Free Life”, di cui la regione è capofila e Arci Perugia è uno dei quattro soggetti attuatori.  «Ci occupiamo del contatto in strada e dell’emersione del fenomeno – dice Barbara Pilati, del settore immigrazione Arci – iniziamo fornendo alle ragazze contraccettivi, o aiutandole se hanno bisogno di un dottore. Una volta superata la loro diffidenza iniziamo a parlare di un ‘cambio di vita’: una scelta difficile, che ha tante conseguenze».

Meccanismo collaudato – Secondo Pilati, «i setting magici e i rituali JuJu (la spiritualità locale) per vincolare le ragazze sono veri, ma non è una costrizione più forte di quelle di altri gruppi etnici». Le ragazze vengono selezionate già dalla Nigeria, fra le più sensibili o povere. Attratte dalle prospettive di benessere in Europa, contraggono con le organizzazioni criminali un debito di cui non conoscono la reale entità, di solito circa 25mila euro. Per estinguerlo pensano di trovare un impiego da badante, baby sitter o parrucchiera. Quello che non sanno, è che le attenderà nella maggior parte dei casi la prostituzione. Nel 2015 e 2016, le principali vittime della tratta di esseri umani in Europa sono state di nazionalità nigeriana (2084 persone, secondo Save the Children). La metà di loro si trovava in Italia. Nel 2017 (dati Ministero dell’Interno) sono sbarcati in Italia 18mila fra uomini e donne dalla Nigeria.

Le ragazze nigeriane vengono costrette a prostituirsi

Uno spiraglio di luce? – La capitale della tratta umana in Nigeria è Benin City, nello stato di Edo, nel sudovest del paese. Da lì proviene la quasi totalità delle ragazze costrette a prostituirsi in Europa. Quando sono in procinto di partire, vengono sottoposte ai rituali voodoo in cui giurano di non tradire l’organizzazione. Nel 2018 re Eware II, l’Oba di Edo (la massima autorità religiosa della spiritualità Juju) ha emanato un editto che “annulla” qualsiasi effetto dei riti voodoo sulle ragazze. Una decisione importante, destinata a incentivare molte ragazze a uscire dalla rete di sfruttamento senza temere per sé o per i propri cari.



Autore

Giovanni Maria Gambini

Nato a Assisi il 23 aprile 1992. Diplomato al Liceo Classico A. Mariotti di Perugia. Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Perugia, con due periodi Erasmus a Madrid e Lisbona. Giornalista praticante del XIV biennio della SGRTV.