«Io, non vedente, mi riscatto sul tatami»

Gabriele Scorsolini, campione di judo contro normodotati, escluso da una gara perché cieco
Il ventenne ternano non si arrende: «Continuerò ad allenarmi, sogno le Olimpiadi»

Nel judo il “Rei” – in giapponese rispetto – è il tradizionale saluto che gli atleti si rivolgono prima di iniziare a combattere sul tatami, il materasso di gara. Il rispetto è un valore fondamentale nella vita di Gabriele Scorsolini, 20 anni di Terni, cieco dalla nascita per effetto di un glaucoma congenito bilaterale. Appassionato di arrampicata sportiva, quattro anni fa il giovane tentò la scalata all’Everest. La sua spedizione fu bloccata a metà strada per un problema di salute. Nello sport, tuttavia, Gabriele ha trovato il riscatto e la voglia di non arrendersi.

DALL’EVEREST AL JUDO – Dal climbing Gabriele è così approdato al judo: dopo aver trionfato nella categoria 60 kg ai campionati Fispic – Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi – nel 2019 Scorsolini si è laureato campione anche presso il Centro sportivo educativo nazionale (CSE). «È stata una grande emozione. – ricorda – Mai avrei immaginato di vincere una competizione nazionale battendo degli atleti normodotati». L’anno scorso Gabriele è stato al centro di un fatto di cronaca nella sua città: due ladri hanno tentato di introdursi nella sua abitazione ternana, forse approfittando della sua cecità. Con sangue freddo è riuscito a dare l’allarme e a metterli in fuga riportando solo qualche escoriazione, come aveva raccontato a Valentina Celi nel Giornale Radio di Quattro Colonne del 6 febbraio 2019.

STOP INATTESO – Se la cecità non ha impedito all’atleta ternano di partecipare alle gare agonistiche, uno stop è però arrivato dalla burocrazia. Lo scorso gennaio la Fijlkam – la federazione italiana di judo – ha escluso Scorsolini da una competizione nazionale in programma a Todi: per effetto di una legge del 1993 agli atleti con disabilità, anche se idonei, non è consentito gareggiare al pari dei normodotati. Eppure, proprio con loro, Gabriele aveva partecipato e vinto nella competizione Cse. Il caso non è passato inosservato e ha innescato un’accesa discussione tra le federazioni: «Occorre fare chiarezza una volta per tutte, – ha detto, ai nostri microfoni, Sandro Di Girolamo, presidente della Fispic – la norma che vieta ai nostri atleti di partecipare a tutte le competizioni è divenuta ormai obsoleta». In attesa di un chiarimento, Gabriele prosegue la sua preparazione. L’obiettivo resta la qualificazione per i Giochi Paralimpici in programma l’anno prossimo a Tokyo.

CONTRO IL BULLISMO – Oggi sempre più giovani umbri praticano arti marziali: secondo recenti dati Filjkam per il judo si contano 739 atleti divisi in 21 società sportive, nel karate sono 362 in 9 società e nella lotta 67 per 5 società. Pur non essendo pensati strumento di offesa, le arti marziali possono rivelarsi un antidoto contro il bullismo: «Il judo aumenta la consapevolezza, prima di tutto di se stessi – commenta Mirco Diarena, allenatore di judo di Umbertide – Da 5 anni la nostra associazione promuove corsi anti bullismo nelle scuole medie della regione, piccoli semi che speriamo diano presto i loro frutti».

Autore

Claudio Agrelli

Nato a Saronno (Varese) il 1° agosto 1991. Laureato magistrale in Scienze Politiche - Mass Media e Politica presso Alma Mater Università di Bologna, campus di Forlì. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.